Adriano Cadregari nato a Crema (CR) il 09/10/1954 ex allenatore, oggi stimato docente dei corsi a Coverciano del settore tecnico della FIGC. Calciofilo, mai banale, appassionato e preparato. Allenatore professionista, amante del rock. Ha allenato il settore giovanile del Pergocrema, della Fiorentina, dell’Atalanta e del Brescia dove ha vinto un Torneo Viareggio, oltre alle numerose squadre allenate in Serie C1 – C2 e la Salernitana in Serie B. I suoi trascorsi di calciatore si perdono nei meandri del calcio dilettantistico con risultati non proprio esaltanti. Ha iniziato ad allenare in modo amatoriale nella parrocchia che lui frequentava per una richiesta del parroco a seguire i ragazzini che giocavano nel cortile dietro la chiesa. Cadregari, per curiosità o per impegnarsi in uno sport che voleva scoprire, disse di si. Cadregari passò poi al settore giovanile del Pergocrema per erudire i ragazzini con le sue teorie per il calcio, ma che attirava la passione anche tra i tifosi.
Nella sua lunga carriera ha collezionato più esoneri (sette volte ed una volta dimissionario) che vittorie. Ha vinto il Torneo Viareggio con il Brescia Primavera nel 1996 con gente come Pirlo, Baronio, Diana e Bonazzoli, infatti, lo ricorda, in una intervista rilasciata a Stefano Mauri, con un filo di nostalgia la vittoria del Brescia al trofeo Viareggio.
“La finale con il Parma (giocava Gigi Buffon) è stata una delle poche volte della mia vista – chiosa Cadregari – in cui volevo il risultato a tutti i costi; infatti, a freddo mi vergognai molto per come mi ero comportato negli ultimi minuti, chiedo all’arbitro di chiudere la gara, quando invece mancavano ancora diversi minuti alla fine. Non dovevamo nemmeno esserci, invece trionfammo con un gruppo – prosegue Cadregari nel racconto – di 18/20 giocatori quasi tutti bresciani, un grande orgoglio. Uscirono da quella covata parecchi elementi che giocarono in Nazionale. Dicevano che facevo giocare poco Andrea Pirlo, ma non è vero perché nonostante fosse il più giovane rispetto agli altri lo facevo giocare dall’inizio o a partita in corso”.
Alla richiesta di Mauri: ”Come si è trovato alla guida di prime squadre”. Cadregari si sofferma un attimo e poi risponde: ”Mi sono trovato meglio a partire da Siracusa dove ho iniziato poco più che trentenne allontanandomi da casa di fatto per la prima volta nella mia vita. Sono stati anni bellissimi con la Reggiana e al Brescello, un paese di cinquemila anime dove sfiorammo la promozione in Serie C1 ai playoff. Il rimpianto maggiore è legato a Salerno – continua a rievocare Cadregari – arrivai giovane e probabilmente non ero ancora pronto per un palcoscenico di quel tipo. Sono stato sul punto di sedere sulla panchina del Brescia, poi Corioni, all’ultimo, decise diversamente. Le mie squadre hanno sempre giocato per vincere, rischiando anche di perdere, sarà per questo motivo che con i giocatori e i tifosi ho sempre avuto legami splendidi, mentre con i dirigenti un po' meno. Non ho mai avuto a disposizione delle corazzate per vincere i campionati, dovevo per forza migliorare uno ad uno i miei giocatori, cosa che spesso gli allenatori si dimenticano di fare, ad eccezione di Zeman che in questo rimane un maestro”.
Cadregari andava contro corrente in un sistema dove le apparenze contavano più del modo di essere. Allenatore rock, sembrava (ma forse lo era) anticonformista, anche per via dei capelli lunghi e la passione per l’heavy metal, un genere musicale derivato dal rock alla fine degli anni sessanta, (che poi ha trasmesso a suo figlio che fa il cantante) forse per questo suo modo di presentarsi non è mai riuscito ad allenare una grande squadra, anche se lui dichiara che il vero motivo e perché è andato sempre d’accordo con i giocatori ed i tifosi per il modo di concepire il calcio, e difficilmente con i dirigenti.
