Sangiovannese, mister Iacobelli: «Lo stop del campionato ci ha tagliato le gambe»

24.11.2020 18:00 di  Redazione NotiziarioCalcio.com  Twitter:    vedi letture
Fonte: Giuseppe Ingrosso - sienaclubfedelissimi
Sangiovannese, mister Iacobelli: «Lo stop del campionato ci ha tagliato le gambe»

Agostino Iacobelli, mister della Sangiovannese, ha parlato a Canale 3, ricordando anche le sue brevi esperienze da giocatore e calciatore della Robur. Queste le sue dichiarazioni:

Sangiovannese – “Lo stop del campionato ci ha fatto male, ci ha tagliato le gambe. Stavamo veramente bene, la squadra era arrivata a un livello di forma eccezionale. È tutto un’incertezza, la domenica che dovevamo giocare col Siena abbiamo saputo del rinvio alle 12.30 del sabato”.

Acn Siena – “Ho visto un po’ di immagini, è forte, ha trovato la quadratura. Col Tiferno era imballata, ora è una squadra vera, una corazzata. Si giocherà la D insieme al Gavorrano, al Trastevere, al San Donato Tavarnelle”.

Obiettivo – “Noi non abbiamo un budget enorme, la nostra è una società seria, ma senza grosse risorse. Giochiamo con 7-8 under tutte le domeniche, e tra i miei vecchi c’è un ’98 e un ’96. Puntiamo a raggiungere 43-44 punti, a rimanere in categoria e programmare un altro anno in Serie D”.

Siena da calciatore – “Fu bravo Nelson Ricci, sapeva che stavo prendendo casa ad Arezzo e già ad aprile mi iniziò a corteggiare. Dopo Cremonese-Milan, dove tra l’altro segnai, mi convocò in sede e mi bloccò con tre anni di contratto. Ricordo il rigore sbagliato a Massa e quello segnato con la Vis Pesaro. C’era Vescovi che era alla prima esperienza, Guido Carboni in attacco. Non eravamo male, ma il problema è che il presidente Paganini era sempre contestato e non c’era mai. Così ad ottobre me ne andai a Piacenza e mi andò bene, perché tornai subito in Serie A”.

Siena da allenatore – “Anche questa esperienza la ricordo bene, ero il vice di Guerini dopo l’esonero di Papadopulo. Guerini aveva quasi dato le dimissioni, non fu veramente esonerato. Gli dissi di stare calmo, perché De Luca, grandissimo presidente, voleva fare le cose per bene e infatti prese giocatori forti come Jeda e Pinga, ma non ebbe pazienza”.