Da oltre un secolo è 'più di un gioco': oltre un milione di atleti tesserati, di cui quasi 800 mila Under 18, con più di trentamila arbitri e quasi altrettanti tecnici abilitati, con 1700 istituti coinvolti nei progetti del Settore Giovanile e Scolastico.
La Federazione Italiana Giuoco Calcio compie 125 anni. È stata costituita nel lontano 26 marzo del 1898 con il nome di Federazione Italiana Football, su iniziativa di un Comitato istituito pochi giorni prima a Torino, ed ha contribuito a far diventare il calcio il più importante fenomeno sportivo nazionale. La FIGC (così denominata a partire dal 1909) promuove e disciplina l’attività del gioco del calcio e tutti gli aspetti ad esso connessi, gestendo anche l’attività di oltre 20 Nazionali Azzurre. Attraverso il suo radicamento sul territorio e grazie all’attività delle componenti federali (Leghe, Allenatori e Calciatori) ha alimentato la passione degli italiani e ne ha perfezionato la pratica sportiva introducendo nel corso degli anni nuove norme per la tutela della salute e del benessere dell’atleta, per favorire l’inclusione e escludere ogni forma di discriminazione, accompagnando di fatto l’evoluzione del costume e la sensibilità della società civile italiana. Perché da 125 anni la FIGC è ‘più di un gioco’: è partecipazione e valorizzazione della multidimensionalità del calcio, è condivisione e identità, è spettacolo e passione, ma soprattutto è la squadra che tutti tifano e in cui tutti possono giocare.
“La storia della FIGC – dichiara il presidente Gabriele Gravina – si intreccia, a volte addirittura sovrapponendosi, a quella del Paese. Il calcio è un fenomeno culturale, sociale ed economico, oltre che sportivo, rappresentando l’identità nazionale e la sua evoluzione nel corso dei decenni. Oggi non festeggiamo solo il compleanno della Federazione, ma quello di tutti coloro che amano il calcio e che concorrono a farlo ogni giorno più moderno, inclusivo e spettacolare”.
Oltre un milione di atleti tesserati in tutta Italia, di cui quasi 800 mila Under 18, con più di trentamila arbitri e quasi altrettanti tecnici abilitati: sono questi i numeri che rendono molto chiara la dimensione sportiva del calcio nella nostra penisola. Ma il coinvolgimento del fenomeno calcistico, in tutte le sue forme, ha implicazioni ancora più profonde nel sistema Paese. Con lo SROI - Social Return on Investment Model, uno studio portato avanti con la UEFA, sono stati rappresentati in modo rigoroso e scientifico i benefici derivanti dalla pratica calcistica e il conseguente effetto concreto sui alcuni dati di rilevanza nazionali. Nella sola stagione 20-21, in un momento difficile a causa della pandemia da Covid-19, il calcio ha generato un valore complessivo con impatto positivo sociale e di benessere sulla collettività pari a 4,53 miliardi. In più, dal 2006 al 2020, per ogni euro che lo stato ha riconosciuto al calcio, il sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 18,9 euro. Inoltre, sono stati implementati i progetti ludico-didattici con le scuole attraverso l’attività del Settore Giovanile e Scolastico che solo nell’ultimo anno hanno coinvolto 1700 istituti scolastici. Infine, sui cinquanta programmi televisivi più visti di sempre nel nostro Paese, cinquanta sono partite di calcio, e di queste, quarantasette sono gare disputate dalla nostra Nazionale azzurra.
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