«Non ricordo come sono finita in camera da letto... I quattro ragazzi intorno a me erano nudi dalla cintola in giù». A quel punto «ho chiesto: “Ma quanti c... siete”?».Prima l’invito su Whatsapp ricevuto dal compagno di studi universitari «di cui mi fidavo e che con me non ci aveva mai provato», poi quel «gioco di carte alcolico» a cui sarebbe stata «indotta a partecipare a stomaco vuoto». Avrebbe mandato giù «complessivamente tre birre da 66 cl oltre a un bicchiere di gin lemon, forse anche due», dopodiché avrebbe iniziato a stare male.

Sono ricordi «frammentati» ma drammatici quelli della studentessa universitaria di 20 anni che ha denunciato di essere stata stuprata da quattro giovani calciatori professionisti tra i 21 e i 29 anni, che nel gennaio 2020 giocavano tutti in serie C nella Virtus Verona, mentre un loro quinto compagno di squadra li avrebbe filmati in camera da letto usando i telefonini di due di loro. Con quell’alcol in corpo «non mi sentivo bene», ma «dopo un po’», quando ha «iniziato a realizzare quello che stava accadendo», lei sostiene di aver subito reagito: «Ho chiesto loro di fermarsi, anche perché mi trovavo in uno stato di totale abbandono». Si sentiva «completamente priva di forze e perciò non riuscivo a opporre resistenza... ». Poi «sono corsa in bagno a vomitare...». Per la pm Elisabetta Labate, che ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque calciatori, quella consumata a Verona la notte a cavallo tra il 18 e il 19 gennaio del 2020 a casa di uno dei giovani imputati, sarebbe stata una «violenza di gruppo aggravata dall’induzione a bere». Versione opposta, invece, dalle difese (avvocati Alessandro e Nicola Avanzi, Roberto Canevaro, Luca Bronzato ed Eleonora Puttini) secondo cui si sarebbe trattato di una «piacevole serata» tra ragazzi, con la 20enne che avrebbe partecipato a quei rapporti «in modo del tutto consenziente» e senza essere sottoposta ad alcun abuso.

Il caso pende ora davanti al giudice Paola Vacca e la prossima udienza, tra un paio di settimane, sarà decisiva perché verranno visionati in contradditorio proprio i sei video estratti dai telefonini di due imputati e realizzati «in diretta» dal quinto compagno di squadra, l’unico che non avrebbe avuto rapporti con la vittima. Da quelle immagini, forse, uscirà la verità e dipenderà anche la sorte giudiziaria dei cinque giovani sportivi. «Non vi è stata alcuna forma di violenza fisica nel senso proprio del termine - sottolinea l’avvocato Canevaro,che assiste uno dei calciatori-, circostanza peraltro accertata al Pronto Soccorso». Inoltre, aggiunge il difensore, «dalle immagini non si evince alcun dissenso esplicito da parte della persona offesa». Il collega della difesa Avanzi sottolinea invece che «in considerazione della complessità e delicatezza degli interessi coinvolti, ogni valutazione spetterà all’autorità giudiziaria nelle sedi competenti». Sulla stessa linea il legale della vittima, Federico Lugoboni: «Starà al processo accertare come sono andati i fatti».

Sezione: Serie C / Data: Sab 24 aprile 2021 alle 07:15 / Fonte: Corriere Veneto
Autore: Nicolas Lopez
vedi letture
Print