Il clima in casa Arezzo è tutt’altro che sereno dopo il rocambolesco pareggio per 3-3 contro il Pineto. Non è però il risultato del campo, di per sé spettacolare, a tenere banco, quanto piuttosto la durissima presa di posizione del patron amaranto, Guglielmo Manzo.
Il numero uno del club non ha usato giri di parole presentandosi ai microfoni della sala stampa, visibilmente amareggiato per una direzione di gara che ha definito inaccettabile, aprendo un caso che promette di far discutere a lungo i vertici della categoria.
Il cuore della polemica risiede in una serie di episodi che, secondo la dirigenza toscana, starebbero penalizzando eccessivamente il cammino di una squadra che sta lottando per le posizioni di vertice. Manzo è apparso un fiume in piena, mettendo in dubbio la linearità di certi interventi arbitrali: «Se a qualcuno non sta bene che l’Arezzo stia lassù basta che ce lo dicano, ci mettiamo l’anima in pace e andiamo avanti. Perché quello che sta succedendo all’interno delle nostre partite è scandaloso». Un’accusa pesante, che non si limita al singolo episodio da moviola, ma investe l’intero atteggiamento delle terne arbitrali incontrate di recente.
Il Presidente ha poi rincarato la dose, focalizzandosi sull’uso della tecnologia e sulla disparità di giudizio che avrebbe subito l’Arezzo nel giro di pochi giorni. Il riferimento corre alla sfida di Livorno e a quanto accaduto nell'ultima gara casalinga. Manzo non accetta spiegazioni basate sulla semplice "svista" umana quando c’è il supporto video: «Se noi abbiamo questo benedetto VAR per andare a rivedere quello che succede e domenica scorsa ci danno un rigore con mezzo metro di fuorigioco, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Non posso pensare che tutta Italia abbia visto quel fuorigioco e l’arbitro che sta lì, con un monitor a disposizione, non riesca a identificarlo».
La rabbia del patron esplode definitivamente analizzando il match contro il Pineto, dove la gestione della gara è parsa, ai suoi occhi, totalmente fuori controllo. «Il secondo rigore contro nemmeno nei campi di periferia lo danno», ha tuonato Manzo, sottolineando come la sensazione percepita sia stata quella di un confronto impari, non per demeriti tecnici, ma per fattori esterni: «Non posso giocare sempre 12 contro 11, questo non ha alcun senso. Voglio essere trattato come gli altri, né più né meno. O ci mandano arbitri con gli attributi per partite importanti, o cambiassero mestiere».
Nonostante la frustrazione, Guglielmo Manzo ha voluto inviare un messaggio di forza ai propri calciatori, ribadendo la fiducia in un gruppo che sente pronto a conquistare il titolo di campione d’inverno nella prossima sfida in Sardegna. Il Presidente ha però chiarito che il silenzio della società è finito: l'Arezzo non intende più subire passivamente quello che considera un trattamento di secondo piano rispetto ad altre piazze. «Mi farò sentire nelle stanze dove posso farmi sentire. Adesso basta: essere trattati come l’ultima ruota del carro non va bene».
In chiusura del suo intervento, il numero uno amaranto ha voluto precisare che la sua non è una polemica contro specifiche avversarie come Ravenna o Ascoli, ma una richiesta di equità per tutto il sistema. Il concetto è semplice: parità di trattamento per permettere ai valori sportivi di emergere senza condizionamenti. «Non voglio favoritismi, voglio solo giocarmela alla pari con tutti. Se tutti vengono trattati allo stesso modo, alla fine il campionato lo vincerà il più bravo».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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