Il futuro del calcio a Rimini passa per una ripartenza dal basso, ma lascia dietro di sé una scia di polemiche e perplessità sulle modalità con cui si è arrivati al capolinea. A fare chiarezza sulla situazione è Simone Alberici, Presidente della FIGC Comitato Regionale Emilia Romagna LND, intervenuto ai microfoni di Icaro TV. Se da un lato c'è la certezza della categoria da cui si ripartirà, dall'altro c'è una forte condanna verso la strategia che ha portato alla fine della società biancorossa.
La ripartenza: sarà Eccellenza
Alberici ha voluto innanzitutto rassicurare la piazza sulla continuità del calcio in città. "Seguirò passo per passo la ripartenza del Rimini", ha dichiarato il Presidente, dicendosi fiducioso grazie alla passione che anima l'ambiente. La strada tracciata è quella dell'articolo 52 comma 10 delle NOIF: "Se ci sarà questa procedura, con una nuova governance scelta nell'interesse del Comune di Rimini, si parteciperà ai nostri campionati regionali".
Tradotto in termini pratici, come confermato in studio, il Rimini ripartirà dall'Eccellenza, ovvero due categorie sotto rispetto alla Serie C (Lega Pro). Un precedente citato da Alberici è quello recente della nuova società nata dalle ceneri della SPAL (l'Asset Labor), che ha seguito lo stesso percorso.
L'accusa: "Incomprensibile la liquidazione volontaria"
Il cuore dell'intervento di Alberici è stato però un duro atto d'accusa verso la gestione tecnica del fallimento. Il Presidente si è detto "basito" per la scelta della liquidazione volontaria, definendola una mossa che ha impedito di salvare il salvabile.
"Mi chiedo come sia possibile aver scelto la liquidazione volontaria", ha tuonato Alberici. "Se oggi ci fosse stato almeno un fallimento con esercizio provvisorio, si sarebbe portata a fondo la stagione". Secondo il numero uno del calcio regionale, questa decisione ha causato la perdita immediata di tutti i "crediti sportivi" che la società possedeva.
I danni economici e sportivi
Alberici ha elencato dettagliatamente ciò che è andato in fumo con la decisione di non proseguire l'attività: Premi di formazione; Cessione del titolo sportivo; Valore dei cartellini dei giocatori vincolati (che potevano essere ceduti); Incasso dei premi per l'utilizzo dei giovani (minutaggio) in Lega Pro.
"Tutti crediti persi. Chi ha fatto la scelta di fare la liquidazione volontaria si è preso una responsabilità", ha affermato Alberici, sottolineando come la decisione abbia di fatto "staccato la spina" al Rimini Calcio in quel preciso momento, cancellando anche il settore giovanile e quello femminile.
Il paragone con la SPAL e le responsabilità
Alberici, che si definisce una persona che dice "pane al pane e vino al vino", distingue le responsabilità delle gestioni passate (che affronteranno le sedi opportune tra liquidazione giudiziale e azioni di responsabilità) da chi ha operato la scelta tecnica finale.
"Chi ha scelto la liquidazione volontaria ha fatto una scelta ponderata volta a far sparire il Rimini Calcio in quel momento", ha aggiunto. Secondo il Presidente, la situazione debitoria del Rimini (stimata tra i 4 e i 5 milioni, di cui circa 3 di debiti sportivi) era gestibile tramite un esercizio provvisorio, a differenza di casi ben più gravi come quello della SPAL (17 milioni di debiti).
"C'erano le condizioni per finire la stagione, incassare i soldi della Lega e valorizzare i ragazzi", ha concluso Alberici. "È stata fatta una valutazione prettamente economica o commerciale dall'amministratore o dal custode, forse a propria tutela, ma sportivamente io condanno questa scelta".
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