Una vicenda giudiziaria di estrema delicatezza ha investito la Juve Stabia, proprio nel momento in cui la compagine campana stava attraversando un periodo di risultati positivi sul campo. Il Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione ha disposto, con decreto del 13 ottobre 2025, l'amministrazione giudiziaria della società calcistica per la durata di un anno, a seguito di accertamenti che hanno rilevato infiltrazioni camorristiche nell'attività economica del club.
La notizia ha generato forte preoccupazione nell'ambiente calcistico nazionale e tra i sostenitori gialloblu, che ora attendono chiarimenti sulle conseguenze di questa decisione. La misura giudiziaria giunge in un momento particolarmente delicato per la squadra, reduce dal successo nel derby contro l'Avellino e impegnata nella lotta per obiettivi ambiziosi nella serie cadetta.
Il dottor Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Napoli, ha illustrato in una nota ufficiale i risultati dell'attività investigativa che ha portato al provvedimento. Secondo quanto emerso dalle indagini, "a seguito di un'articolata attività investigativa e di accurate analisi patrimoniali è stato accertato un sistema di condizionamento mafioso dell'attività economica della società calcistica da parte del clan D'Alessandro, egemone del territorio stabiese".
L'attività investigativa si è avvalsa di molteplici strumenti per ricostruire il quadro della situazione. Come specificato nella nota della Procura, "Le indagini, confortate da convergenti contributi di collaboratori di giustizia e dall'ausilio di alcune registrazioni di colloqui avvenuti in carcere da parte di detenuti informati dei fatti, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle attività sportive sia stata affidata a imprese con profili di contiguità al clan D'Alessandro. Si configura pertanto un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell'attività finanziaria del club".
Il clan D'Alessandro rappresenta una delle realtà criminali più radicate nel territorio stabiese, e l'inchiesta ha messo in luce come la sua influenza si sia estesa anche alla gestione di servizi legati all'attività della società calcistica, configurando un quadro di infiltrazione nell'economia legale attraverso il controllo di appalti e forniture.
A seguito del provvedimento del Tribunale, sono stati nominati gli amministratori giudiziari Salvatore Scarpa e Mario Ferrara, che hanno immediatamente incontrato calciatori, staff tecnico e rappresentanti della tifoseria per fare chiarezza sulla situazione. Le garanzie fornite sono state inequivocabili: dal punto di vista sportivo, la Juve Stabia non corre alcun rischio.
Nelle ore successive alla diffusione della notizia, sul web erano circolate ipotesi allarmistiche, dall'esclusione dal campionato a possibili penalizzazioni in classifica. Gli amministratori giudiziari hanno categoricamente escluso tali scenari, chiarendo che l'obiettivo dell'intervento è unicamente quello di risanare l'ambiente societario, eliminando qualsiasi elemento di contiguità con organizzazioni criminali e restituendo alla città e al campionato di Serie B un club totalmente estraneo a vicende extra-sportive.
Il presidente Andrea Langella, insieme ai soci Filippo Polcino e Saby Mainolfi e all'intera struttura societaria, ha diffuso un comunicato dettagliato per chiarire la posizione del club. Nel documento, la società evidenzia elementi importanti che circoscrivono la portata del provvedimento.
"La S.S. Juve Stabia 1907 ha preso atto dei rilievi mossi con il decreto di sottoposizione all'amministrazione giudiziaria di prevenzione adottato dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione il 13 ottobre 2025 e intende sottolineare che sono riferiti esclusivamente a fornitori di servizi esterni ed estranei all'azienda(esercizi commerciali che vendono i biglietti per lo stadio, distributori di bevande allo stadio, servizio di ambulanze addette allo stadio, ecc.)", si legge nella nota ufficiale.
