Si è spento oggi, martedì 2 settembre 2025, all'età di 94 anni Emilio Fede, figura emblematica del panorama giornalistico e televisivo italiano. La conferma del decesso è arrivata dalla figlia Sveva, che si è rivolta al Corriere della Sera. Solo poche ore prima della scomparsa, la donna aveva dichiarato: «Continua a lottare come un leone. È un guerriero».

Il veterano del giornalismo si trovava da tempo ricoverato presso la Residenza San Felice di Segrate, nell'hinterland milanese, dove le sue condizioni di salute si erano progressivamente deteriorate negli ultimi giorni.

Una carriera attraverso le epoche della televisione

Il percorso professionale di Fede ha attraversato diversi decenni della storia televisiva italiana, iniziando negli anni Sessanta come corrispondente di guerra per la Rai. La sua ascesa lo portò successivamente alla direzione del Tg1, prima del trasferimento che avrebbe definito la fase più nota della sua carriera: l'ingresso in Fininvest, dove Silvio Berlusconi lo volle alla guida del Tg4.

Dal 1992 al 2012, per un ventennio, il telegiornale diretto da Fede si è caratterizzato come la voce più apertamente filoberlusconiana del panorama mediatico nazionale. Una linea editoriale che lo rese contemporaneamente bersaglio di critiche feroci e oggetto di un seguito fedele, conferendogli un profilo inconfondibile nel panorama informativo.

La sua conduzione si distingueva per un approccio particolarmente enfatico, caratterizzato da editoriali incisivi e pause cariche di pathos che divennero il suo marchio distintivo. Di fronte alle polemiche che lo accompagnarono costantemente, Fede non esitava a rivendicare la propria posizione: «Sono il direttore più criticato, ma anche il più guardato».

L'epilogo di una carriera controversa

La lunga esperienza alla direzione del Tg4 si concluse improvvisamente nel 2012, quando lasciò Mediaset a seguito del coinvolgimento nell'inchiesta Ruby. Un epilogo che segnò la fine di un'era per il giornalismo televisivo italiano e per quello stile partigiano che aveva caratterizzato il suo approccio professionale.

Anche di fronte a questa battuta d'arresto, Fede mantenne la propria determinazione, come testimonia una sua dichiarazione dell'epoca: «Sono caduto, ma non ho mai smesso di essere Emilio Fede».

Il dolore per la perdita della compagna di una vita

Gli ultimi anni della vita del giornalista sono stati profondamente segnati dalla scomparsa di Diana De Feo, giornalista e successivamente parlamentare di Forza Italia, che aveva sposato nel 1963. La donna, sua moglie per quasi sessant'anni, è morta nel giugno 2021, lasciando Fede in una condizione di vedovanza dopo una vita condivisa.

Il loro rapporto, pur caratterizzato da frequenti separazioni geografiche dovute agli impegni professionali - lui stabilmente a Milano, lei divisa tra Roma e Napoli - era rimasto saldo e intenso nel tempo. In una precedente intervista rilasciata insieme al Corriere, la coppia aveva raccontato della continuità del loro legame: «ci sentiamo dieci volte al giorno».

L'intensità di questo legame era emersa anche in circostanze drammatiche: una volta, per raggiungerla a Napoli per il compleanno, era stato persino arrestato e poi subito rilasciato, con l'accusa di essere evaso dai domiciliari. La morte di Diana aveva rappresentato per Fede un trauma dal quale non si era mai completamente ripreso. Lui stesso l'aveva definito «il dolore più grande».

L'eredità di un protagonista televisivo

Con la scomparsa di Emilio Fede si chiude un capitolo significativo della storia della televisione italiana. La sua figura ha incarnato un modo di fare giornalismo che, al di là delle valutazioni critiche, ha rappresentato un fenomeno irripetibile nel panorama mediatico nazionale.

Il suo stile, oscillante tra l'enfasi drammatica e la militanza politica esplicita, ha segnato un'epoca in cui i confini tra informazione e opinione erano deliberatamente sfumati, lasciando un'impronta indelebile nella memoria collettiva del pubblico televisivo italiano.

Sezione: Attualità / Data: Mar 02 settembre 2025 alle 19:08
Autore: Michele Caffarelli
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