Il destino dell'Acr Messina torna a giocarsi lontano dal terreno di gioco. A circa tre mesi di distanza dall'ultima udienza, la società è di nuovo attesa in un'aula del Tribunale di Messina, dove si deciderà il suo futuro contabile.

Come riportato da Messina Sportiva, la storia recente del club è un intreccio di scadenze e proroghe. Lo scorso 10 giugno, la Sezione Fallimentare del Tribunale aveva aperto alla possibilità di un piano di rientro dal debito, da presentare entro il 10 agosto. Successivamente, è stata concessa una proroga di due mesi, con scadenza il 10 ottobre, a causa delle difficoltà nel quantificare l'esatto ammontare dei debiti pregressi con Erario, Inps e Inail.

Nel frattempo, la gestione sportiva è stata affidata al direttore generale Giuseppe Peditto e alla Doadi Srls. A loro va il merito di aver allestito una squadra competitiva in tempi record, appena una settimana, che ha già debuttato in campionato con un pareggio contro l'Athletic Palermo. Tuttavia, l'attenzione si sposta nuovamente sul Tribunale, che deve esprimersi sul futuro finanziario del club.

La proroga di 60 giorni, concessa in camera di consiglio il 22 agosto dal collegio presieduto dal giudice Francesco Catanese, è stata accompagnata da una riserva del Tribunale per ogni autorizzazione successiva e specifica, non solo per gli atti di straordinaria amministrazione, ma anche per ogni attività che comporti pagamenti e impegni di spesa.

L'allestimento della rosa e la stipula di circa trenta contratti annuali comportano infatti nuovi costi. La Doadi dovrà quindi dimostrare di essere in grado di sostenere queste spese, sia attuali che future, tramite fondi propri, partnership e sponsorizzazioni, presentando una garanzia fideiussoria. L'udienza, che dovrebbe essere presieduta dal giudice Daniele Carlo Madia, vedrà la presenza di un collegio composto da altri due magistrati.

Sono attesi in aula numerosi attori chiave: la Procura, gli avvocati del socio di maggioranza, Gianpiero Picciolo e Giuseppe Cicciari, il commissario giudiziale Maria Di Renzo, il consulente contabile Corrado Taormina e i legali della Doadi, Roberto Di Pietro e Daniele Arrigo. Permane un paradosso, sottolineato dalla testata sportiva locale: i due amministratori, Doudou Cissè e Alexandre Chateaux, che formalmente detengono l'80% della società tramite l'Aad Invest Group, non si sono mai costituiti in giudizio e sembrano irreperibili.

Gli scenari futuri restano incerti, con la sentenza attesa per giovedì 11 ottobre, salvo sorprese. Non è escluso un ulteriore rinvio, peraltro sollecitato dai potenziali acquirenti. Tuttavia, il mancato pagamento degli stipendi di giugno da parte del club potrebbe incidere negativamente sulla richiesta del piano di ristrutturazione.

Lo scenario peggiore per l'Acr Messina sarebbe la revoca della precedente proroga e la conseguente dichiarazione di liquidazione giudiziale, una procedura che prima del nuovo codice della crisi d'impresa era conosciuta come "fallimento". Questa opzione riporterebbe il club a un contesto simile a quello vissuto dal Fc Messina tra il 2008 e il 2009, con l'avvio di un esercizio provvisorio e la nomina di un curatore in vista di un'asta fallimentare che richiederebbe mesi, con il campionato in corso. Si tratta di un'ipotesi che la dirigenza dell'Acr e la Doadi sperano di scongiurare, proseguendo il delicato cammino di gestione e risanamento, finora abbozzato con i primi versamenti del 10 luglio. Saranno necessari ulteriori sforzi per superare la crisi.

Sezione: Serie D / Data: Mer 10 settembre 2025 alle 11:45
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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