“La ripartenza del calcio rappresenta un messaggio di speranza per tutto il Paese. È un progetto di serietà che coinvolge tutto il mondo del calcio professionistico, Serie A, B e C. E mi auspico anche il calcio femminile”.
Così ha parlato nella giornata di ieri il presidente della FIGC Gabriele Gravina. Per capire a che punto è la situazione della Serie A femminile e quali sono le prospettive di ripartenza la redazione di Tuttomercatoweb.com ha sentito il vice presidente del Tavagnacco, Domenico Bonanni: “Non si è parlato di calcio femminile, ma solo delle tre serie maschili, lo si evince anche dalle parole di Gravina che ha auspicato una ripartenza della nostra Serie A e credo che neanche il Consiglio Federale sia sufficiente. Al momento ci devono ancora passare il protocollo sanitario che sul lato della sicurezza delle atlete dovrà essere uguale a quello previsto per gli uomini, ma che dovrà cambiare per quanto riguarda l'organizzazione. E poi la FIGC dovrà definire l'aiuto che intende darci per poter portare a compimento il campionato. - continua Bonanni – Il tempo stringe e ogni minuti che passa è un minuto perso. Più si va avanti e più diventa complicato continuare a giocare”.
Cosa vi attendete dalla FIGC?
“Che il protocollo previsto sia gestibile innanzitutto e che gli aiuti siano commisurati al suo costo. Il Tavagnacco non può rischiare di fallire per giocare le ultime sei gare di campionato. No ci siamo fatti i conti in tasca e se il protocollo prevede il ritiro della squadra, che a star stretti è composta da 24 calciatrici e 6 membri dello staff, dovremmo spendere una cifra tra i 150mila e i 250mila euro, una fetta importante del budget a nostra disposizione. Mentre senza ritiro e con i componenti della squadra che possono dormire a casa propria i costi scenderebbero a 50-60 mila euro. Poi dobbiamo capire che tipo di sanificazione ci chiederanno, se potremmo farla noi giornalmente e affidarla a una ditta specializzata una volta a settimana o altro. Ritiro, sanificazione e personale aggiunto, perché parte del nostro staff ha anche altri impegni oltre a quello col Tavagnacco, sono i tre punti cardine su cui avere chiarezza. E servirebbe avere presto risposte perché il tempo non è poi molto”.
Oltre al rischio Coronavirus c'è anche il rischio infortuni?
“Sì e quando mi riferisco alla sicurezza sanitaria non penso solo al Covid-19. Dopo 98 giorni lontani dal campo, allenandosi in casa e da sole, c'è da tener conto degli infortuni a cui si potrebbe andare incontro senza un'adeguata preparazione. C'è il rischio che una società possa perdere un patrimonio o che un'atleta veda fermata la propria crescita nel fiore dell'età. Gli allenamenti fatti finora sono stati quasi ridicoli perché sono serviti solo a mantenere la forma, ma mancano del tutto della parte agonistica e mentale. Anche i gli allenamenti individuali servono a poco in questo senso, per riabituarsi alla partita servono quelli di gruppo. Per quanto ci riguarda al momento le calciatrici che sono rimaste qui vanno al campo una alla volta per sedute personali di mezzora, mentre le altre si allenano a casa, chi in giardino, chi nel garage e chi in appartamento, seguendo i piani dei nostri preparatori”.
Sperate comunque nel ritorno in campo
“La buona volontà c'è e devo dire che nessun club ha provato fughe in avanti. Stiamo lavorando tutti assieme, ma il protocollo deve essere chiaro e i costi ragionevoli”.
Con le calciatrici straniere come vi state comportando?
“Abbiamo calciatrici sparse in mezzo mondo e alcune faticano a capire cosa sta succedendo. Io ho iniziato ad avvertirle di un possibile ritorno in campo, di prepararsi mentalmente e stiamo cercando di capire le tempistiche per farle rientrare in Italia”.
Voi siete anche in una posizione precaria di classifica
“Si siamo a rischio perché penultime a -1 dalla terzultima. È ancora tutto aperto anche perché negli ultimi tempi prima dello stop avevamo recuperato quattro punti e per qualche minuto dell'ultima giornata avevamo anche scavalcato due squadre. c'è da capire in caso di stop definitivo cosa si penserà di fare, se procedere alle retrocessioni per merito sportivo o fare come in Spagna e bloccarle aumentando di due squadre la massima serie”.
Anche il mercato in questa situazione è complicato
“Non sappiamo ancora se faremo la Serie A o la Serie B e quindi non posso fare progetti o contattare ragazze. In più rischio di perdere le mie. Inoltre la Serie B è stata già fermata, all'estero va avanti solo la Bundesliga e questo complica ulteriormente i piani non solo miei e del Tavagnacco, ma anche delle grandi che magari puntavano calciatrici all'estero. Molte di loro sanno già che dal 30 giugno possono accasarsi altrove, ma noi giocheremo fino ad agosto e saremo impossibilitati o quasi a fare mercato nell'incertezza di dove giocheremo o nel caso di Fiorentina, Milan e Roma se giocheranno in Champions o meno”.
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