Il braccio di ferro tra la Sanremese e l'amministrazione comunale di Palazzo Bellevue entra in una nuova fase, spostandosi questa volta nelle aule della giustizia amministrativa nazionale. Una disputa che va ben oltre il semplice aspetto sportivo, trasformandosi in un caso emblematico del rapporto tra iniziativa privata e gestione pubblica delle infrastrutture urbane.
Nei giorni scorsi, il club del patron Alessandro Masu ha formalizzato un ricorso presso il Consiglio di Stato, decidendo di non accettare la decisione sfavorevole pronunciata precedentemente dal Tribunale Amministrativo Regionale ligure. Una scelta che testimonia la determinazione della dirigenza sportiva nel portare avanti il progetto di trasformazione dello stadio comunale, nonostante le ripetute battute d'arresto subite sul fronte istituzionale.
Il TAR Liguria aveva infatti respinto integralmente le argomentazioni della Sanremese, smontando metodicamente ogni singolo aspetto del ricorso presentato contro l'esito negativo della conferenza dei servizi preliminare. I giudici regionali avevano considerato prive di fondamento le ragioni addotte a sostegno dell'iniziativa privata, che prevedeva una trasformazione radicale dell'impianto sportivo attraverso investimenti di lungo periodo.
La situazione si è ulteriormente complicata quando anche una seconda proposta progettuale, presentata dalla società in extremis nel tentativo di superare le criticità emerse, ha ricevuto un giudizio negativo da parte degli uffici tecnici comunali e dei consulenti esterni incaricati della valutazione. Questo secondo rifiuto ha confermato l'orientamento contrario dell'amministrazione guidata dal sindaco Alessandro Mager nei confronti del progetto Arena Sanremo.
La linea di chiusura tecnica adottata dal Comune appare netta e motivata da considerazioni sia economiche che urbanistiche. Tuttavia, la Sanremese confida ora nella possibilità di ribaltare questo orientamento attraverso il ricorso al massimo organo della giustizia amministrativa italiana, sperando in una valutazione diversa da parte dei giudici romani.
Il timing del ricorso al Consiglio di Stato non è casuale, coincidendo con un momento particolarmente delicato per il futuro della società. La fine di giugno segnerà infatti la scadenza della concessione per l'utilizzo dello stadio comunale, insieme a quella relativa agli impianti sportivi di Pian di Poma, aprendo un altro fronte di confronto con l'amministrazione pubblica.
Su questo aspetto, figure chiave come l'assessore al Turismo Alessandro Sindoni e la dirigente del settore Sport Rita Cuffini dovranno valutare l'eventualità di concedere una proroga tecnica alla Sanremese. Nel frattempo, il club ha presentato una nuova proposta progettuale che prevede la realizzazione di una tribuna di dimensioni considerevoli, capace di ospitare duemila spettatori e corredata da spazi commerciali annessi.
Il panorama si complica ulteriormente con l'entrata in scena della Virtus Sanremo, che ha avanzato una proposta alternativa caratterizzata da un approccio più moderato. La società rivale punta su una tribuna da cinquecento posti, privilegiando una riqualificazione mirata e proporzionata alle proprie aspirazioni calcistiche, in contrasto con l'ambizioso progetto della Sanremese.
Tra le due realtà sportive cittadine è attualmente in corso una discussione relativa alla possibile gestione congiunta dell'impianto, un'opzione che potrebbe rappresentare una soluzione diplomatica evitando la necessità di indire un nuovo bando di gara per l'affidamento pluriennale della struttura.
Al centro di questa complessa vicenda si confrontano due concezioni radicalmente diverse del ruolo del calcio nella città dei fiori. Da una parte, Masu rappresenta l'ambizione di portare a Sanremo un calcio di livello professionale, moderno e economicamente autosufficiente, simboleggiato dal progetto Arena. Dall'altra, il Comune considera questa visione come un'iniziativa economicamente insostenibile e urbanisticamente incompatibile con le caratteristiche del territorio.
Il progetto Arena Sanremo è stato respinto per ben due volte dalle autorità competenti, evidenziando una divergenza profonda tra le aspirazioni private e le valutazioni tecniche pubbliche. Questa contrapposizione ha ora trovato nella giustizia amministrativa l'arena per il confronto definitivo.
Il Consiglio di Stato si troverà quindi a dover pronunciarsi su una questione che travalica i confini puramente sportivi, toccando temi fondamentali come la gestione delle infrastrutture pubbliche, il rapporto tra iniziativa privata e interesse collettivo, e la visione strategica dello sviluppo urbano.
La decisione dei giudici romani determinerà non solo il destino del progetto Arena, ma anche l'orientamento futuro delle politiche sportive cittadine. In gioco c'è molto più di un semplice impianto sportivo: si tratta di definire il modello di sviluppo e di gestione delle strutture pubbliche, in un equilibrio delicato tra ambizioni private e responsabilità istituzionali.
Come ogni partita che si rispetti, anche questa battaglia legale si giocherà fino all'ultimo minuto, con un verdetto che potrà cambiare definitivamente il volto del calcio sanremese e il rapporto tra le istituzioni e il mondo dello sport nella città ligure.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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