Il campionato di serie D è pronto al debutto per la stagione 2025-2026. Oggi si apre con due anticipi e poi, domani, in campo tutte le altre. Tra le squadre ai nastri di partenza, per il terzo anno consecutivo, anche la Vogherese che, scherzi del calendario, inizierà proprio da dove aveva interrotto la scorsa stagione: contro l'Oltrepò. E se nell'ultima sfida del girone A i tre punti ottenuti in casa per la Vogherese furono fondamentali per festeggiare la salvezza diretta, stavolta si giocherà in trasferta ed anche il girone sarà diverso: quello B. L'inizio di campionato è stata l'occasione per parlare con il vulcanico presidente Oreste Cavaliere.
Presidente, domani si ricomincia. Girone nuovo ma avversario identico. Che gara si attende?
«Innanzitutto, rispetto all'anno scorso la squadra è nettamente migliorata. Abbiamo preso giocatori affermati nella categoria. Quando parlo di Bonanni, di Vassallo, Palazzolo, Maglione, parliamo di un centrocampo ed un attacco consolidato. Quindi, mi aspetto come prima cosa una stagione completamente diversa e già cominciare bene e col piede domenica. Assolutamente dobbiamo partire bene».
La novità di questa stagione è il girone B, un girone che sulla carta sembra più competitivo rispetto a quello A. Qual è il suo parere?
«Io penso che, nello sport come nella vita, per migliorarsi bisogna sempre confrontarsi con squadre che possono sembrare più complicate, poi magari il confronto ti porta a fare meglio perché dai quel qualcosa in più. Noi l'anno scorso i nostri punti l'abbiamo fatti col Bra, conquistando sei punti, col Vado, con la Novaromentin abbiamo fatto due pareggi. Ogni volta che ci siamo misurati con squadre di un certo tipo i risultati li abbiamo fatti. Poi è anche bello andare ad affrontare nuove realtà. Meno male che ci siamo allontanati dalla Liguria dove in due anni avremo raccolto tre, quattro punti. Quindi possiamo solo migliorare da questo punto di vista. Dal punto di vista della logistica abbiamo migliorato molto. Inoltre, allenandoci e, quindi, partendo da Milano è tutto più corto».
Vi allenate a Milano, una soluzione resasi necessaria per noti problemi strutturali. Sono carenze imputabili tanto al Comune?
«Io pago il fatto di non essere vogherese, ma di Milano. Non sono molto politicizzato perché non conosco nessuno. Ho conosciuto il sindaco ma... in un paese come Voghera magari altre realtà più piccoline conoscono il sindaco, si fanno dare il campetto... io son di Milano e quel poco che c'è non lo danno a noi. Io non sono uno che va in Comune a lamentarmi, ho preferito trovare soluzioni».
Altri presidenti in situazioni simili hanno spostato o ceduto il titolo sportivo...
«Questo io non lo farò mai. L'anno scorso è uscita fuori anche questa cosa qui perché stava entrando in società Zoppi, presidente del Legnano. E la piazza ha temuto che io vendessi il titolo. Scherziamo? Non esiste, non farei mai una cosa del genere dopo i sacrifici fatti per conquistare la serie D e consolidarci in questa categoria».
Che rosa ha attrezzato la Vogherese e qual è l'obiettivo che si aspetta sia raggiunto dalla squadra?
«La squadra a mio parere può fare tranquillamente centro-alta classifica. Mi piacerebbe puntare ai play-off ed arrivarci. Anche perché quest'anno i play-off potrebbero essere utili anche per altri obiettivi e non come negli ultimi anni che sono stati fatti per terminare la stagione con una birra ed una salamella. Quindi, secondo me la squadra i play-off li può raggiungere. Anzi, direi che li deve raggiungere perché l'organico che abbiamo in essere lo vedo molto competitivo. Pecchiamo un pochettino nelle sostituzioni, quello sì. Diciamo che l'undici titolare è molto forte e se la può giocare con tutti, dietro, in confronto ad altre realtà, siamo un po' deficitari».
Questo è il suo settimo anno di presidenza, il terzo di fila in serie D dopo la splendida cavalcata in Eccellenza. Le chiedo, è un presidente diverso rispetto a sette anni fa e se dovesse esprimere a sé stesso una critica ed un elogio quali sarebbero?
«La critica che mi faccio, che per me è anche un pregio, è che sono molto impulsivo e molto diretto. L'anno scorso per me è stata una annata in cui ho discusso molto ed ogni domenica ho avuto contestazioni da parte della tifoseria. Però li ho affrontati e ci siamo chiari ed infatti quest'anno l'ambiente parte tutto compatto, squadra e tifosi. Credo che in piazze calde come quella di Voghera ci vuole anche un po' di carattere. E certe volte il carattere ti porta anche a dire quella parolina in più che, magari, uno più riflessivo eviterebbe di dire. Sicuramente dal primo anno al settimo qualcosa è cambiato. Vedo le cose con maggiore attenzione ma la passione c'è sempre. È l'unico motivo per cui si va avanti nel calcio per chi non vive di questo ma, appunto, lo fa per passione».
Come si rimane così saldi davanti alle critiche di una piazza come Voghera?
