Durante una recente ospitata nella trasmissione televisiva regionale "Sala Stampa", Alfio Torrisi ha rotto il silenzio sulla vicenda che lo ha visto protagonista nell'estate appena conclusa. Il tecnico, attualmente senza incarico dopo le esperienze con Trapani e Matera, ha chiarito la sua posizione riguardo al possibile approdo sulla panchina dell'Acireale, un'opportunità che sembrava concreta ma che non ha trovato concretizzazione.
La questione era strettamente collegata al tentativo di acquisizione del club siciliano da parte dell'imprenditore Valerio Antonini. Una trattativa che, nonostante le aspettative e i progetti ambiziosi, si è arenata senza raggiungere l'epilogo sperato. Il fallimento dell'operazione ha inevitabilmente compromesso anche i piani tecnici che vedevano Torrisi come candidato principale per guidare la squadra granata.
L'allenatore ha voluto fare chiarezza su una situazione che aveva alimentato diverse speculazioni nell'ambiente calcistico siciliano: «Non era una leggenda, era vero. Acireale per me è una piazza a cui sono molto legato, che ho sempre desiderato tra virgolette di allenare e l'ho detto anche in altri ambienti. Anche quando ero a Trapani e stavo stravincendo il campionato».
Il legame emotivo con la realtà acese emerge chiaramente dalle parole del tecnico, che non ha mai nascosto la sua predilezione per questa destinazione professionale. Un interesse che risale addirittura al periodo in cui guidava il Trapani con ottimi risultati in campionato, dimostrando come l'attrazione per il progetto Acireale fosse autentica e duratura nel tempo.
Torrisi ha poi spiegato le condizioni che avrebbero reso possibile il suo arrivo: «Con Antonini sarei andato, non avrei preso in considerazione altre situazioni per andare ad Acireale l'unica era con Antonini perché potevamo fare qualcosa degno del nome di Acireale. Qualcosa che poteva provare a portare l'Acireale nelle categorie che merita».
La figura dell'imprenditore Antonini rappresentava, secondo l'ex allenatore, la garanzia necessaria per costruire un progetto all'altezza delle ambizioni e della storia del club. Solo con il suo coinvolgimento, Torrisi si sarebbe sentito di accettare la sfida, ritenendo che fosse l'unica formula capace di rispettare le tradizioni e le aspettative di una piazza storica del calcio siciliano.
Il tecnico ha poi approfondito la sua filosofia gestionale, sottolineando l'importanza della concretezza rispetto alle dichiarazioni di intenti: «Perché poi è facile dire piazza importante, blasone storia.. io penso che poi bisogna fare i fatti: le società diventano quando importanti quando hanno degli obiettivi importanti da raggiungere, quando vengono costruite per poter vincere qualcosa di importante».
Questa visione pragmatica evidenzia come Torrisi privilegi la sostanza alla forma, considerando fondamentale che alle parole seguano investimenti concreti e progetti strutturati. La sua esperienza nel mondo del calcio lo ha portato a diffidare delle promesse non accompagnate da fatti tangibili, preferendo situazioni dove gli obiettivi siano chiari e sostenuti da risorse adeguate.
L'analisi si è poi estesa al contesto più ampio del girone di appartenenza dell'Acireale: «Per cercare soprattutto di ritornare dove devono stare perché in questo girone ci sono tantissime piazze, città, che meritano sicuramente qualche palcoscenico diverso».
Il riferimento alle numerose realtà del raggruppamento che aspirano a categorie superiori testimonia la consapevolezza di Torrisi riguardo alla competitività del settore e alla necessità di distinguersi attraverso progetti ambiziosi e ben strutturati. L'Acireale, secondo questa lettura, non sarebbe l'unica realtà con potenzialità inespresse, ma sicuramente una delle più meritevoli di un salto di qualità.
Il rammarico per l'occasione mancata traspare chiaramente dalle considerazioni finali: «Era una situazione che poteva nascere naturalmente nel caso in cui si fosse completata questa compravendita che poi non se n'è fatto nulla e quindi dispiace perché potevamo fare qualcosa forse di veramente importante perché il presidente è ambizioso, è uno che mette i soldi, quelli veri, e vuole investire e vuole vincere».
L'apprezzamento per le qualità imprenditoriali di Antonini emerge con forza dalle dichiarazioni di Torrisi. La capacità di investimento e l'ambizione del potenziale acquirente vengono descritte come elementi distintivi, caratteristiche che avrebbero garantito le basi per un progetto di spessore. Il riferimento ai "soldi veri" sottolinea l'importanza di avere alle spalle una proprietà solida dal punto di vista finanziario.
Nonostante la delusione per l'esito negativo della vicenda, Torrisi ha concluso con un messaggio di stima verso il club: «Non è stato così, e quindi continuerò a tifare per l'Acireale e auguro le migliori fortune».
Queste parole dimostrano la sportività e l'attaccamento del tecnico verso una realtà che continua a considerare importante nel panorama calcistico regionale. Il sostegno morale espresso pubblicamente conferma come il legame con l'Acireale vada oltre le pure considerazioni professionali, radicandosi in un rapporto più profondo con la piazza e i suoi tifosi.
La vicenda Torrisi-Acireale rappresenta uno spaccato significativo delle dinamiche che caratterizzano il calcio di categoria, dove progetti ambiziosi e trasferimenti di proprietà possono modificare rapidamente gli equilibri e le prospettive delle società coinvolte. Il racconto dell'allenatore offre una testimonianza diretta di come le trattative più promettenti possano arenarsi, condizionando di conseguenza anche le scelte tecniche e strategiche dei club interessati.
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