È uno zemaniano convinto, ma segue anche Sarri e De Zerbi, e del boemo ha detto in una intervista al giornalista Matteo Bruschetta: ”L’ho conosciuto e pure cenato con lui. Zeman si che insegna calcio mentre tanta gente, in questo ambiente, si prende troppo sul serio. La mia filosofia? Un modulo fisso non esiste. Il calcio è un modo di esprimersi, chiedo ai calciatori di essere propositivi, offensivi”. Ha diretto squadre come Pergocrema, Siracusa, Spezia, Casarano, Lecco, Salernitana, Atletico Catania, Brescello, Reggiana, poi Taranto, e Matera ed i settori giovanili del Pergocrema, Atalanta, Brescia e Fiorentina. Il grande passo lo fece allenando la Salernitana in Serie B ma forse non era pronto per la grande piazza come dichiarò in una intervista a Radio Bussola.
Cadregari ritorna a parlare con un pizzico di amarezza della sua brevissima esperienza a Salerno: ”Non ho trovato una situazione semplice – racconta Cadregari - troppi direttori sportivi, troppa gente che comandava. Io venivo da piazze molto più piccole e meno importanti, probabilmente non ero pronto per un ambiente di spessore come Salerno. Sono stato un po' superficiale disinteressandomi del mercato. Giusto il mio esonero, ma per me è stata una esperienza di vita, non solo professionale, che mi ha arricchito”.
In una lunga intervista di Stefano Mauri per Sussurrandom, Cadregari tocca l’argomento della sua ultima squadra allenata il Matera che alla fine fallì, ma le diete la svolta per inserirsi come docente nei corsi a Coverciano per giovani allenatori. Il fallimento della squadra lucana lasciò lui e molti giocatori senza squadra. Renato Ulivieri, presidente dell’A.I.A. Calcio e direttore della scuola allenatori FIGC, gli propose un ruolo in Federazione come docente per gli allenatori. Accettò con entusiasmo perché gli piace confrontarsi, avere scambi di idee, un ruolo che lo affascinava da sempre. A distanza di molti anni Cadregari non ha nostalgia del profumo dell’erba che emanano i campi di calcio. Sta bene così, fa il docente a Coverciano e prova a dare, a quei ragazzi che vogliono iniziare a fare gli allenatori, un po' della sua esperienza. A Reggio Emilia la canzone “Warrior of the Word” dei Manowar la metteva negli spogliatoi prima delle partite, ormai parte della storia granata.
Adriano Cadregari agli inizi degli anni 90 venne alla guida tecnica del Siracusa Calcio. Era all’inizio della sua carriera con una squadra professionista; non si era mai allontanato così tanto da casa fino ad arrivare nel profondo sud. Arrivò alla guida del club azzurro quasi per caso, perché fu una seconda scelta quasi forzata dal direttore sportivo aretuseo Fabio Bonci. Per tre anni guidò la squadra riuscendo a vincere derby importanti come quello vinto a Catania con un perentorio 4-1, oppure con il Palermo in una gara entusiasmante che alla fine decretò la vittoria azzurra per 3-2. Due derby che sono rimasti scolpiti nella mente dei tifosi aretusei con alla guida tecnica il “longobardo” Adriano Cadregari.
Ma come divenne tecnico azzurro Adriano Cadregari? Per rinuncia di un allenatore che aveva quasi firmato con il Siracusa, ma all’ultimo minuto non se la sentì di scendere al sud. Il tecnico che rinunciò ad accasarsi con il Siracusa era un certo Alberto Zaccheroni che si era messo in luce con il Baracca vincendo due campionati consecutivi, dalla Serie D alla C1. Alberto Zaccheroni firmerà poi per il Venezia in C1, portando la squadra lagunare al primo tentativo in Serie B. Il tecnico romagnolo negli anni a seguire riuscì ad allenare Udinese, Milan (1998-99 Campione d’Italia e premio come allenatore dell’anno), Inter, Torino, Juventus, per poi concludere la carriera all’estero, prima con la Nazionale giapponese (1910-11 Campione d’Asia e nel 1912-13 Campione Asia Orientale) per tre anni, in Cina con il Beijing Guoaned, e dal 2017 al 2019 negli Emirati Arabi.
