Una conferenza stampa che sa di rottura, ma anche di protezione totale verso il proprio operato. Il presidente dell’US Fasano, Ivan Ghilardi, ha scelto il 18 dicembre per tracciare una linea netta tra il passato e il futuro della società, annunciando che non parlerà più ai media per lungo tempo.
È un fiume in piena quello che si presenta davanti ai microfoni, visibilmente amareggiato per il clima di scetticismo che si è creato attorno alla squadra dopo le ultime prestazioni opache.
Il numero uno del club ha esordito mettendo subito le cose in chiaro: «Questa sarà la mia ultima conferenza stampa, perché è arrivato il momento di far parlare i fatti e non le chiacchiere. Spesso sento parlare del Fasano a vanvera, senza conoscere realmente la situazione interna». Il riferimento è alle critiche piovute dopo che la squadra, rimasta in vetta alla classifica per quattordici giornate, ha accusato un fisiologico calo di rendimento. Ghilardi ha voluto sottolineare la differenza tra il "cuore pulsante" della tifoseria, con cui ha avuto un confronto costruttivo, e chi invece alimenta polemiche distruttive.
Il punto cardine del discorso presidenziale è la memoria storica, un elemento che, secondo Ghilardi, la piazza fasanese sembra aver smarrito troppo in fretta. «Quando sono entrato in questa società non ho trovato una situazione florida, con zero debiti e gestita con la diligenza del buon padre di famiglia. Abbiamo dovuto ripianare pendenze che risalgono a dieci anni fa». Un monito chiaro a chi contesta oggi, dimenticando le macerie da cui il club è ripartito appena sette mesi fa.
Nonostante il momento di flessione, il presidente ha fatto scudo attorno al gruppo squadra e allo staff tecnico. «Io i miei ragazzi li difendo. Sono esseri umani e possono sbagliare, proprio come sbaglio io quotidianamente. Troppo facile fare demagogia nei momenti difficili, ci vogliono invece gli attributi per sostenere la società quando le cose non girano». Ghilardi ha poi rivendicato con orgoglio le proprie scelte, a partire dal direttore sportivo fino all’ingaggio di mister Padalino: «Se un allenatore scende dalla Serie C per venire a Fasano, significa che in questi mesi qualcosa di buono e di credibile è stato costruito. Io non parlo di progetti a vanvera; abbiamo messo sul tavolo infrastrutture, turismo e un piano a 360 gradi che raramente si vede in questa categoria».
Lo sfogo è proseguito toccando anche le voci extracalcistiche, come le segnalazioni di giocatori visti bere una birra in un pub durante la settimana. «Sono esseri umani, se il mercoledì vanno a bere una birra con un amico non è un dramma, l'importante è che in campo diano tutto. E finora, con 27 punti alla sedicesima giornata, non mi sembra che stiamo lottando per non retrocedere. Sfido chiunque a indicarmi un solo calciatore che non dia il 100% in allenamento».
Ghilardi ha poi concluso con un messaggio diretto alla città e a potenziali detrattori, ribadendo la sua natura di "sognatore" che lavora senza sosta per il bene del club: «Io non sono un imprenditore delle chiacchiere, sono un uomo del fare. Se devo fare brutte figure preferisco restarmene sul divano a guardare la TV. I soldi che investo me li guadagno lavorando 25 ore al giorno e non permetto a nessuno di minare questo progetto. Il passato è passato e non deve più influenzare il presente. Da oggi si pedala e si sta zitti: i campionati sono lunghi e si vincono anche superando questi momenti di crisi».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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