Il futuro della Vibonese si decide nelle prossime ore. Quello di domani è un giorno cruciale per il presidente Pippo Caffo, che incontrerà ufficialmente una cordata di imprenditori siciliani con l'intenzione di acquisire (o affiancare) la proprietà del club rossoblù. Tuttavia, mentre il patron continua a lottare quasi da solo per la sopravvivenza del cuore calcistico di Vibo Valentia, attorno a lui aleggia un assordante silenzio che preoccupa.
Le proposte giunte dalla Sicilia, come riportato anche dalla Gazzetta del Sud, non avrebbero convinto né Pippo Caffo né suo figlio Nuccio Caffo, CEO del gruppo. Le offerte sono state giudicate "poco solide" e troppo generiche per chi, come loro, è abituato a gestire imprese con serietà e, soprattutto, per chi ha a cuore non un semplice investimento da rivendere, ma una maglia che incarna quasi un secolo di storia sportiva e identità per la città.
La parte più inquietante di questa complessa vicenda, però, non riguarda esclusivamente le trattative. Riguarda il silenzio assordante delle istituzioni locali, che da giorni assistono immobili al possibile smantellamento di uno dei pochi simboli sportivi rimasti a Vibo Valentia. Non un comunicato, non una presa di posizione, né una parola di sostegno è giunta da Palazzo. Nulla.
Eppure, la responsabilità politica non può essere ignorata. Il bando per l'affidamento dello stadio "Luigi Razza" è fermo da oltre due anni in qualche cassetto impolverato. Questa situazione, una vera e propria vergogna burocratica, rappresenta in modo lampante l'abbandono istituzionale di una realtà che dovrebbe essere considerata un patrimonio comune. Senza una casa certa, senza un impianto assegnato e senza chiarezza sulle tariffe, diventa estremamente difficile programmare un futuro solido per il club.
A ciò si aggiunge l'incredibile vicenda della TARI, la tassa sui rifiuti, che in passato ha colpito la Vibonese con cifre sproporzionate e, a quanto pare, illegittime. Il club è stato trattato alla stregua di una qualsiasi azienda privata, ignorando completamente il ruolo sociale e aggregativo che la Vibonese svolge sul territorio, ben oltre il semplice aspetto commerciale.
Pippo Caffo ha ribadito la sua posizione con estrema chiarezza ai microfoni di Radio Onda Verde: "Non accetterò avventurieri. Chi vuole la Vibonese, deve garantirne il futuro". E le sue parole sono più che giustificate. Ma come si può chiedere a un imprenditore di continuare a farsi carico di un peso così grande se la città stessa sembra non volerlo più supportare adeguatamente?
Nel frattempo, la piazza è spaccata. Sui social, i tifosi oscillano tra la rabbia e lo scoramento. Molti temono che dietro le offerte siciliane non ci sia una reale progettualità e che la Vibonese rischi di chiudere i battenti nel giro di un paio d'anni. Alcuni, seppur in numero minore, chiedono a Caffo, in carica da quindici anni, di lasciare il club, mentre altri lo implorano di non mollare e di continuare a investire nella Vibonese.
E ora, mentre il mercato estivo procede a rilento e giocatori simbolo come Pietro Terranova hanno già lasciato la squadra, accasandosi alla Nissa, la Vibonese rischia di perdere molto più di un centravanti. Rischia di smarrire la propria identità e la propria missione all'interno del tessuto sociale e sportivo.
Domani sarà il giorno della verità. Tuttavia, se oggi la Vibonese si trova in una posizione così precaria, la colpa non è solo dei "mancati acquirenti". È anche di una città che, a parte una frangia di tifosi mai doma, tace, di istituzioni assenti e di una burocrazia che logora anche i più tenaci. Intanto, in un atto di responsabilità, Pippo Caffo ha già iscritto la squadra al campionato di Serie D, garantendo un primo, fondamentale passo verso la prossima stagione.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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