Il direttore sportivo azzurro Fabio Bonci, dovendo rinunciare alle prestazioni del tecnico Zaccheroni, doveva sostituirlo con un buon tecnico che sapesse valorizzare i giovani e nello stesso tempo proporre un gioco produttivo. A Bonci gli fu segnalato Adriano Cadregari che aveva lavorato nel settore giovanile del Pergocrema e dell’Atalanta. Proveniva da un campionato in prima squadra del Pergocrema non proprio brillante in quanto era stato esonerato. La venuta di Cadregari a Siracusa, come avvenne? Credo che vada raccontata nei particolari, in quanto è ricca di eventi interessanti. Una storia del calcio di provincia di un calcio che non c’è più. Io c’ero.
Ci si riuniva con i calciatori, dirigenti e tifosi in un bar, o fuori dal campo a fine allenamento, e si chiacchierava amichevolmente anche con dirigenti. Indimenticabili le serate passate al bar, con i giocatori e con il tecnico a ricordare delle partite giocate con episodi divertente o spiacevoli, e noi ad ascoltare in perfetto silenzio. Questi momenti li ho vissuto, e restano indelebili nella mia mente. Un altro calcio, se paragonato a quello di oggi, fatto di rispetto e aggregazioni tra tifosi, giornalisti sportivi, giocatori e mister. Quando arrivò Cadregari al Siracusa, la sede del Siracusa Calcio era in Corso Timoleonte al primo piano, e al piano terra il Bar Marciante dei fratelli Eugenio, Giovanni e Filippo Marciante, e spesso era frequentato dai giocatori Nioi, Bizzarri, Balleri, Lucidi, Paradiso, Caterino, Bianchessi ed altri, logicamente non poteva che essere il “covo” dei giornalisti sportivi, me compreso, poiché si riusciva ad avere notizie in anteprima sul calciomercato.
I fratelli Eugenio e Giovanni erano quelli che curavano le pubbliche relazioni con i dirigenti azzurri e giocatori, per poi fare da tramite con noi giornalisti, mettendoci a conoscenza dei movimenti di mercato. In occasione della campagna acquisti il diesse Fabio Bonci era in contatto telefonico con Eugenio gli raccontava i movimenti del Siracusa del calciomercato quasi in tempo reale.
Era di sabato, e tutti eravamo in trepida attesa perché oltre all’acquisto e cessioni dei giocatori si doveva prendere il nuovo tecnico, visto che il presidente avv. Luciano Puzzo alla fine del campionato precedente aveva dato il benservito a Paolo Lombardo. Nel pomeriggio arriva la chiamata al telefono del D.S. Bonci, ex calciatore juventino, che comunicava che il Siracusa Calcio stava trattando come tecnico un certo Alberto Zaccheroni, ma poco dopo arrivò la seconda telefonata per comunicare che Zaccheroni non se la sentiva di scendere al sud, pertanto l’ingaggio saltò.
Il d.s. Bonci, sfumato il contatto con Zaccheroni, cercava un allenatore che proponesse la crescita dei giovani calciatori. Gli segnalarono un allenatore emergente che preferiva far giocare i giovani, e che portava avanti il suo credo calcistico: era Adriano Cadregari da Crema, un tecnico con esperienza nei settori giovanili nel Pergocrema e nell’Atalanta. Il suo modo di vedere il calcio è nell’insegnare il gioco del calcio ai ragazzini nei settori giovanili era l’eliminazione del possesso palla fatto di piccoli passaggi in orizzontale che non portano a niente, se non a rallentare il gioco, e dare il tempo all’avversario di organizzarsi in difesa.
La notizia di Adriano Cadregari come tecnico del Siracusa arrivò subito negli “uffici” del bar Marciante. Ricordo che riuscii di tutta fretta a stilare 30 righe sulla venuta del nuovo tecnico, e mandarlo in tipografia mentre il giornale era in stampa. Il giorno dopo uscì la notizia di Cadregari al Siracusa sul giornale quindicinale locale dove scrivevo, mentre gli altri colleghi che scrivevano per i quotidiani, la notizia fu pubblicata il lunedì. Ero arrivato in anticipo.
