Lunga intervista rilasciata al sito ufficiale del Franciacorta per il Felipe Sodinha. «Mio padre giocava a calcio e già quando avevo 4 anni mia mamma mi portava in braccio a vedere le partitelle. Da grandicello però mi vergognavo, perché abitando in una favelas non avevo niente, neanche le scarpe per giocare a calcio, però mia mamma mi diceva di provare e quindi mi feci coraggio. Giocare mi piaceva, l’allenatore mi disse che avevo le qualità e quindi continuai e così inziò la mia storia calcistica».
Quando e perché sei arrivato in Italia?
«A 15 anni in Brasile giocavo già in una prima squadra. Un osservatore venne a vedere una partita della Paulista dove io giocavo, fece un video e lo mostrò al presidente dell’Udinese che mi fece subito un offerta per venire in Italia».
Dal 2021 al 2015 hai giocato nel Brescia. Cosa ti ha dato questa esperienza?
«Brescia è stata la mia seconda casa, mi sono trovato bene con tutti, con i tifosi, la città. Difatti io oggi vivo a Brescia con la mia famiglia. È la squadra dove sono stato per più tempo, dove ho vissuto le esperienze più importanti, sia in positivo che in negativo, Brescia mi è rimasta nel cuore».
Non ti manca il Brasile?
«Mi manca in realtà soltanto la mia famiglia. Vorrei portare qui i miei genitori, i miei fratelli, mia sorella. Per il resto vivendo qui da tanti anni mi sono abituato a questo ambiente; il Brasile è diventato un Paese molto pericoloso e a parte la famiglia possono mancarmi delle piccole cose, anche la lingua, ma non tornerei a viverci».
Ci torni mai?
«Ci torno almeno una volta all’anno per vedere la mia famiglia, ma dopo 20 giorni di permanenza non vedo l’ora di tornare in Italia».
Quanto devi al tuo piede sinistro?
«Tantissimo!!! Tantissimo!!! (sorride) Veramente tanto. È quello che mi ha permesso di fare tutto, di diventare la persona, il calciatore che ancora sono. Devo il 90% della mia carriera e della mia vita al mio piede sinistro».
Sei incline al sorriso?
«Sì mi piace sorridere! Non sono mai triste, sono sempre felice. Nella vita avere la salute è la cosa più importante. Come lo è la famiglia! E poi ho sofferto tanto da piccolo».
Ami i bambini?
«Tantissimo!!! Ho un sogno per il futuro: prendermi cura dei bambini che desiderano giocare a calcio e che magari non hanno la fortuna che ho comunque avuto io da piccolo».
Sei più egoista o altruista?
«Altruista! Non sono egoista per niente».
Cosa ti dà terribilmente fastidio?
«Poche cose. Non mi piace mai perdere, in nessuna occasione»
Contento di essere in Franciacorta? Hai fatto un tour nelle cantine?
«Sono contentissimo. Volevo stare vicino alla mia famiglia, non volevo andare lontano e quindi abitando a Brescia dormo tutti i giorni a casa mia. Non ancora. Ho smesso di bere e quindi non voglio avere tentazioni (ride). Comunque mi hanno detto che sono bellissime e un giorno andrò a vederle».
Hai realizzato i tuoi sogni?
«Quasi tutti. Prima di tutto ho tolto la mia famiglia dalla povertà. Quello era il mio sogno principale ed è stato bellissimo. Poi diventare calciatore e avere una bambina in salute e ce l’ho. Quindi posso dire di averli realizzati tutti».
Ne è rimasto qualcuno nel cassetto?
«Niente, niente. Adesso desidero continuare ad essere in salute, avere la mia famiglia che è meravigliosa , la mia bimba che cresca in salute e che diventi una calciatrice perché è già forte».
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