Ha parlato ai canali ufficiali del Trento, Fabrizio Brunialti, amministratore delegato e direttore generale da sei anni, esattamente sin dal momento della fondazione della società. Brunialti è stato uno dei 33 fondatori della Cooperativa gialloblù e, da subito, uno dei “punti fermi” del sodalizio di via Sanseverino.
Direttore, partiamo dall’inizio, ovvero dalla primavera del 2014 quando il Presidente Mauro Giacca la coinvolse nell’avventura.
“Conobbi Mauro nel corso della mia seconda esperienza al Mezzocorona: io ero rientrato nel 2010 in seno alla società rotaliana e lui era uno dei sostenitori più importanti. In seguito alla scomparsa di Claudio Tonetti, Mauro divenne vicepresidente e condividemmo anche la stagione successiva in serie D. Al termine di quell’annata entrambi lasciammo il Mezzocorona – con i conti a posto, ci tengo a sottolinearlo – e, per alcune stagioni, anche il mondo del calcio. Nel 2013 Nicola Stanchina mi convinse a collaborare con lui alla Ravinense e fu un’esperienza diversa dalle precedenti, ma molto positiva, e nel corso di quell’annata mi cimentai anche come opinionista sportivo in una trasmissione su di una tv locale.
Nel 2014 Mauro si avvicinò al Trento, prossimo al fallimento, e mi coinvolse immediatamente. Lo ammetto: ci pensai un attimo, perché la situazione era complicata e, soprattutto, era fondamentale avere un certo approccio perché il Trento è il Trento ed è una realtà nemmeno paragonabile alle altre nelle nostra provincia. È stata dura, durissima e ricordo le interminabili riunioni notturne che hanno contraddistinto il primo periodo, ma siamo riusci in quello che era il primo grande obiettivo, ovvero ricostruire da sottozero il Trento, che oggi ha un nome, la dignità che merita, una solidità economica e può guardare con ottimismo al futuro. E, dopo sei anni, siamo ancora qui”.
Un percorso lungo e per nulla semplice, soprattutto all’inizio, viste e considerate le basi – pressoché inesistenti.
“L’inizio fu difficile, inutile negarlo, perché ci trovammo a dover costruire da zero, una prima squadra e un settore giovanile con pochissimo tempo a disposizione e una credibilità minima, visto l’operato di chi ci aveva preceduto in via Sanseverino. Ci riuscimmo lavorando tantissimo e oggi siamo ancora qui, grazie soprattutto all’impegno e alla dedizione di Mauro Giacca, senza il quale il Trento sarebbe sparito e avrebbe dovuto ripartire dalla Seconda Categoria. Senza di lui oggi non saremmo qui a parlare di una Prima Squadra e di un Settore Giovanile da oltre 200 atleti, di una società organizzata che guarda al futuro con grande ottimismo e, aspetto tutt’altro da trascurare, con una situazione economica indiviabile. Che, visto quanto accade oggi nel mondo del calcio, è aspetto non da poco”.
Il Trento è un amore nato tanti, tanti anni or sono sugli spalti del “Briamasco” e poi, oggi, vissuto da Amministratore Delegato e Direttore Generale. Con tante responsabilità.
“La passione è la stessa di quando, da giovane, ero solamente un tifoso della squadra gialloblù. Adesso è chiaro che l’impegno e gli oneri sono ben diversi, ma vi posso assicurare che il trasporto è il medesimo. Anzi, ancora maggiore, indipendentemente dall’età. Con Mauro, i Consiglieri della società, i dipendenti e i collaboratori del club sono nati rapporti d’amicizia che, al di là del mero aspetto sportivo, hanno fatto sì che, per il sottoscritto, quella dell’Ac Trento sia veramente una seconda famiglia. Poi ci sono le responsabilità in ambito amministrativo, economico e organizzativo, che non sono poche e, in determinati periodi, anche piuttosto “pesanti”, ma poi le soddisfazioni, dento e fuori dal campo, ti ripagano da ogni sforzo”.
Ecco, per l’appunto: in questi sei anni ci sono stati momenti felici e momenti negativi. I ricordi più “forti” legati alla sua esperienza in gialloblù quali sono?
“Beh senza dubbio la retrocessione della passata stagione è stato il momento più brutto di quest’avventura. Un risultato sportivo assolutamente negativo e imprevisto, che ci ha segnato e ci ha fatto riflettere, perché dagli errori bisogna sempre imparare. Poi ci sono i tanti momenti positivi. Il più intenso? La salvezza in serie D a maggio 2018, ottenuta dopo un’annata complicata e maturata sul campo all’ultima giornata. Senza dimenticare la vittoria in Eccellenza della stagione precedente e le tante Coppa Italia conquistate, comprese le ultime due dello scorso mese di dicembre”.
Dal passato, passando per il presente, al futuro. Cosa possono aspettarsi i tifosi?
“Quando si amministra una società la parola d’ordine è “pianificare”, ma non bisogna mai commettere l’errore di fare il passo più lungo della gamba. Il futuro immediato è rappresentato sicuramente la vittoria nel campionato d’Eccellenza, che speriamo si concretizzi quanto prima e il percorso, che auspichiamo sia più lungo possibile, che ci aspetta nella fase nazionale di Coppa Italia. E poi ci sara una serie D da affrontare con raziocinio e la voglia di essere protagonisti. La serie C? Come ho detto prima: il sogno è quello di riportare il Trento dove merita distare, ovvero tra i “pro”, ma prima bisogna diventare una realtà significativa nel torneo di Quarta Serie”.
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