Una stagione dai due volti, da montagne russe, per il Manfredonia che domenica si gioca la permanenza in Serie D nel playout contro l'Ugento. Una squadra costruita inizialmente per altri obiettivi, che ora si ritrova a dover lottare per non retrocedere. Per mantenere la categoria, servirà vincere nei 90 minuti o eventualmente anche ai tempi supplementari. Ne è pienamente consapevole Mirko Giacobbe, capitano e leader dello spogliatoio di una squadra che non ha alcuna intenzione di tornare in Eccellenza.
"Non lo so, me lo chiedo da tempo, è una risposta, ancora, non l'ho trovata", risponde dalle colonne del Corriere dello Sport Giacobbe quando gli viene chiesto cosa ci faccia una squadra come il Manfredonia ai playout. "Siamo partiti con ben altri obiettivi facendo leva sulla base della passata stagione, seppur sin da subito la nostra annata è stata turbolenta. L'esonero di mister Cinque non ha giovato all'ambiente, anche perché neppure con Panarelli si è registrata la svolta. Con il ritorno di Cinque, i cambi nel mercato di dicembre ci siamo ritrovati, anche se c'è voluto un po' di tempo. Ora siamo qui, all'ultimo atto, pronti a dare tutto e, soprattutto, a vincere".
La stagione del Manfredonia è stata caratterizzata da continui dentro o fuori, un leitmotiv che ha accompagnato la squadra per tutta l'annata: "Sì, ma questo è un playout e non hai, eventualmente, modo d'appello se dovesse andare male. Purtroppo, a un certo punto, la lunga rincorsa ci ha logorato. Abbiamo tutti gli effettivi a disposizione a eccezione di Montinaro: ce la giochiamo".
In partite così delicate, il ruolo dei leader diventa fondamentale: "In partite così, sì, sta a noi trascinare anche i più giovani facendo capire loro quanto conti anche un pizzico di incoscienza. Conta la testa, anche più delle gambe. Dobbiamo provare a chiudere il discorso già nei 90'".
Di fronte ci sarà l'Ugento, squadra insidiosa ma decimata dalle squalifiche: "Proveremo ad approfittarne, non lo neghiamo. L'Ugento, però, già in campionato ci ha messo abbastanza in difficoltà, sono un gruppo fastidioso, tra l'altro ben allenato da un tecnico che ha concetti e idee di gioco propositive".
Giacobbe conferma il forte legame con l'ambiente e i tifosi: "Ma certo, non è mai mancato. Purtroppo, avremmo voluto fare di più quest'anno per giocare il playout in casa: abbiamo pagato a caro prezzo le ultime partite e qualche pareggio di troppo concessi, come ad esempio quello contro la Palmese e ancora di più contro il Brindisi e il Martina. La sconfitta di Martina fa poco testo perché molti titolari, diffidati, sono rimasti in panchina per evitare squalifiche in vista dei playout. Ora, però, dobbiamo regalare alla nostra gente questa soddisfazione".
Da capitano e uomo spogliatoio, Giacobbe non nasconde l'importanza di questa partita: "Per me questa è la partita della vita. Sono a Manfredonia da due anni, conosco ormai tutto di questa città e anche la mia famiglia sta bene: sarà la volta che viene a trovarmi. Io ci credo fortemente, al pari di tutti i miei compagni. Dobbiamo rimanere in D. L'unica cosa che sento di promettere è il massimo impegno, per tutto il resto sarà quel che sarà".
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