Il dibattito sulla sostenibilità del calcio italiano si arricchisce delle riflessioni di Matteo Marani, presidente della Serie C. Le sue recenti dichiarazioni offrono una prospettiva lucida e pragmatica sulle sfide che attendono il sistema, mettendo in evidenza la necessità di un approccio sistemico e di una maggiore responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti.
Marani, noto per il suo stile diretto e la sua visione orientata al futuro, esprime una chiara avversione per le posizioni difensive e retrograde. «Non amo le battaglie di retroguardia», afferma con decisione, sottolineando il suo approccio "laico e kantiano" nell'analizzare le dinamiche del calcio. Questa filosofia lo porta a considerare ogni aspetto con obiettività, distaccandosi da preconcetti e interessi di parte. Il punto di partenza per ogni discussione, secondo Marani, deve essere la volontà di «ragionare» in modo costruttivo. Questa apertura al dialogo è stata offerta in primis al presidente federale, a conferma di un impegno a collaborare all'interno del sistema calcio. Marani evidenzia che le componenti da considerare non sono solo i club, ma anche e soprattutto i calciatori, spesso trascurati nel dibattito complessivo.
Un aspetto cruciale su cui Marani pone l'accento è la tendenza a circoscrivere le discussioni alla sola Serie C, un campionato che spesso rappresenta un microcosmo del sistema intero. «Spesso si riduce tutto alle 60 della Serie C», osserva, ricordando come anni fa la stessa categoria contasse 120 società, molte delle quali faticavano a sopravvivere. Questo monito serve a evidenziare la fragilità intrinseca di un modello che, pur con un numero ridotto di squadre, continua a mostrare criticità profonde. Un esempio lampante di questa precarietà è il caso di una società – un riferimento, seppur velato, alla Lucchese – che «è al quarto fallimento in 14 anni». Questa drammatica ricorrenza è, per Marani, un campanello d'allarme che impone una riflessione più ampia sulla salute finanziaria e gestionale dei club. La questione, quindi, non riguarda solo il numero di squadre, ma la solidità degli «imprenditori che mettono tutti soldi», ovvero la qualità e la sostenibilità degli investimenti nel calcio.
La sostenibilità è il filo conduttore del pensiero di Marani. Ogni ipotesi di riforma o modifica deve partire da una comprensione profonda di come rendere il sistema economicamente solido. «Ragioniamo su tutto, però dobbiamo prima capire come rendere tutto sostenibile», ribadisce, evidenziando la priorità di un equilibrio finanziario. La sua preoccupazione è che una semplice riduzione del numero di squadre in Serie C non risolva il problema fondamentale, ovvero il «rapporto squilibrato tra emolumenti e fatturato». In altre parole, se i costi, in particolare quelli legati agli stipendi dei calciatori, continuano a superare di gran lunga i ricavi, il problema della sostenibilità persisterà, indipendentemente dalla configurazione dei campionati.
Le parole di Matteo Marani tracciano un percorso chiaro: il calcio italiano ha bisogno di riforme coraggiose e di una visione d'insieme. La volontà di "ragionare su tutto" unita alla necessità di garantire la sostenibilità economica sono i pilastri su cui costruire un futuro più solido per l'intero movimento. La sfida è complessa, ma il messaggio è inequivocabile: basta con le battaglie di retroguardia, è tempo di guardare avanti con pragmatismo e responsabilità.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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