Sic transit gloria mundi. È durata appena tre stagioni l’esperienza del trio Raffaele De Luggo-Luciano Villano-Mauro Vitale alla guida della Frattese. La Stella non brilla più. Le hanno spente pure le ultime luci a Led. Violentata e umiliata per l’ennesima volta in appena un lustro. Se non è un record, poco ci manca. Quasi un anno fa, Frattamaggiore accorreva impazzita alla presentazione della squadra in una notissima piazza del centro cittadino. Promesse di grandezza, interventi a reti unificate di dirigenti e amministrazione comunale, canti, balli e coreografie da set cinematografico. Di quel rinfresco talmente sfarzoso da fare invidia al più classico dei cenoni natalizi, sono rimasti pane, acqua e gocce di Novalgina.
Tutto evaporato nel vortice dell’inesperienza, nell’abisso dell’improvvisazione e nell’inedia che consuma i remissivi e gli arrendevoli. Peccato assolvibile quando nel calcio si muovono i primi passi, grave se già da un po’ si è imparato a camminare sulle proprie gambe e ad orientarsi in un mondo complicato come quello pallonaro. Partiamo dal fallimento sportivo: quasi 50 calciatori avvicendati in quattro mesi o poco più (portare la conta esatta degli atleti tesserati è diventato ad un certo punto persino masochistico per il proprio equilibrio interiore), tre allenatori al comando, un Ds dimissionario e poi rimasto al suo posto ma con pochi margini di operatività. La partenza con Angelo Valerio, l’artefice del ritorno in Eccellenza, è un flop: quattro sconfitte di fila, otto gol beccati e appena uno messo a segno. Si dice che il gruppo, già composto da qualche ex calciatore in vacanza, sia spaccato, lasciato al suo destino da una deregulation che la società non è in grado di arginare anche perché non ha le figure adatte per farlo. Arriva Gennaro Scarlato, il “normalizzatore”. Colui che pochi mesi prima aveva portato il Pompei in D. Squilli di tromba che diventano miagolii in poche settimane: in sei gare, l’ex Napoli racimola altrettante sconfitte, un pari e una illusoria vittoria con la Sessana. Nel frattempo, la Frattese è già un hotel di periferia dove si entra e si esce a piacimento. Un bagno in piscina allo Ianniello resort e via. Si cambia ancora e che sarà mai. Arriva Pasquale Iuliano, il quale intuisce già che tutto il contesto è afflitto da uno stato comatoso quasi irreversibile e in camera caritatis sussurra che sì, servono rinforzi, serve un reset totale. Serve normalità. Arriveranno ulteriori stravolgimenti senza capo né coda e non all’altezza di un gruppo che deve compiere l’impresa di salvarsi. Gli investimenti ci sono, certo. I soci mettono mano al portafoglio quando occorre e nessuno ancora oggi lo nega. Soldi, però, buttati al vento perché non esiste una programmazione, non ci sono competenze e si fugge dai buoni consiglieri. Si vive alla giornata e nel calcio è una colpa non riducibile. Il resto è storia nota: quart’ultimo posto e retrocessione diretta senza nemmeno passare per gli spareggi. Doppiati dal trio Sant’Anastasia, Montecalcio e Quarto. La Frattese torna in Promozione e già ad associare due realtà così inconciliabili verrebbe da ridere se non si trattasse di una vera e propria tragedia sportiva.
Questo ciò che ha detto il campo. Parallelamente c’è un fallimento societario che parte da lontano. Il club è carente di un segretario riconoscibile e non ha un ufficio stampa. Nemmeno un social media che veicoli informazioni ed emozioni. Tutto finisce nelle mani di Michele Gentile, lo storico team manager. Nomen omen: Gentile è persona di grande affabilità e affidabilità, ma non può essere l’uomo buono per tutte le stagioni. Addirittura il 2025 si apre con un annuncio in pompa magna: la Frattese emigra al “Papa” di Succivo per “tutelare le condizioni dei nostri giocatori visti i numerosi infortuni muscolari che stanno declinando la rosa”. Lo Ianniello sale sul banco degli imputati per le condizioni del manto sintetico. Cambierà qualcosa? Neanche per sogno: i nerostellati accumulano due vittorie (una con la retrocessa Frocalcio) e ben sette stop. Viene giù l’ultimo appiglio, l’ultimo alibi – quello più comodo - per giustificare disastri e macerie.
