Il Trento ha finalmente spezzato l’incantesimo del campo amico, conquistando una vittoria casalinga tanto attesa contro la Pro Vercelli (1-0) e regalando ai propri sostenitori la gioia della prima esultanza tra le mura amiche.
Un successo che ha il sapore di un cambio di marcia per il gruppo guidato da Luca Tabbiani, il quale, al termine della nona giornata di campionato, si è concesso ai microfoni con un entusiasmo palpabile, ma senza rinunciare alla lucidità di analisi.
«Sono felice perché ci mancava da tanto e poi la per me i ragazzi lo meritavano anche per per come lavorano e per come fanno e quindi oggi sono particolarmente contento per loro», ha esordito il tecnico, sottolineando come la prestazione sia stata la giusta ricompensa per l’impegno profuso quotidianamente dal collettivo.
Tabbiani ha confessato che la sua speranza, condivisa con lo staff, era che la squadra potesse unire una prestazione di livello alla raccolta dei tre punti, specialmente in un momento delicato. Nonostante le difficoltà recenti, i trentini avevano perso, come sottolineato, solo due gare, segno di uno spirito combattivo mai domo.
L'allenatore ha però puntato l'attenzione su un aspetto da perfezionare, quello della gestione del vantaggio negli ultimi segmenti di gara: «non mi è piaciuta molto la gestione del degli ultimi 20-25 minuti ma può essere comprensibile nel senso che c'era questa voglia di portare a casa la vittoria che superava un po' la voglia di continuare a giocare». Questa esperienza, ha aggiunto, sarà un punto di partenza per migliorare la governance del risultato, evitando una difesa troppo passiva che apra a rischi inutili.
La vittoria assume un significato profondo anche in termini di classifica e autostima. Tabbiani ha utilizzato un’immagine molto chiara per definire lo snodo della giornata: «oggi o eravamo dentro i playout o eravamo dentro i play-off». E la sua convinzione sulla qualità della rosa è netta: «io reputo la squadra che alleno più da play-off che da playout. Ovviamente anche loro credevano questo e dovevamo dimostrarlo nel campo per poter essere dentro a quella posizione e cercare di starci fino alla fine dell'anno».
Analizzando gli episodi del match, il mister ha ricordato che, nonostante un primo tempo che onestamente «poteva finire 3 o 4-0» si è rischiato l’1-1. Tuttavia, Tabbiani non crede nella fortuna o nella sfortuna casuale: «non credo che gli episodi aiutano a caso». A suo dire, i rimpalli favorevoli si ottengono solo quando si è al massimo della concentrazione.
«Abbiamo messo un'attenzione superiore al solito che è un po' il difetto che spero di dire avevamo e che oggi ce lo siamo tolto», ha affermato, specificando che, sebbene sette pali colpiti dall'inizio del campionato siano un dato rilevante, i rimpalli sono il frutto di una mentalità attenta. Un approccio che, anche nella sofferenza finale («anche la sofferenza alla fine ci serve perché comunque intanto prima o poi devi soffrire»), serve al processo di crescita.
L’analisi del tecnico si è poi concentrata sui singoli. Sul giovane attaccante Pellegrini, spesso vicino al gol senza trovarlo, Tabbiani ha espresso una fiducia totale: «è un ragazzo strepitoso che non deve mollare perché ha fatto una partita incredibile». Il mister è convinto che al giocatore manchi soltanto un «gol sporco, che gli picchia la palla addosso e va in porta», per sbloccarsi definitivamente. «Sono sicuro [...] che quando ne farà uno ne farà tanti», ha sentenziato, invitandolo a non vivere troppo negativamente questo momento di assenza realizzativa, ma a continuare a giocare con la stessa intensità e movimento.
Un elogio particolare è andato a Sangalli, autore del gol decisivo e protagonista di una vera e propria storia di resilienza e professionalità. «Mattia è un professionista», ha raccontato Tabbiani, ricordando come il giocatore fosse stato in bilico per tutta l’estate. Sangalli, tuttavia, ha voluto fortemente restare, desideroso di guadagnarsi il suo spazio. «Ha detto "Ma io sto bene qua voglio conquistarmi la mia chance" e se l'è conquistata e sono molto contento per lui. È un esempio per tanti», ha rimarcato, citandolo come modello per l'umiltà e il lavoro costante, elementi che gli hanno permesso di superare anche i problemi fisici della scorsa stagione.
In conclusione, la vittoria deve essere vista come una rampa di lancio. Tabbiani ha citato la filosofia di Vujadin Boskov: «bisognerebbe allenarsi come se si fosse perso la partita precedente e giocare sempre come se si fosse vinta la partita precedente». Questo è l’impegno richiesto per non disperdere le energie e per capitalizzare un successo che ha dato al gruppo la sensazione di volere il risultato con forza, «dall'inizio alla fine», per la prima volta in stagione. Mantenere l'attenzione, migliorare la gestione del vantaggio e non perdere lo slancio di questi quattro risultati utili consecutivi sono i prossimi obiettivi per un Trento che ora può guardare con rinnovato ottimismo alla corsa per i playoff.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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