I tre anni di Cadregari alla guida del Siracusa
Il primo anno di Cadregari al Siracusa fu un campionato disputato con alti e bassi, ma riuscì a centrare la salvezza realizzando trentatré punti e classificandosi al nono posto. Il Siracusa confermò dal campionato precedente Bizzarri, Maragliulo; Ruscitti, Salice, Parisi e Triveri. Andarono via Arrabito, Figliomeni, Italia, Viscido, Pecoraro, Sottana, Spilli e Torchia. Arrivarono i portieri Nioi e Zuccher, i difensori Circati, Giorgi, Balleri e Zanetti, i centrocampisti Sparti, Zocchi, Milazzo, Novelli, Raise e Strada, gli attaccanti Didonè, Mazzuccato, Russo e Paradiso.
Il capocannoniere della squadra fu Mino Bizzarri con quindici reti, seguito da Mazzuccato con otto reti. In Coppa Italia nel girone eliminatorio fu sconfitto dal Catania di Sormani per 2 a 1 alla terza giornata con una doppietta di Cipriani, il gol di Strada per gli azzurri. Alla quinta giornata l’Acireale superò gli azzurri per 1 a 0 con gol di Docente. Si classificò il Catania al turno successivo.
Il Siracusa in campionato riesce a vincere in casa del Catania per 4 al culmine di una stupenda partita, ribaltando il gol iniziale del Catania con Del Vecchio al 6’. Al 13’ e al 31’ Mazzuccato sigla una doppietta, al 38’ va a segno su rigore Bizzarri, chiude con la quaterna al 79’ Milazzo.
Nella prima gara di ritorno il Siracusa al “Nicola De Simone” batte la capolista Palermo per 3 a 2 in una bellissima partita. Va in vantaggio il Palermo al 35’ con Modica, dopo alcuni minuti pareggia Bizzarri, e nella ripresa si scatena il solito Mazzuccato che sigla una doppietta al 46’ e al 76’. Ad un minuto dalla fine segna Biffi il 3 a 2 per il Palermo. Al primo anno alla guida degli azzurri Cadregari ottiene vittorie importanti nei derby con Catania e Palermo. I tifosi sono pazzi di Cadregari che pratica un gioco un po' spregiudicato ma divertente. Alla fine del campionato il Siracusa ottiene una tranquilla salvezza arrivando al nono posto.
Nel secondo anno subentra alla presidenza Franco Galanti che conferma il D.S. Fabio Bonci ed il tecnico Adriano Cadregari. La campagna acquisti e cessioni non è gradita dai tifosi poiché si vendono i pezzi migliori. Vanno via il capocannoniere azzurro Mino Bizzarri, Circati, Milazzo, Mazzuccato, Raise, Ruscitti, Zocchi e Triveri.
Gli acquisti, secondo i tifosi, non rispecchiano le partenze. Arrivano dal Chievo Verona il difensore Casabianca, il centrocampista Cusatis dal Casarano, Dal Balcon dal Ravenna, gli attaccanti Lucidi dalla SPAL e Pazzini dal Poggibonsi, il centrocampista De Angelis dall’Atalanta ed il portiere Moro, un gradito ritorno dopo otto anni, dal Teramo. Inizia la Coppa Italia ed il Siracusa desta un’ottima impressione qualificandosi al turno successivo. In campionato gli azzurri non decollano, e alla fine del girone di andata racimolano soltanto diciassette punti, troppi pareggi, con due sole vittorie.
Nel girone di ritorno solo undici punti con otto sconfitte. Gli azzurri si classificano al terzultimo posto con trentatré punti, e retrocede tristemente in Serie C2. La squadra ha deluso su tutti i fronti, in attacco il solo Amerigo Paradiso riesce a mettere a segno undici reti, ma Lucidi ed il giovane Pazzini deludono società e tifosi. In estate arriva per il Licata l’illecito sportivo nei confronti dell’arbitro Regalbuto nella gara con il Chieti, viene retrocesso in Serie C2, e viene ripescato il Siracusa come terzultima squadra retrocessa. Si riparte dalla Serie C1 per l’anno successivo.