E in questa annata horror, in cui non ci si è fatto mancare davvero nulla, è proprio sul terreno della politica e della burocrazia che si è giocata un’altra partita degna della più gustosa commedia degli equivoci di shakespeariana memoria. Nelle stanze dell’Amministrazione comunale non sanno nulla di questa decisione di affrancarsi dallo Ianniello. Si susseguono le riunioni tra le rispettive parti nella Casa comunale di Piazza Umberto I, molte delle quali promosse con infaticabile dedizione da Orazio Vitale, presidente del Club Nerostellato e uomo giusto per proporre mediazioni e comporre dissidi. Vertici che vedono anche la partecipazione di esponenti dei Blackstars 1979 di Gennaro Capasso e Francesco Pezzella, voci storiche ed autorevoli nel mondo della passione nerostellata. Ma sono appuntamenti nei quali molto spesso la destra non sa cosa fa la sinistra, addolciti da esercizi verbali di un certo spessore quanto inconcludenti. La sensazione perenne, prima dello start, è che ogni confronto resti improduttivo ma serva semplicemente per passare una serata in buona compagnia. Il sindaco Del Prete e l’Assessore allo Sport Ferrara giurano di nutrire stima verso i massimi vertici societari, coi quali ci sarebbe anche un rapporto di amicizia. Le lodi sono pure ricambiate in una apoteosi di buone intenzioni. E il progetto di una Cittadella dello Sport voluto dalla società? Mancano alcuni documenti importanti, sostiene l’Amministrazione. La Trimurti nerostellata risponde che non può essere così. La questione Ianniello resta perciò ad un punto morto. Chi deve intervenire sulla struttura? E quando? Nel frattempo, passano le settimane e la Frattese retrocede imprigionata in una bolla di autoisolamento, quasi nell’indifferenza generale.
Poi uno spiraglio a metà maggio: l’Amministrazione Del Prete è pronta a far partire i lavori per il “potenziamento e l’ammodernamento dello stadio Ianniello”. De Luggo, in un vertice con Ferrara e alcuni tifosi, giura di voler chiedere il ripescaggio in Eccellenza e di essere persino ottimista in quest’ottica. I tre soci fanno anche un mea culpa onorevole sugli errori commessi che li hanno portati al tracollo. I tifosi, con pazienza ecumenica, rinnovano la fiducia nei loro confronti. Lo fanno malgrado i propri corpi non nascondino bruciature e lividi ancora freschi. Il 29 maggio c’è l’apposita determina del Terzo Settore Gestione del Territorio. E accade il colpo di scena che non ti aspetti: nel corso di un incontro tenutosi venerdì scorso presso lo Ianniello, la triade societaria annuncia, in faccia a Del Prete e ad un manipolo di tifosi, che non intende proseguire nell’avventura Frattese. Il motivo? Non c’è una data certa di fine lavori, che in realtà si sarebbero protratti non più tardi di qualche mese. Una fortuna, considerati i tanti club, anche professionistici, costretti ad emigrare per tempi biblici. Il bluff di De Luggo, Villano e Vitale, i quali avrebbero persino qualche mensilità arretrata da pagare per l’utilizzo dello Ianniello, è svelato. Ma non finisce qui: nel corso della stessa riunione, i tre assicurano di voler cedere il titolo in maniera assolutamente gratuita. Al capezzale nerostellato accorre Rocco D’Errico col suo fido Alessandro Ferro. I due protagonisti dell’ultima, grande Frattese. Quando il cuore pulsa, anche la ragione deve fare la sua parte e D’Errico non si tira indietro. Ma un primo dialogo esplorativo tra le parti, avrebbe portato ad un esito tra il drammatico e il farsesco, con una richiesta della proprietà per il titolo sportivo che si aggirerebbe intorno ai 20mila euro. È un sogno o siam desti? La seconda, purtroppo. Viene meno una parola d'onore che i tifosi avevano comprensibilmente percepito come garanzia assoluta.
Cosa succederà adesso? Difficile dirlo, con Frattamaggiore che rischia seriamente di perdere il calcio. Ancora una volta. Ma chi creda che il tifo nerostellato si sia arreso all’ineluttabilità di un’altra mortificazione storica, ha sbagliato i conti. La sua voce resta robusta e resistente. Anche in questi giorni difficili. Nessun passo indietro, a dispetto dei finti mecenati di passaggio.
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