La dolorosa retrocessione del Città di Sant'Agata dalla Serie D comincia solo ora ad essere metabolizzata nell'ambiente biancazzurro, dopo una stagione che definire travagliata sarebbe riduttivo. Un'annata iniziata con pessimi presupposti e conclusasi nel peggiore dei modi, con la sconfitta nei playout contro l'Acireale che ha sancito il definitivo addio alla quarta serie nazionale.
La debacle sportiva, tuttavia, non può essere ricondotta esclusivamente alla recente sconfitta in terra acese. Il declino del club tirrenico affonda le radici in una serie di problematiche che hanno caratterizzato l'intera stagione. A partire dall'instabilità della panchina, che ha visto avvicendarsi ben tre allenatori - Aurelio, Raciti e Ferraro - senza che nessuno riuscisse a invertire la rotta.
Non meno rilevanti sono state le ripetute vicissitudini societarie, con assetti dirigenziali mutati più volte nel corso della stagione, circostanza che ha inevitabilmente influito sul rendimento della squadra. Il dato più eloquente di questa crisi è rappresentato dalle sole due vittorie conquistate al "Fresina" durante l'intero campionato, entrambe nel girone d'andata, con l'ultimo successo casalingo risalente addirittura al 10 novembre scorso contro la Nissa.
A complicare ulteriormente il quadro è intervenuto il ritiro dell'Akragas dal campionato, che ha penalizzato in modo particolare il Sant'Agata, privandolo di ben sei punti conquistati nei due scontri diretti (vittorie sia all'andata che al ritorno). Un colpo durissimo sia sul piano morale che su quello della classifica.
Nonostante questo scenario a tinte fosche, un gruppo di "uomini veri" è rimasto coeso fino al termine della stagione, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la permanenza in categoria attraverso i playout. Uno spareggio che sembrava volgere al meglio per i biancazzurri, capaci di portarsi sul doppio vantaggio, prima che nel finale si materializzassero quegli errori che hanno caratterizzato l'intera stagione, costando carissimo alla squadra.
«A distanza di giorni non sono ancora riuscito a metabolizzare ciò che è accaduto domenica scorsa, ed oggi è uno di quei giorni in cui qualsiasi parola è priva di significato al punto tale da risultare inadeguata», ha dichiarato con profonda amarezza il capitano Simone Brugaletta, come ripreso dalla Gazzetta del Sud. «La nostra squadra è retrocessa e fa male, perché dietro questa stagione tribolata ci sono mesi di sacrifici, delusioni, speranze e soprattutto amore incondizionato per questa maglia. E' stata una stagione difficile, segnata da troppi problemi fuori dal campo, troppi ostacoli che ci hanno tolto lucidità e serenità. Nonostante tutto ci abbiamo creduto fino all'ultimo secondo, aggrappandoci al cuore, alla passione e a quell'orgoglio che ci ha sempre contraddistinto. Quando sembrava che c'è l'avessimo fatta, proprio all'ultimo secondo è arrivato il colpo più duro. Un pareggio al fotofinish che ci ha tolto il respiro, che ha gelato ogni speranza. In un solo attimo tutto è crollato, ma pazienza, anche questo fa parte del calcio».
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