La crisi dell'Enna si fa sempre più drammatica. Attraverso una dichiarazione rilasciata sui canali social ufficiali del club, il numero uno della compagine gialloverde Luigi Stompo ha lanciato quello che appare come un grido d'allarme finale per il destino della società ennese. Le sue rivelazioni gettano ombre inquietanti sul futuro immediato del calcio nella città siciliana.
Il silenzio assordante dopo l'annuncio del 22 maggio
Sono trascorsi giorni dal comunicato che ha fatto tremare l'ambiente calcistico locale, quello in cui la dirigenza annunciava l'impossibilità di proseguire nella conduzione della società. Eppure, secondo quanto rivelato dal massimo dirigente, la risposta del territorio è stata il nulla assoluto.
"No, e questo è il dato più preoccupante. Non ho ricevuto nessuna telefonata, né dalle autorità pubbliche cittadine, né da imprenditori locali. Il silenzio è totale", confessa amaramente Stompo, tracciando un quadro desolante dell'indifferenza che circonda il momento più delicato della storia recente del club.
Il countdown verso un epilogo drammatico
Le tempistiche sono serrate e non ammettono rinvii. Il presidente ha delineato uno scenario tanto preciso quanto allarmante riguardo alle prospettive immediate della società.
"Il rischio è concreto e immediato. Se entro 15 giorni al massimo non riusciremo a cedere il testimone della conduzione della società, non iscriveremo la squadra al campionato di Serie D, quello stesso campionato conquistato due anni fa dopo 34 anni di attesa. La conseguenza sarebbe lo scioglimento della società", spiega il dirigente con la durezza di chi conosce perfettamente la gravità del momento.
La Serie D rappresenta un traguardo storico per l'Enna, conquistato dopo oltre tre decenni di attesa e sacrifici. Perdere questa categoria significherebbe vanificare anni di lavoro e investimenti, ma soprattutto cancellare un sogno che aveva riacceso la passione di un'intera comunità.
Oltre il calcio: un patrimonio umano a rischio
Ma ciò che preoccupa maggiormente il presidente va ben oltre gli aspetti puramente agonistici. Nel suo intervento, Stompo ha voluto sottolineare quale sia il vero tesoro che la città rischia di smarrire.
"Penso alle tantissime famiglie che, dopo anni di sacrifici, siamo riusciti a riportare allo stadio. Ma soprattutto, il mio pensiero va agli oltre 300 ragazzini che popolano le nostre squadre giovanili e che praticano sport grazie alla nostra società. Questo è il vero patrimonio che rischiamo di perdere", dichiara con evidente commozione.
Il settore giovanile dell'Enna Calcio rappresenta infatti una realtà consolidata e apprezzata, un vivaio che negli anni ha saputo crescere e formare centinaia di giovani atleti, offrendo loro non solo l'opportunità di praticare sport, ma anche di crescere attraverso i valori che il calcio può trasmettere.
L'incontro mancato con il gruppo Di Martino
Nel tentativo di esplorare ogni possibile via d'uscita, la dirigenza gialloverde aveva sondato anche il terreno con una delle realtà imprenditoriali più importanti del territorio siciliano. Il gruppo Di Martino, noto per i suoi significativi investimenti nella città di Enna, era stato indicato da molti come possibile salvatore della situazione.
"Considerato che molti vociferavano di un interessamento di questo importantissimo gruppo imprenditoriale siciliano, che tante opere ha fatto per la nostra città, mi sono sentito in dovere di contattarli. Purtroppo mi hanno comunicato che al momento non è possibile fare incontri programmatici e potrebbero valutare soltanto più avanti, indicando tempi non compatibili con l'iscrizione al campionato e la programmazione della stagione", rivela Stompo, evidenziando come anche questa possibilità si sia rivelata impraticabile nei tempi richiesti dalla situazione.
Le ragioni di un disinteresse che sorprende
L'analisi del presidente sui motivi che stanno alla base del generale disinteresse mostrato finora è lucida e disarmante. Secondo la sua valutazione, esiste una sorta di fiducia mal riposta nelle capacità della dirigenza attuale di trovare soluzioni miracolose.
