Claudio Giudizioso, amministratore delegato e socio del Portici 1906, rompe il silenzio durato per tutta la stagione e si concede un’intervista nella quale ci tiene a precisare alcuni aspetti della vita del Portici 1906, a cominciare dal chiarire i ruoli ai vertici della società e togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.
Claudio Giudizioso è una persona che non ama apparire e rilasciare dichiarazioni, ma come mai proprio adesso ha deciso di parlare?
«Questa intervista era già programmata per fine anno, perché non avrei mai potuto parlare prima della fine del campionato, ed è dovuta ad una serie di situazioni incresciose che si stanno vedendo ultimamente. Secondo me è il caso di mettere dei puntini sulle “i”, per una questione di rispetto nei confronti di chi ha lavorato a questo progetto, ma non solo, anche per gli sponsor che leggono i giornali e chiedono delucidazioni su personaggi che io definirei “presidenti immaginari”. Il Portici è una SRL ed è divisa in quote societarie facilmente dimostrabili alla Camera di commercio, così ripartite: 30% a testa a Claudio Giudizioso, Pasquale Noia e Lorenzo Ragosta e 10% Anna Tedeschi. L’apporto di soldi e sponsor (personali o istituzionali) avviene esattamente in tali percentuali. Altri personaggi non esistono e non hanno il diritto di fare interviste e di presenziare in campo e nello spogliatoio, ma dovrebbero avere il buon senso di relegarsi negli spazi che meritano, e cioè nessuno. La nuova società, con l’avvento di Noia e Giudizioso, ha trovato dei problemi di natura fiscale di circa 25mila euro, lasciati dalle vecchie gestioni. Ci sono personaggi che non possono fare interviste, dire di essere il presidente, addirittura definirci collaboratori, visto che negli ultimi 24 mesi le uniche persone che hanno messo soldi nel Portici sono Giudizioso, Ragosta, Noia e Tedeschi (e lo scorso anno Vanni Russo): il resto non ma mai messo un euro, anzi. Quindi da qui nasce l’esigenza di chiarire alcune situazioni».
Come nasce il progetto di un Portici vincente?
«Il progetto Portici nasce dalla sconfitta nei playoff col San Giorgio. Da quell’amarezza decisi di fare una squadra vincente. Pasquale Noia fortunatamente era d’accordo con me e quindi, nonostante una parte della società pensava di galleggiare un altro anno nell’Eccellenza campana, con la maggioranza assoluta del club, abbiamo costruito una squadra in grado di lottare per la promozione. Il progetto partiva dalla riconferma del tecnico Pasquale Borrelli e del nostro direttore Orlando Stiletti e dalla loro assoluta autonomia nel costruire la squadra senza alcun diktat particolare. È così che li abbiamo supportati e sopportati per i mesi della campagna acquisti, avendoli quotidianamente nel mio ufficio. Campagna acquisti che è stata estremamente positiva visto che tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. Una parte della società però optava per un altro anno di transizione, mentre un’altra parte voleva andare subito in Serie D e fortunatamente per il Portici 1906 e per la città di Portici la maggioranza era quella che voleva vincere. I meriti sono certo della società che ha dato carta bianca a direttore sportivo e allenatore, ma visto che anche in altre squadre direttore e tecnico hanno ampia libertà d’azione seppur senza vincere nulla, voglio dare pieno merito a Borrelli e Stiletti, che sono i principali artefici dei successi di quest’anno».
A chi dedica la promozione in Serie D e la vittoria della Coppa Italia?
