Fabrizio Lucchesi, direttore generale del Guidonia Montecelio, è intervenuto ai microfoni di TMW Radio durante la trasmissione A Tutta C per analizzare il brillante avvio di campionato della neopromossa laziale in Serie C. Nonostante sia al nono posto, con tre vittorie in sette giornate, Lucchesi ha giudicato l'andamento assolutamente positivo.
«No, assolutamente positivo, naturalmente cercheremo di fare il meglio», ha affermato Lucchesi, chiarendo subito l'obiettivo primario della società: «Il nostro obiettivo è di salvarci per consolidare la categoria e poi iniziare comunque una strutturazione societaria».
Il progetto del Guidonia, forte del supporto dell'imprenditore Mauro Fusano, non si limita al campo. «Con un investimento importante che faremo sul settore giovanile e quest'anno invece abbiamo dato anche molta importanza, abbiamo investito molto sulla parte infrastrutturale», ha spiegato il DG, puntando a una crescita su tutti i fronti.
«Cercare di portare di pari passo avanti gli investimenti infrastrutturali, prospettici e anche di tecnico sportivo sulla squadra». Lucchesi ha infine sottolineato l'importanza territoriale del club, situato in un comune di 95 mila abitanti nella cintura romana: «Di fatto ci
L'intervistatore ha ricordato come il Guidonia sia stata l'unica formazione capace di sconfiggere l'Arezzo di Bucchi, una delle favorite. Lucchesi ha inquadrato questo risultato all'interno di un andamento ancora altalenante della squadra.
«Il nostro inizio è stato caratterizzato in questo momento da alti e bassi, abbiamo fatto tre vittorie, tre sconfitte e un pareggio, è un andamento che evidenzia la mancanza, è un equilibrio che ancora la squadra deve trovare», ha osservato. Riguardo la vittoria sull'Arezzo, Lucchesi ha riconosciuto un’ottima prestazione: «Con l'Arezzo abbiamo fatto una partita massimale, l'Arezzo probabilmente l'ha un pochino sottovalutata ed è andata bene».
Analizzando il livello del torneo, il dirigente ha indicato le formazioni che si sono messe in luce, pur ribadendo che è ancora presto per i verdetti definitivi. «Credo sì che l'Arezzo insieme a Ravenna, ma ci metto anche l'Ascoli, le tre squadre in questo momento hanno fatto vedere qualcosina più degli altri, ma sette partite sono poche, il campionato è lungo, io credo che tutto il girone d'andata servirà per capire i reali valori», ha spiegato, concludendo con un sospiro di sollievo: «Di quello sono contento che abbiamo già fatto dieci punti e faccio il conto a quanti ne manca per arrivare al 42-44».
Il DG ha insistito sulla natura estremamente bilanciata del Girone B, il che impone grande cautela. «Il girone B in modo particolare è un girone molto equilibrato, perché la classifica è molto corta. Tu vinci una partita, scali cinque posizioni in classifica, perdi una partita, perdi cinque posizioni, quindi bisogna rimanere con i piedi per terra», ha ammonito. La necessità di una gestione oculata delle partite è massima: «Talvolta sapersi accontentare anche di un punto perché, come diceva Totò, il totale fa la somma. In buona sostanza, dobbiamo continuare a ragionare partita per partita».
Facendo un paragone con gli altri gironi, Lucchesi ha notato: «In questa prima idea che mi sono fatto, nel girone C ad esempio c'è una maggiore incidenza della parte agonistica», mentre ha visto nel Girone A il Vicenza come la squadra più attrezzata.
Interrogato sul progetto delle seconde squadre (Juventus Next Gen, Inter U23, ecc.) in Serie C, Lucchesi ha espresso una posizione critica sul modello, pur riconoscendone l'utilità nella fase iniziale.
«Io non credo al modello spagnolo delle seconde squadre, come impostazione istituzionale. Non sono d'accordo che in Italia possa funzionare, nel mondo c'è solo in Spagna e poi funziona solo lì», ha sostenuto. Tuttavia, per il momento, il contributo è positivo: «Credo che un contributo che possano dare le squadre B al sistema in questa prima fase, in questi primi anni di sperimentazione, sia un contributo anche positivo. Del medio nel lungo periodo non lo so».
Il dirigente ha poi affrontato la questione più delicata, quella del "doping amministrativo" e delle crisi societarie che ciclicamente colpiscono la Serie C, rievocando la sua breve ma intensa esperienza al capezzale del Taranto.
«La Lega può fare poco, perché io credo che il concetto sia all'origine. Io credo che in tutti i sistemi, definisco il doping amministrativo come sportivo», ha sentenziato. La soluzione, secondo Lucchesi, è drastica ma necessaria per la lealtà della competizione: «Oggi chi non è in condizione di arrivare in fondo all'anno non deve iniziare la stagione».
Ha poi spiegato l'estrema gravità di questo fenomeno: «Se tu droghi il sistema amministrativo, io dico è più grave del sistema fisico, della droga fisica. La droga fisica è brutta, sbagliata, ma dopo una settimana passa. La droga amministrativa rimane, condiziona la vita di un club per sempre». La responsabilità è dunque a monte: «Chi comincia la stagione la deve finire. Il problema secondo me è all'inizio. Tu devi ammettere, bisogna applicare norme molto restrittive, anche a costo di perdere per strada qualche club, ma non lo perdi sostanzialmente, ne anticipi la fine, ma per il bene del sistema, chi non è in grado di finire la stagione non lo deve iniziare».
Riguardo la sua parentesi a Taranto, ha precisato il suo ruolo: «Sono stato un mese al capezzale di un moribondo terminale che era condannato a morte semplicemente per allungare la vita. Io ho semplicemente fatto per un mese, un mese e mezzo, in modo che quel club fosse in equilibrio finanziario». Alla luce di quell'esperienza, l'interrogativo finale di Lucchesi resta: «Tu non ci devi arrivare a quel livello di indebitamento. E allora la domanda è: perché l'hanno iscritta e perché è stata iscritta?».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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