A distanza di un anno dalla tanto sbandierata “ripartenza”, l’Ancona sembra essere tornata al punto di partenza, se non più indietro. Tra sfiducia, silenzi, decisioni impopolari e continue rivoluzioni ai vertici, il club dorico continua a muoversi dentro una spirale confusa e allarmante, in cui le certezze si assottigliano e le polemiche si moltiplicano.
L’ultima settimana ha offerto l’ennesimo scossone, con il comunicato via Facebook – privo di possibilità di commenti – con cui la proprietà Polci ha annunciato il licenziamento delle storiche bandiere doriche Gadda e Guerini. Una scelta che ha lasciato l’ambiente attonito. Erano stati loro a rappresentare l’anima della rinascita, simboli credibili di un progetto tecnico con basi solide. Ma a parlare oggi non è più il campo, bensì una gestione societaria percepita da molti come autoreferenziale, confusa e priva di trasparenza.
L’entrata in scena dell’imprenditore romano Di Paolo, che direttamente o indirettamente potrebbe acquisire la maggioranza del club biancorosso, ha aggiunto ulteriore opacità. L’assenza totale di comunicazione ufficiale, di dichiarazioni pubbliche, di chiarimenti sul ruolo e sulle intenzioni, genera interrogativi legittimi. Perché questo silenzio? Perché acquisire metà del club senza presentarsi? E soprattutto, quale visione si cela dietro a questi movimenti?
Nel frattempo, Massimiliano Polci – definito “indecifrabile” persino dalla cronaca – ha continuato la sua personale restaurazione, presentando prima Gaetano Iossa come responsabile dell’area tecnica e poi Agonore Maurizi come nuovo allenatore. Quest’ultimo, con alle spalle panchine importanti in Serie C e una recente esperienza poco fortunata alla Roma City, ha dichiarato entusiasmo e voglia di fare. Ma basterà il suo entusiasmo a calmare un ambiente in ebollizione?
Come se non bastasse, circola anche il nome di Manolo Bucci, ex presidente della Samb, tra i componenti della cordata che orbita intorno alla proprietà. Un altro tassello che, invece di chiarire, complica il quadro. Il passato burrascoso di Bucci con il club rossoblù, unito alla gestione fin qui zoppicante dell’Ancona, non fa che aumentare la distanza tra società e tifoseria.
Eppure una soluzione ci sarebbe. È chiara, persino ovvia: restituire all’Ancona un’identità solida e condivisa, una guida credibile, un progetto serio e sostenibile. A parole lo si è detto mille volte. Ma i fatti, ancora una volta, vanno nella direzione opposta.
Ad oggi, la realtà è una sola: l’Ancona è nel caos. E finché non verranno messe da parte le ambizioni personali per costruire qualcosa di realmente condiviso, a rimetterci sarà sempre e solo il club. E con esso, una tifoseria che merita rispetto, chiarezza e un futuro degno della sua storia.
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