Nel campionato 1992-93 la società azzurra presa per i capelli grazie alla vittoria a tavolino, disputa il campionato di Serie C1. Il dott. Franco Galante cerca di costruire una squadra che possa raggiungere tranquillamente la salvezza senza affanni. Invece si parte con la cessione dei pezzi pregiati: Balleri, Didonè e Paradiso. Seguono Dal Balcon, Nioi, Moro, Melli, Pezzini, De Angelis, e Rondini. In pratica mezza squadra viene ceduta, e viene rimpiazzata dagli acquisti dei portieri Albergo e Bianchessi (caldeggiato proprio da Cadregari), i difensori Birtig e Ferrara, i centrocampisti Camporese, Caterino, Cristiano, e Franzin, chiudono gli attaccanti Gabisio, Di Baia (ceduto a novembre alla Casertana).
Nel mercato di dicembre arrivano il centrocampista Marcellino, i difensori Cincione e Mileti, gli attaccanti Rovani e Solimeno. In Coppa Italia gli azzurri passano il primo turno, ma al secondo turno il Catania, dopo il pareggio in casa azzurra, vince al Cibali per 3 a 2, e supera il turno. Inizia il campionato, ma gli azzurri non riescono a proporsi con delle prestazioni convincenti. Per la prima parte del campionato si va avanti con molti pareggi e pochissime vittorie. All'undicesima giornata il Siracusa perde in casa contro la Lodigiani, e i tifosi iniziano una contestazione nei confronti della dirigenza e del tecnico, inducendo il presidente Galanti a sollevarlo dall'incarico per Salvatore Di Somma, con la speranza che la squadra possa riprendersi. Purtroppo, il cammino dell'ex giocatore dell'Avellino non è così come speravano dirigenti e tifosi.
In otto gare Di Somma raccoglie tre pareggi, una vittoria e quattro sconfitte. Franco Galante ritorna sui suoi passi, richiamando Cadregari in panchina per cercare di salvare la permanenza in Serie C1. Nell'ultima gara di campionato il Siracusa gioca contro il Nola: basta una vittoria per essere salvi, ma la gara finisce a rete inviolate. Il Siracusa retrocede in C2, mentre il Nola riesce a salvarsi. I tifosi stanchi e delusi di un campionato sempre più deludente contestano duramentesocietà e tecnico. Si arriva al contatto fisico con Cadregariin sala stampa. Si chiude in modo brusco con Cadregari il rapporto con la società azzurra. Per il secondo anno consecutivo il Siracusa retrocede in Serie C2, ma ancora una volta la Dea bendata viene in aiuto al Siracusa. La Covisoc in estate esclude molte società di Serie C per lo più per morosità nei pagamenti di stipendi.
Il Siracusa è ritenuto dalla commissione vigilante sana e senza debiti, pertanto viene ripescato, per il secondo anno consecutivo, in Serie C1. Con il secondo ripescaggio consecutivo del Siracusa in serie C1, si chiude la permanenza a Siracusa di Adriano Cadregari. Tre anni che hanno permesso ai tifosi azzurri con Cadregari di gioire per le esaltanti vittorie che la squadra ha conseguito con il Palermo ed il Catania, e che resteranno nella storia del club aretuseo con AdrianoCadregari, ma anche di chiudere con il tecnico lombardo in modo deplorevole.
Il tecnico cremasco ha fatto la sua prima esperienza calcistica che farà da apripista nel percorso di tecnico, fino a fare l'insegnante nei corsi di allenatori di Coverciano. Il Siracusa ed i veri tifosi azzurri resteranno sempre nel cuore di Adriano Cadregari il "longobardo" come ama definirsi, ma anche un po' siracusano, nonostante un distacco burrascoso. Siracusa per Cadregari è stato come il primo amore, non si dimentica mai.
Autore: Ermanno Marino
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