Quasi tre decenni dopo aver lasciato Genova, Christian Karembeu è tornato in Liguria. Non più con la maglia blucerchiata della Sampdoria, ma nei panni di dirigente della Sanremese, squadra che milita stabilmente in Serie D da dieci anni. L'ex centrocampista francese, campione del mondo nel 1998, ricopre attualmente il ruolo di vicepresidente del club della città dei fiori, portando con sé un bagaglio di esperienza maturata ai massimi livelli del calcio europeo.
In un'intervista rilasciata al Secolo XIX, Karembeu ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera, soffermandosi in particolare sul biennio trascorso alla Sampdoria tra il 1995 e il 1997, periodo che considera cruciale per la sua affermazione internazionale.
«Sono stati anni incredibili, favolosi», ha dichiarato Karembeu parlando della sua esperienza sampdoriana. Il legame con la famiglia Mantovani, allora proprietaria del club, e con compagni di squadra come Roberto Mancini e Mirko Invernizzi è rimasto vivo nel tempo. Ma è soprattutto il rapporto con Enrico Chiesa a emergere nei suoi racconti: «Era il mio vicino di casa, andavamo insieme a Bogliasco. Ho visto nascere Federico e sono felice per la sua carriera, ma per me papà resta più forte: Enrico era un fuoriclasse».
Il francese non esita a riconoscere l'importanza che l'esperienza italiana ha avuto per la sua crescita professionale: «Mi ha aiutato a diventare un giocatore di livello mondiale». Quella tappa genovese rappresentò infatti il trampolino di lancio verso il Real Madrid e verso la consacrazione con la nazionale francese, con cui avrebbe conquistato il Mondiale casalingo nel 1998.
Se i ricordi del passato sono luminosi, lo sguardo al presente è velato da preoccupazione. La Sampdoria che Karembeu ha nel cuore attraversa un momento difficile, impegnata nella lotta per risalire dalla Serie B. «Sono triste per quello che sta attraversando la squadra che ho nel cuore», ha ammesso senza nascondere l'amarezza. Secondo l'ex centrocampista, il club genovese meriterebbe ben altra collocazione, come dimostrano la storia e i successi degli anni Novanta. «Spero davvero, soprattutto per i tifosi, che la squadra possa tornare a vivere quei fasti», ha aggiunto.
Anche nell'analisi della corsa scudetto emerge la nostalgia per tempi migliori: pur indicando Napoli e Inter come le favorite per il titolo, Karembeu ha confessato: «Mi sarebbe piaciuto citare la Samp, ma purtroppo gli obiettivi ora sono diversi». Tuttavia, il legame affettivo rimane incrollabile: «Nel mio cuore sono sempre sampdoriano».
La scelta di tornare sulle coste liguri non è frutto del caso. Per Karembeu, nato su un'isola, il rapporto con il mare rappresenta qualcosa di profondo e viscerale. «Mi piace il mare – ha spiegato – per me, nato su un'isola, rappresenta il prolungamento della vita». Un legame che già ai tempi della Sampdoria si traduceva in un rituale scaramantico: «Prima delle partite, quando potevo, andavo a camminare in spiaggia per caricarmi di energia positiva».
Interpellato sullo stato di salute del movimento calcistico italiano, Karembeu ha parlato di una fase di ricostruzione. L'assenza dagli ultimi Mondiali pesa ancora: «Mi farebbe piacere che l'Italia tornasse ai Mondiali», ha affermato, invitando comunque alla fiducia nonostante le difficoltà. Secondo l'ex giocatore, manca ancora una generazione di campioni paragonabili a Francesco Totti o Alessandro Del Piero, figure che hanno segnato un'epoca del calcio azzurro.
L'impegno di Karembeu nella Sanremese non è una semplice presenza simbolica, ma si inserisce in un disegno ambizioso. «Il progetto è ambizioso e a lungo termine», ha precisato il vicepresidente, delineando un percorso graduale che punta al salto in Serie C e quindi al calcio professionistico. La strategia si basa sulla costruzione di una sinergia tra società, tifosi, istituzioni locali e sponsor, elementi che Karembeu considera indispensabili per raggiungere l'obiettivo.
«Sanremo ha tutto il potenziale per andare tra i professionisti. È una città famosa nel mondo, ora vogliamo che lo sia anche per il calcio», ha dichiarato con convinzione. La notorietà internazionale della città, legata soprattutto al Festival della Canzone Italiana, rappresenta secondo l'ex calciatore un patrimonio su cui costruire anche un'identità calcistica di rilievo.
Il ritorno di Karembeu in Liguria chiude quindi un cerchio iniziato quasi trent'anni fa. Se allora era un giovane centrocampista in cerca di affermazione, oggi è un dirigente che mette la propria esperienza al servizio di una realtà minore, ma con grandi ambizioni. Il mare che lo aveva accolto da giocatore lo ritrova ora in una veste diversa, con la stessa passione ma con nuove responsabilità e progetti da realizzare.
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