«Perché si ha la coscienza a posto. Io sono in buona fede. Sono da solo e quindi a me possono dire di tutto e di più ma ho sempre messo tutte le situazioni a posto. Per me il calcio deve essere passione e se c'è quella si può durare altri dieci anni. L'anno scorso ho un po' barcollato perché poi uno può avere tutta la passione del mondo ma se poi la piazza non ti vuole bene, non ti rispetta è anche inutile andare avanti. Però è anche vero che la maggior parte dei tifosi non erano neppure pro-società ma pro-presidente. Vero è che, poi, io sono un tipo di presidente un pochino atipico, prima e dopo ogni partita sono con i tifosi a dialogare e parlare della partita e non solo. Dialogo sempre con loro, con i tifosi ho un rapporto diretto ed è proprio questo rapporto che si è instaurato che mi spinge ad andare avanti».
L'essere rimasto solo ha inciso nel suo percorso da presidente?
«Sono uno molto decisionale, il fatto di essere rimasto solo mi ha permesso di prendere decisioni, giuste o sbagliate, in maniera rapida ed efficace. Talvolta quando bisogna mettere insieme più teste si rischia di perdere tempo. Fare calcio in serie D è difficile, ogni campionato le squadre vengono completamente rivoluzionate e non è semplice. Quando abbiamo vinto l'Eccellenza avevo tanti calciatori che erano con me da quattro anni, oggi al massimo il più longevo inizierà con me la seconda stagione. Per questo è difficile creare qualcosa di solido, di creare una continuità. Difficile investire se poi l'anno successivo vanno via tutti. Per questo certe piazze dovrebbero ringraziare il fatto che esistono ancora pazzi come me legati alla passione perché altrimenti...».
Sette anni di presidenza costellati comunque di successi. Come si immagina, se la immagina, la sua presidenza tra altri sette anni?
«A me piacerebbe almeno arrivare a fare dieci anni di presidenza. Anche vero che sta cambiando tantissimo il mondo del calcio. Vedo i ragazzi giovani che vogliono arrivare subito, molti arrivano e se non giocano due partire di fila da titolari chiedono già di andare via. I giovani hanno fretta di arrivare. Io, tra sette anni mi aspetto di stare a casa in ciabatte. Dieci anni e basta».
Ha lavorato con diversi direttori sportivi, rispetto a tutti quelli che ha avuto come si trova con Rino D'Agnelli che credo sia il più longevo sotto la sua presidenza?
«Credo sia l'unico direttore sportivo con cui ho lavorato... competente e capace. Ed infatti sono tre anni che è qui con me».
E magari lo sarà anche al suo decimo...
«Sì, perché no. Magari. Io con D'Agnelli ho veramente un ottimo rapporto e poi è quello che negli ultimi anni mi ha trattenuto un po' nelle mie esternazioni. Fino a qualche anno fa quando una partita andava un pochettino storta io davo di matto... Oggi sono un po' più riflessivo grazie a lui che mi tira per la giacchetta».
Di certo lei è un presidente che non ha timore dei problemi considerato che ha scelto di affidare la panchina a suo figlio Andrea lo scorso anno. Che rapporto avete?
«Lui giocava a calcio. Poi gli ho consigliato di smettere non tanto per carenze tecniche ma per una questione di carattere. Il suo amore per il calcio poi l'ha portato a scegliersi un ruolo... ed è diventato allenatore. Ha seguito i corsi ottenendo le necessarie abilitazioni anche perché io ho sempre voluto gente preparata. Così è partito dal settore giovanile dove ha fatto bene arrivando fino alla Juniores, poi ha fatto il secondo in serie D con Molluso e l'anno scorso gli ho affidato la prima squadra. Vero che a 29 anni può allenare una squadra di serie D perché ha un papà presidente ma è altrettanto vero che è preparato e se la gioca. Inoltre, come testimoniano anche le mie dichiarazioni alla stampa, io non gli ho mai risparmiato critiche comprese quelle di domenica scorsa per la sconfitta nel derby. Alle tre e mezza di notte ero ancora a litigare con lui. Ho notato però con piacere che i tifosi si sono schierati col mister in questa occasione. In ogni caso, se lo scorso anno gli ho perdonato qualcosa, anche lui questa stagione sarà legato ai risultati. Riguardo al rapporto in sé, la gestione settimanale viene fatta dal direttore sportivo altrimenti litigheremmo. E grazie a dio ognuno vive a casa sua...».
Chiudiamo la nostra chiacchierata con una domanda quasi ovvia: qual è la favorita, o le favorite, di questo girone e chi pensa possa essere l'outsider?
«Per me si giocheranno il campionato due squadre: Chievo Verona e Milan Futuro, prima i veronesi e poi i rossoneri. Aggiungo che mi piace il Caldiero Terme per come ha costruito la squadra, e che per me la Folgore Caratese ha fatto bene e dirà la sua. Metto la Vogherese tra le scommesse. Se facciamo bene e prendiamo entusiasmo... la squadra è molto forte. Vero che ci manca qualcosina in panchina ma è anche vero che noi facciamo una partita a settimana. Dovesse girare bene... la squadra è molto competitiva».
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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