La buona notizia in casa Mestre c'è ed è l'impegno del presidente Stefano Serena che a dispetto di quanto accadde lo scorso campionato stavolta non mostra la minima incertezza nel restare in sella al club arancionero.
Dalle pagine del quotidiano "La Nuova" ha parlato del rilancio del progetto Mestre: «So che ci vorranno almeno tre anni per la realizzazione , ma con il nuovo stadio in arrivo bisognerà tenere conto anche di una eventuale presenza del Mestre in Serie C. Per ora, ovvio che si continuerà a puntare sul Baracca, ma penso che in vista delle novità sia preferibile puntare in grande sul nuovo piuttosto che rimodernare del tutto quello che già esiste. Io sono qui da più di dieci anni, attenderne altre due non mi cambia molto la vita, date anche le condizioni nella quali ho trovato il Baracca al mio arrivo. Ovvio che la decisione la deve prendere poi il comune, ma la presenza di una realtà importante come il Mestre deve essere tenuta nella giusta considerazione. Bilancio stagione? Avevamo iniziato benissimo e forse anche oltre le nostre aspettative, poi un periodo molto negativo che ha portato alla sofferta decisione del saluto a Giampiero Zecchin. Con il nuovo allenatore le cose sono poi tornate ad andare un poco meglio, ma il Mestre che vogliamo tutti deve essere competitivo ad alto livello. E non è solo una questione di investimenti economici. Abbiamo visto quello che è successo al Cjarlins, che è la squadra che ha speso più di tutti nel girone e che alla fine è retrocessa. Gli investimenti bisogna anche saperli fare nella maniera corretta. Ovvio che giochiamo per loro e dobbiamo sempre dare il massimo, ma anche loro devono sempre essere il nostro dodicesimo uomo in campo, fatto che quest'anno purtroppo devo dire che in alcune occasioni non si è verificato. In caso di difficoltà la presenza di un pubblico a favore deve essere lo stimolo maggiore per uscire dalla crisi, e invece in alcuni momenti mi è sembrato che non arrivasse dalle tribune questo stimolo a fare di più, e in campo ci si accorge di questa mancanza».
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