Ogni anno, da cinque anni ormai, tra Pasqua e l'estate Potenza festeggia. Una promozione in C, due playoff conquistati e, infine, due salvezze centrate senza mai passare dai playout. Sempre con lo stesso uomo al comando: il patron, nonché deputato, Salvatore Caiata. TuttoC.com lo ha intervistato per analizzare la stagione rossoblù ma anche il passato e, soprattutto, il futuro del calcio potentino.

Alla fine anche quest'anno l'obiettivo è stato raggiunto.
"Quest'anno mi faceva un po' impazzire l'idea che dovessi combattere per la retrocessione con una squadra che dal punto di vista tecnico, per me, valeva i playoff. Questo mi preoccupava: quando hai una squadra costruita per salvarsi, dal punto di vista mentale sai già cosa fare quando ti impantani nelle zone basse della classifica. Invece una squadra da playoff, se si trova in fondo, rischia di non farcela. Per fortuna, alla fine i valori sono emersi e abbiamo chiuso in crescendo, con una media da squadra playoff e una salvezza ottenuta senza playout. Mi spiace solamente di non essermi goduto fino in fondo questo traguardo: non ho potuto festeggiare la permanenza in C in mezzo al campo a causa dell'ennesima squalifica. Non ho potuto salutare il mio pubblico, andare sotto la curva, applaudire io stesso tutti coloro che mi hanno sostenuto in questi cinque anni. L'amaro in bocca di dover andare via a fine partita è stato tanto, lo confesso".

Tutta colpa della maxi-squalifica dopo la gara col Catania.
"Per quella gara tutti ci dicono che abbiamo fatto casino, nessuno dice che siamo stati offesi con gesti di tutti i tipi nei confronti di panchina e pubblico. L'avessimo fatto noi a Catania saremmo ancora chiusi negli spogliatoi. Poi io sono dell'idea che le cose del campo rimangono in campo ma qualcuno in quell'occasione ha deciso di portarle fuori visti i problemi che aveva in casa. E poi, se ti fanno il dito medio in faccia è chiaramente benzina sul fuoco che produce una fiammata: la colpa è di chi getta la benzina o di ha la fiammata? Io onestamente penso sia più del primo..." 

Il Giudice Sportivo, in generale, non è stato tenero con voi quest'anno.
"Penso che a Foggia qualcuno è entrato in campo, ha picchiato un giocatore e se ne è tornato sugli spalti. Tutto questo è stato punito con 10mila euro e non è stato nemmeno squalificato il campo. Noi, invece, dobbiamo pagare 2mila euro per offese al guardalinee che, dopo 4 minuti di gol convalidato, improvvisamente ha cambiato idea. È evidente che c'è qualcosa che non funziona, è evidente che c'è accanimento verso società che vengono viste come bancomat. Essere trattati così dopo tutti i sacrifici che facciamo, in un principio di non sostenibilità assoluta come questa categoria, è davvero frustrante. Lo dico a nome di tanti presidenti, con i quali mi sento spesso e che sono d'accordo con me".

Essere presidente in C, insomma, non è una passeggiata di salute...
"Oggi in una lettera Covisoc e FIGC mi hanno chiesto mille spiegazioni. Ogni anno produciamo mille documenti e poi il Catania ha giocato un anno intero praticamente senza requisiti. Vengono fatti da anni proclami di riforma ma poi di fatto non accade mai niente. Questo è un calcio che crea disaffezione, come dimostra l'oggettivo calo di presenze negli stadi. Poi anche la scelta di ElevenSports ci sta penalizzando: è vero che commercializza il prodotto però toglie persone agli stadi e non dà benefici alle squadre: 10-15 mila euro l'anno in cassa sono davvero pochi se si pensa agli incassi mancanti al botteghino. In più non possiamo più vendere i diritti alle televisioni locali che avevano davvero grande interesse per la diretta delle nostre gare. E non abbiamo nemmeno la possibilità, di conseguenza, di vendere la pubblicità durante le telecronache". 

A proposito di presidenza, ha annunciato che non sarà più alla guida del Potenza.
"Già da gennaio avevo detto che avrei portato la nave in salvo e poi sarei sceso. E così è: non ho la sostenibilità economica per andare avanti un altro anno, o quantomeno non posso farlo da perno centrale del progetto. Se ci saranno persone che supporteranno la causa sarò ben lieto di cedere il club o di rimanere con una quota minoritaria. Poi ci sono ferite che una volta aperte non si rimarginano".

Eppure dopo anni spesi a progettare il nuovo stadio, ora che potrebbe finalmente arrivare, lascia?
"Non ho lottato per lo stadio per goderne io, l'ho fatto per il bene della comunità. Spero che il risultato arrivi perché, da imprenditore, intuisco l'importanza di avere una struttura del genere. Lo stadio non è solo del tifoso, produce aggregazione sociale e profitti per tutta la settimana. Spero che questo progetto vada in porto perché darebbe un impulso enorme all'economia della città. E poi bisogna dire che il Potenza è un volano unico per questa città: abbiamo calcolato che, a livello nazionale, il 90% delle volte in cui i media nominano la parola 'Potenza', lo fanno per parlare della squadra. Spero, quindi, che dopo questi cinque anni di presidenza Caiata Potenza non scompaia nuovamente dai circuiti nazionali".

