Il Collegio di Garanzia dello Sport ha emesso oggi una decisione che segna un punto fermo nella controversa vicenda che ha coinvolto il Trapani FC 1905. La Prima Sezione, sotto la guida del professor avvocato Vito Branca, ha definitivamente respinto il ricorso presentato dalla società siciliana insieme ai dirigenti Valerio Antonini e Vito Giacalone, confermando così la penalizzazione di otto punti in classifica che dovrà essere scontata nella stagione sportiva 2025/2026.
La decisione odierna rappresenta l'epilogo di un lungo iter procedurale iniziato con la sentenza del Tribunale Federale Nazionale FIGC dello scorso maggio, successivamente confermata dalla Corte Federale d'Appello il 30 giugno. Oltre alla penalizzazione per la società, rimangono in vigore anche le sanzioni individuali di sei mesi di inibizione ciascuno per Antonini e Giacalone.
Il pronunciamento del Collegio di Garanzia non si limita al rigetto del ricorso, ma stabilisce anche che i ricorrenti dovranno sostenere le spese processuali per un importo di 5.000 euro, oltre agli accessori di legge, in favore della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
L'operazione finanziaria contestata
La genesi della sanzione affonda le radici in una complessa operazione finanziaria realizzata tra febbraio e marzo 2025. Secondo la ricostruzione effettuata dalla FIGC, il club trapanese avrebbe fatto ricorso a crediti d'imposta privi di fondamento per estinguere obbligazioni tributarie verso l'erario, specificamente relative a Irpef e contributi INPS per i mesi compresi tra novembre 2024 e febbraio 2025.
L'elemento centrale della vicenda riguarda la natura di questi crediti fiscali, che pur apparendo regolarmente registrati nel sistema informatico dell'Agenzia delle Entrate, provenivano da Alfieri SPV, una società con domicilio in via Montenapoleone a Milano. Tuttavia, secondo gli accertamenti federali, questa entità risultava essere priva di una reale struttura operativa e già oggetto di attenzione da parte delle autorità competenti.
Il Tribunale Federale ha stabilito che il Trapani FC avrebbe partecipato con piena consapevolezza a un'operazione caratterizzata dall'assenza di adeguate tutele sotto il profilo legale e fiscale. Questa condotta, secondo i giudici sportivi, non ha comportato una valida estinzione del debito nei confronti dell'Agenzia delle Entrate, configurando così una violazione delle normative federali.
Le argomentazioni difensive
Di fronte alle accuse, il presidente del Trapani Valerio Antonini ha costantemente rivendicato la buona fede della società, sostenendo di essere stato vittima di un inganno. Questa posizione trova un parallelo in situazioni analoghe che hanno interessato altre realtà calcistiche, tra cui il Brescia di Massimo Cellino, evidenziando come il fenomeno dei crediti fiscali irregolari abbia avuto una portata più ampia nel panorama sportivo nazionale.
Durante una recente comunicazione attraverso i canali social, Antonini ha ribadito la sua versione dei fatti, dichiarando di "essere stato truffato". Questa linea difensiva si basa sulla tesi secondo cui la società avrebbe agito in buona fede, confidando nella regolarità di documenti che successivamente si sono rivelati privi di valore.
Le implicazioni per il futuro
La conferma della penalizzazione assume una rilevanza particolare considerando il percorso sportivo che attende il Trapani nella prossima stagione. Gli otto punti di penalizzazione rappresentano un handicap significativo che potrebbe condizionare pesantemente gli obiettivi della squadra siciliana, costringendo la società a rivedere le proprie strategie sia sul piano tecnico che gestionale.
La vicenda non si limita tuttavia al solo ambito calcistico. Il gruppo imprenditoriale guidato da Antonini ha dovuto affrontare problematiche analoghe anche nel settore cestistico, dove il Trapani Shark ha subito una penalizzazione di quattro punti da parte della Federazione Italiana Pallacanestro per irregolarità nei versamenti fiscali. Questa situazione evidenzia come le difficoltà finanziarie abbiano investito trasversalmente le diverse attività sportive del gruppo.
Possibili sviluppi giuridici
Nonostante la decisione definitiva del Collegio di Garanzia rappresenti l'ultimo grado di giudizio nell'ambito della giustizia sportiva, Antonini ha lasciato intendere la possibilità di proseguire la battaglia legale in altra sede. Il presidente del Trapani ha infatti manifestato l'intenzione di adire il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio qualora il Collegio avesse confermato la penalizzazione, scenario che si è puntualmente verificato.
Questa eventuale iniziativa aprirebbe un nuovo fronte procedurale, spostando la controversia dall'ambito della giustizia sportiva a quello della giustizia amministrativa ordinaria. Il ricorso al TAR rappresenterebbe un tentativo di ottenere l'annullamento delle decisioni federali attraverso un diverso canale giurisdizionale, benché le possibilità di successo rimangano da valutare alla luce della consolidata giurisprudenza in materia di rapporti tra giustizia sportiva e amministrativa.
La vicenda del Trapani FC si inserisce in un contesto più ampio di controlli sempre più stringenti da parte delle federazioni sportive sui profili finanziari e fiscali delle società affiliate. Questo caso specifico potrebbe fungere da precedente per future situazioni analoghe, contribuendo a definire i parametri di responsabilità delle società sportive nelle operazioni finanziarie di dubbia legittimità.
L'epilogo odierno segna quindi un momento cruciale non solo per il destino sportivo del club siciliano, ma anche per l'evoluzione dei principi di responsabilità e trasparenza che governano il mondo dello sport professionistico italiano.
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