C’è stato un tempo in cui Fermana–Sambenedettese bastava da sola ad accendere l’entusiasmo di una stagione. Una partita che non aveva bisogno di presentazioni: sentita, vibrante, capace di generare attesa, passione, rivalità. Un evento che coinvolgeva due città intere, unite e divise da una storia calcistica fatta di sfide memorabili e orgoglio territoriale.
E invece, quest’anno, il derby arriva stanco, svuotato, quasi triste.
La Sambenedettese ha già tagliato il traguardo della Serie C con tre giornate d’anticipo, padrona del campionato e senza più stimoli di classifica. La Fermana, al contrario, è con un piede e mezzo in Eccellenza: manca soltanto la matematica per sancire una retrocessione che appare ormai inevitabile, e potrebbe arrivare proprio domenica, al termine della sfida con i rossoblù.
Un derby c’è, certo. Ma è un derby che fatica a scaldare i cuori. Un incrocio che profuma più di rimpianti che di gloria.
Spalti vuoti e clima surreale
A rendere ancora più spento il clima attorno al derby, ci sono le restrizioni decise dalla Prefettura di Fermo, che ha vietato la vendita dei biglietti a tutti i residenti nelle province marchigiane e di Teramo. Allo stesso tempo, l’accesso al settore ospiti sarà inibito ai residenti della provincia di Fermo, rendendo di fatto impossibile la presenza dei tifosi rossoblù al “Recchioni”.
Anche il cuore pulsante della tribuna ovest resterà silenzioso: la tifoseria organizzata della Fermana ha scelto di non entrare allo stadio per protesta contro la gestione societaria.
(Tra i “capolavori” di questa dirigenza, oltre al disastro tecnico e ai risultati in campo che ne sono la più lampante dimostrazione, c’è anche quello di aver provocato una frattura tra tifosera).
A completare un quadro già poco entusiasmante, la gara sarà anche “giornata canarina”: tutti gli abbonati dovranno acquistare regolarmente il biglietto. Una decisione annunciata a inizio stagione, ma la cui gestione è apparsa superficiale. La società, nel tentativo di attirare pubblico, ha ridotto i prezzi dei tagliandi.
Una salvezza appesa a un filo
I canarini, ultimi in classifica con 27 punti, sono appesi a una speranza che somiglia più a un miracolo che a un calcolo realistico.
Per evitare la retrocessione diretta, la Fermana dovrebbe vincere entrambe le ultime gare – contro Samb e Castelfidardo – e sperare che Notaresco, Civitanovese e Isernia non raccolgano nemmeno un punto da qui alla fine.
A rendere tutto più difficile, la squadra dovrà fare a meno del bomber Andrea Bianchimano, squalificato per somma di ammonizioni. In dubbio anche De Silvestro, ai box da due partite per un problema muscolare.
Samb, trionfo e futuro
Dall’altra parte, i rossoblù si presentano da dominatori incontrastati del torneo. Con 69 punti, miglior attacco (58 gol) e miglior difesa (19 reti subite), la Samb ha chiuso i conti già a gennaio con la vittoria sul campo dell’Aquila. I fatti hanno solo confermato le sensazioni.
In settimana è arrivata la conferma ufficiale di mister Ottavio Palladini, al suo quarto campionato vinto da allenatore della Samb. Proseguirà anche il DS Stefano De Angelis e gran parte dello staff. Dopo il derby, i rossoblù affronteranno la Civitanovese – tifoseria gemellata – e per l’occasione è stata organizzata una grande festa promozione a nemmeno 48 ore dalla gara.
È probabile che l’ultima partita venga vissuta con uno spirito più leggero, ma domenica a Fermo la Samb giocherà per onorare il proprio cammino fino alla fine.
Il futuro in casa Fermana
In settimana si è tornato a parlare anche della questione societaria. Il piano di ristrutturazione del debito, depositato l’11 aprile presso il Tribunale di Fermo (fonte: Corriere Adriatico), prevede – in caso di omologa – 60 giorni per il pagamento di una quota e la restante parte spalmata in 10 anni.
Proprio per questo motivo, appare difficile immaginare una Fermana senza la famiglia Simoni, che resta, vale la pena ricordarlo, proprietaria al 100% del sodalizio. Un’uscita di scena, pur forse auspicata dagli stessi Simoni dopo anni complicati, sembra infatti improbabile: trovare acquirenti disposti a rilevare le quote, assumendosi anche il peso del debito, appare oggi molto difficile.
Si andrà dunque avanti con la stessa proprietà, ma è forte l’auspicio che qualcosa cambi in profondità. Indipendentemente dalla categoria, la Fermana ha l’obbligo di strutturarsi in modo diverso: serve un’organizzazione più solida, una visione professionale e una guida forte, capace di prendere decisioni chiare e coerenti. Basta con le voci discordanti, con le scelte condivise tra troppe figure: servono competenza, buon senso e soprattutto una leadership univoca. Solo così si potrà evitare di ripetere gli errori del passato
Una sfida che sa di resa
Resta, in fondo, il sapore amaro di un derby che avrebbe potuto raccontare altro.
Per la Fermana, è una sfida che sa di rimpianto e disillusione, l’ennesima tappa di un percorso difficile che rischia di concludersi nel modo più doloroso.
Un derby che, per una volta, non accende i cuori: li stringe.
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