Dopo le ore 23 di domenica 2 giugno 2019, l’uomo che ha sbloccato il play off di ritorno di serie B con il Cittadella, si accascia a terra e piange di gioia per il ritorno in massima serie della squadra che rappresenta ( a fasi alterne) ormai da ben cinque stagioni. Parliamo del calciatore, classe 1995, Mattia Zaccagni e dell’Hellas Verona.
La gara e gli inizi. Le telecamere spostano l’attenzione sui protagonisti in campo, noi in particolar modo notiamo quelle di un ragazzino che ha mosso i primi passi in riva all’Adriatico, nella Romagna, sponda Bellaria, dove il pesce a tavola è ormai tradizione consolidata nel menù dei principali ristoranti come il giovane, nel mondo del calcio, appartiene al menù dei palati più raffinati.
Devono averla pensata così i tre allenatori Ciriaco, Antonioli e Zanini che hanno visto da vicino la crescita esponenziale di questo atleta culminata con l’accesso nel mondo del professionismo -sotto la gestione Zanini- nel torneo di Lega Pro inerente alla stagione 2012/2013. Debutto tra l’altro fortunato con vittoria esterna (1-2) nel derby con il Forlì .
Proprio le presenze raccolte in quella stagione, spinsero il Verona a fare un’offerta importante al Bellaria che anche grazie alla sua cessione poté garantirsi un’altra stagione nel calcio professionistico. Anche se occorre precisare, che a sorridere fu soprattutto l’allora presidente Nicolini.
La professione ha spinto Zaccagni a dividersi tra Cittadella - conobbe la promozione dalla C alla B - Venezia e Verona dove ha raccolto le altre due promozioni per un totale di tre in carriera.
La serata della gloria. Immobile, serrato in se stesso, per un interminabile minuto. Poi alza il capo e lentamente si guarda attorno, come per assicurarsi che la luce abbagliante del trionfo, non appartenga a un sogno. Riaprire gli occhi per abbracciare con lo sguardo, la fisicità vociante della folla punteggiata dalle bandiere colorate di giallo e di blu. Quella del suo popolo sia chiaro! Ma uno sguardo anche laddove vi erano i tifosi della sua ex squadra rimasti a sventolare quella bandiera granata che si tingeva a piccoli passi di un rosso che equivaleva al dolore di un sogno spezzatosi anche grazie alla sua rete.
Un momento che va immaginato e raccontato con l’emozione che traspare dopo un percorso lungo e accidentale come il campionato cadetto, ricco di insidie, specie quando a farsi del male molte volte sei proprio tu con le tue stesse gambe (rif. percorso Grosso). Infine la pagina più colorata, quella dal sapore promozione che prende il via attraverso un allenatore che veste in tuta (Alfredo Aglietti) come i mentori Sarri e Klopp. E se la tuta è sinonimo di fortuna, che promozione sia! Ma soprattutto Zaccagni, bellariese doc, rappresenta quell’esempio che vola nuovamente nel paradiso del calcio risalente alla massima serie e che unisce in un solo raggio due città distanti come Verona e Bellaria ma che forse da questa notte così distanti non sono.
Epico quanto può esserlo una storia di vita che porta dalla strada dello stadio “Nanni” di Bellaria a quella della A di Verona. Oggi Zaccagni nella sua Bellaria è simbolo di orgoglio per i suoi tre allenatori Ciriaco, Antonioli e Zanini che in simbiosi delirano per lui eleggendolo simbolo di riscatto per una nuova generazione di fanciulli bellariesi che sogna di emulare la sua carriera.
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