Cinque anni belli intensi...

"Vengo da una presidenza lunga, fatta di tanti successi e di poche sconfitte: vittoria del campionato al primo anno, poi due anni di piazzamenti importanti, sfiorando la B e uscendo ai playoff in maniera rocambolesca. Durante il Covid, in una situazione economica difficilissima per tutta l'Italia, sono arrivate due salvezze senza playout. Conti in ordine, mai una penalizzazione, mai una mancanza, centinaia di iniziative di solidarietà,  stadio aperto a tutte le fasce più deboli della popolazione.
Per questo ho tanti ricordi meravigliosi: c'è l'emozione di avere avuto un giocatore come Carlos Franca con i suoi gol indimenticabili, lo stadio esaurito con famiglie intere, dai nonni ai nipoti, per festeggiare il salto tra i professionisti, creando ricordi emotivi che rimarranno per intere generazioni. E poi, in Serie C, le vittorie su campi di grande prestigio come quelli di Avellino, Bari e Catanzaro, con quest'ultima vittoria che ci proiettò addirittura al primo posto in classifica. Ho tanti ricordi perché per fortuna ho vinto tanto. Sono contento di quello che abbiamo fatto.
Il calcio genera una marea di emozioni che danno adrenalina. È bello vivere sotto pressione, per assurdo è bello vivere anche il dispiacere per una sconfitta visto che genera ancora più emozioni quando poi tornerai a vincere. E poi c'è l'ansia del fischio finale, la bellezza di tifare per la squadra in campo. Tutto questo mi mancherà terribilmente. Però bisogna avere la serietà di capire quando fermarsi".

Nemmeno il presidente Ghirelli riuscirà a convincerla?
"Ci sentiamo tutti i giorni, è una persona troppo accorta e intelligente per entrare all'interno delle dinamiche personali. Sa che queste sono scelte che ogni presidente deve compiere personalmente".

Tornando alla salvezza appena raggiunta: a un certo punto eravate adagiati nei fondali della classifica.

"Quest'anno si sono incalanate una serie di condizioni negative, tra tanti infortuni e decisioni arbitrali a nostro sfavore. Solo per limitarci all'ultima gara, con la Juve Stabia, ho visto una cosa che ha dell'incredibile: un gol convalidato per tre minuti, col pallone portato già a centrocampo, per poi essere annullato, come se ci fosse la VAR. Secondo me alla fine c'è stata una VAR di fatto ma non abbiamo capito come sia arrivata in campo. Nonostante tutto, la virtuosità della società ha avuto un peso, lo staff ha avuto un peso, la potentinità ha avuto un peso, le mie decisioni hanno avuto un peso e questo ci ha portato a salvarci con tre giornate d'anticipo".

A proposito di potentinità, indiscutibile l'apporto di mister Arleo alla causa.
"Credo che il suo ingaggio sia stata la decisione più importante della stagione. Una scelta condivisa da quasi nessuno ma alla fine risultata corretta. Era importante, comunque, ridare potentinità alla squadra con queta e con altre figure. In questi anni ho fatto crescere intorno a me dei giovani che, adesso, sono diventati ottimi professionisti: parlo dell'amministratore delegato Daniele Flammia, del direttore generale Manuel Scalese, del club manager Giuseppe Lolaico. E poi anche la nostra segretaria, la nostra responsabile marketing e così via. Tutte persone che non avevano mai svolto questo ruolo e che adesso sono apprezzate per il loro lavoro. Per me anche questa è una grande vittoria".

Tornando al campo, un altro arrivo decisivo è stato quello di Luigi Cuppone in attacco.
"È stato un colpo del presidente Caiata: a dieci minuti dalla fine del calciomercato sono riuscito a portarlo a Potenza, grazie al rapporto personale che avevo col ragazzo. L'ho convinto nonostante su di lui ci fossero davvero tante squadre".

Da deputato, i colleghi in Parlamento le chiedono mai del Potenza?
"Tutti me lo chiedono, il campionato di Serie C è molto seguito in Parlamento. Tutti e tre i gironi, i colleghi di tutta Italia sono davvero appassionati alle squadre delle loro città. Il lunedì, infatti, commentiamo spessissimo i risultati della domenica". 

Chiusura con pronostico: chi andrà col Bari in Serie B?
"È praticamente impossibile dirlo. Però mi spiace davvero tanto che quest'anno due squadre, nei gironi del Nord, dopo aver superato quota 80 non potranno festeggiare la promozione diretta in Serie B: è un peccato che una tra Padova e Sudtirol e una tra Modena e Reggiana dovranno giocare i playoff. Questo rende ancora più evidente la necessità di riformare il calcio e questo sistema di promozioni. Questo sistema per me va rivisto: partecipare in 27 squadre per poi vederne trionfare solo una non mi sembra il massimo. Anche perché i giocatori, ormai, vogliono tutti il premio sul contratto in caso di qualificazione ai playoff. Arrivare decimi, pagare questi premi e poi uscire al primo turno ha poco senso. Credo sarebbe meglio tornare al passato: dalla seconda alla quinta classificata ai playoff, con gare di andata e ritorno. Ma, per fare questo, servirebbe la riforma dei campionati. E torniamo sempre al punto di partenza".

Sezione: Serie C / Data: Mer 20 aprile 2022 alle 13:15
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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