«Voglio dedicare questa vittoria a tante persone e in primis a quella parte della società che non ha mai creduto in questo progetto, anzi… Questa promozione è dedicata anche a due storici tifosi del Portici, che durante la partita poi persa col San Giorgio inveivano contro me e Stiletti, provocandoci, e noi abbiamo avuto una grossa forza interiore nel non controbattere, alludendo al fatto che noi volevamo vincere solo la Coppa Italia e non il campionato, essendo questo, secondo loro, il modo più facile per raggiungere la D. Bene… abbiamo vinto entrambi. Queste sono alcune delle tante persone che sono salite sul carro dei vincitori. È stato un campionato strano: durante i primi quattro o cinque mesi ho visto una città divisa, con tante persone che aspettavano una nostra debacle e poi ora tutti a festeggiare. Dedico questa vittoria sempre a quella parte della società che dopo la sconfitta di Procida mi esortava ad esonerare Borrelli e Stiletti, affermando che la squadra non aveva gioco. Fortunatamente siamo stati forti anche in quella circostanza, confermando la fiducia al nostro allenatore, che a mio avviso è di categoria superiore e non c’entra niente nemmeno con la Serie D e spero che resti con noi, insieme con il direttore Stiletti. Fortunatamente abbiamo resistito a queste pressioni ed abbiamo avuto ragione. Dedico questa vittoria a quei calciatori che la scorsa estate sono venuti nel mio ufficio, mi hanno stretto la mano e dopo due ore hanno firmato per altre società. La dedico a quei calciatori che non hanno saputo soffrire con noi e che a dicembre hanno preferito altri lidi: forse sarà stata una fortuna per noi perché li abbiamo sostituiti in maniera adeguata. La dedico a quei calciatori che sono forti in campo, ma che sono fortissimi fuori dal campo con le loro famose pubbliche relazioni. Al di là dell’ironia, voglio davvero dedicare questa vittoria a Borrelli, a Stiletti, a tutto lo staff, alla squadra e all’unica parte positiva di questo calcio pessimo: gli ultras, quelle cinquanta persone che sono state sempre presenti su ogni campo, hanno sempre incitato la squadra e si sono dimostrati sempre corretti. Persone che amano davvero il Portici».
Cosa riserverà il futuro al Portici 1906?
«C’è da fare una riunione societaria e se la cosa mi piace continuerò a far parte del progetto. Ci sono delle cose da migliorare, soprattutto nella gestione. La Serie D è un campionato impegnativo e in questo momento non ci sto pensando: ora sono stanco e preferisco dedicarmi ad altro. Non ho una grande voglia di ripartire come ce l’avevo l’anno scorso. Ho cercato di cambiare delle cose, ma se uno vede che si cambia solo parzialmente ed ognuno pensa solo ai propri interessi, che siano lavorativi o di altro tipo, ad un certo punto passa la voglia di investire soldi e tempo. È stato un anno di litigi continui con mia moglie. Quotidianamente, dalle 18 alle 19, ho nel mio ufficio allenatore e direttore sportivo, parliamo delle problematiche della società e a lungo andare diventa pesante per chi ha una famiglia. Il mio progetto è quello di andare in Lega Pro entro due - tre anni con l’ingresso di nuovi soci. Se la maggioranza della società è d’accordo, con i dovuti cambiamenti, la mia presenza è certa. Altrimenti se, come l’anno scorso, vedrò facce indecise opterò per altre cose. Mi dispiacerebbe perché secondo me si possono fare cose importanti, ma il Portici è un’organizzazione che non può andare avanti in questo modo: vedo troppi personalismi. Tutto dipenderà dalla prossima riunione. L’unica cosa certa è che la mia presenza in questa società è legata alla continuità del progetto tecnico e quindi resterò solo se Borrelli e Stiletti vengono confermati. Se anche solo uno di questi tasselli dovesse venir meno, io uscirò fuori dalla società. Ho capito che nel Portici si valutano le persone in base a simpatie e antipatie e non si pensa a ciò che davvero serve alla società. Si devono lasciare da parte antipatie e simpatie e si devono valutare le persone per il lavoro che svolgono e soprattutto come lo svolgono. Per me il progetto tecnico si deve fondare su Borrelli, Stiletti e il loro staff: se la maggioranza della società decide di cambiare io andrò via. Il Portici è stato 110 anni senza Claudio Giudiziose e sarà in grado di farne a meno per altri 110 anni».
Autore: Massimo Montanari
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