"Credo che molti pensino che, come in passato, riusciremo a inventarci una soluzione per far continuare il sogno. Ma questa volta – e voglio essere leale come lo sono sempre stato – la situazione è diversa. I miei impegni di lavoro mi impediscono di continuare e se non riusciamo a passare il testimone, il destino è purtroppo segnato", chiarisce con estrema franchezza.
Questa dichiarazione segna un punto di non ritorno: non si tratta più di una crisi temporanea o di difficoltà superabili con gli sforzi della dirigenza attuale, ma di una situazione strutturale che richiede necessariamente un cambio di gestione.
La proposta: un modello di gestione innovativo e condiviso
Nonostante il quadro fosco, il presidente non si arrende e propone una soluzione concreta che potrebbe rappresentare la chiave di volta per il salvataggio della società. La sua idea si basa su un approccio moderno e collaborativo alla gestione sportiva.
"La soluzione esiste ed è più semplice di quanto si possa immaginare. Penso a un modello di gestione condivisa, dove un gruppo di imprenditori locali potrebbe unire le forze, contribuendo ciascuno con una quota sostenibile. Non servono cifre astronomiche: distribuendo il peso economico su più soggetti, l'impegno individuale diventerebbe gestibile", illustra Stompo.
Il modello proposto prevede una struttura organizzativa moderna e articolata: "L'idea è quella di creare una struttura organizzativa moderna, con deleghe di funzioni ben definite, dove ogni socio potrebbe mettere a disposizione non solo risorse economiche, ma anche le proprie competenze specifiche. Chi ha esperienza in ambito amministrativo potrebbe occuparsi della gestione finanziaria, chi ha competenze nel marketing potrebbe curare la comunicazione e la promozione, e così via."
I vantaggi di una gestione collegiale
Il presidente illustra dettagliatamente i benefici che deriverebbe dall'adozione di questo sistema gestionale: "Questo modello permetterebbe di distribuire responsabilità e impegni, evitando che il peso ricada su poche persone. Inoltre, una gestione collegiale garantirebbe maggiore stabilità nel tempo e permetterebbe di pianificare il futuro con più serenità. Non dimentichiamo che l'Enna Calcio è un patrimonio della città: più persone sono coinvolte nella sua gestione, più forte sarà il legame con il territorio."
Le fondamenta solide su cui costruire
Stompo tiene a sottolineare che la società non parte da zero, ma può contare su basi solide costruite negli anni: "Abbiamo già una struttura societaria solida, un settore giovanile florido, uno stadio agibile con un progetto di ammodernamento già finanziato e una tradizione sportiva importante. Servono solo persone disposte a raccogliere il testimone e a portare avanti quanto di buono è stato costruito in questi anni. È un'opportunità per gli imprenditori e le istituzioni locali di dimostrare il loro attaccamento alla città e di contribuire a un progetto che va ben oltre lo sport."
Un patrimonio costruito con sacrificio e passione
La società gialloverde può infatti vantare risultati concreti ottenuti negli ultimi anni. La trasformazione dello Stadio Gaeta da struttura in degrado a impianto moderno e funzionale rappresenta uno dei successi più evidenti di questa gestione. Parallelamente, la creazione di un settore giovanile d'eccellenza e la realizzazione di progetti innovativi come "Casa Enna" testimoniano una visione ampia e lungimirante dello sport come strumento di crescita sociale.
L'ultimatum finale: dieci giorni per decidere il futuro
Le parole conclusive del presidente non lasciano spazio a interpretazioni: il tempo è scaduto e la situazione non ammette ulteriori rinvii. "Il Presidente Stompo è stato fin troppo chiaro: se non ci sarà nessuno che prende il testimone della conduzione della società gialloverde entro dieci giorni massimo, la squadra non si iscrive al campionato di Serie D e la società si scioglie."
Questo ultimatum rappresenta l'ultimo appello rivolto al territorio, alle istituzioni e agli imprenditori locali. Una chiamata alle armi per salvare non solo una squadra di calcio, ma un intero movimento sportivo che ha saputo diventare punto di riferimento per centinaia di giovani e famiglie.
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