Un passaggio cruciale del comunicato riguarda la posizione dei vertici societari: "Come emerge dal provvedimento di prevenzione, i soci e l'attuale management della S.S. Juve Stabia 1907 (Andrea Langella, Filippo Polcino e Saby Mainolfi) non sono neppure sospettati di contiguità ad ambienti mafiosi o criminali; infatti il Procuratore della Repubblica di Napoli ed il Procuratore Nazionale Antimafia non hanno proprio proposto il sequestro delle azioni o dell'azienda, bensì solo l'intervento 'preventivo' di due amministratori giudiziari aventi l'incarico di neutralizzare il pericolo di infiltrazione criminale ed il Tribunale di Napoli ha accolto la proposta, adottando la misura di prevenzione per la durata di un anno".
La società ha inoltre espresso piena condivisione con le finalità del provvedimento: "Tanto premesso la S.S. Juve Stabia 1907 dichiara di condividere pienamente le finalità del provvedimento amministrativo, grazie al quale è venuta a conoscenza dei 'sospetti' dell'Autorità giudiziaria su alcuni fornitori e collaboratori esterni, ed intende sposare la missione degli amministrari giudiziari nominati e risolvere insieme a loro tutti i rapporti di fornitura o collaborazione con ditte e persone 'sospette'".
Sul fronte sportivo, la società è stata categorica: "La S.S. Juve Stabia 1907 altresì comunica che a livello sportivo non c'è alcun rischio di penalizzazioni. L'attività sportiva nella continuità societaria del sodalizio non è assolutamente a rischio e non c'è alcuna misura di prevenzione per il club ma semplicemente la necessità di verificare se alcuni rapporti con i fornitori di servizi debbano essere bonificati".
La reazione delle istituzioni locali
Anche il mondo politico locale ha preso posizione sulla vicenda. Il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, ha espresso solidarietà alla squadra e alla tifoseria, sottolineando come l'intera città sia vittima della presenza criminale sul territorio. "Liberiamo Castellammare dai clan camorristici, siamo parte lesa" ha dichiarato il primo cittadino, invocando un'azione decisa per liberare la comunità dall'influenza della criminalità organizzata e garantire alla squadra di calcio e ai suoi sostenitori di vivere la passione sportiva in un contesto finalmente bonificato.
Permangono dubbi sulla gestione pratica delle prossime partite casalinghe. La società è in costante dialogo con le autorità giudiziarie, gli amministratori nominati e la Federazione Italiana Giuoco Calcio per definire le modalità operative. Si valutano diverse ipotesi: dal rinvio delle partite casalinghe allo svolgimento a porte chiuse, fino alla possibilità di disputare gli incontri in campo neutro.
Particolarmente a rischio risulta il match Juve Stabia-Bari, programmato per mercoledì 29 ottobre. La società non esclude alcuno scenario e sta lavorando per trovare soluzioni che concilino le esigenze investigative con il regolare svolgimento del campionato, evitando ripercussioni sul calendario della Serie B.
Nel frattempo, l'allenatore Abate si trova ad affrontare una situazione inedita e complessa. Il tecnico sta preparando la trasferta di domenica prossima a Padova in un clima surreale, cercando di mantenere la squadra concentrata sugli obiettivi sportivi e isolata dalle voci e dalle speculazioni che potrebbero comprometterne la serenità.
Lo scontro diretto con il Padova rappresenta un'opportunità importante per la classifica: una vittoria consentirebbe alla Juve Stabia di incrementare significativamente il margine sulla zona retrocessione e consolidare una posizione tranquilla nella parte sinistra della graduatoria. Il compito di Abate appare particolarmente arduo: mantenere alta la concentrazione dei giocatori e preservare l'equilibrio psicologico del gruppo in un momento di grande tensione extra-sportiva.
La vicenda della Juve Stabia rappresenta l'ennesimo caso di infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo dello sport, un fenomeno che le autorità stanno contrastando con determinazione crescente. L'amministrazione giudiziaria ha l'obiettivo di interrompere questo sistema di condizionamento, garantendo che il calcio rimanga un ambiente pulito e che i club possano operare senza subire pressioni o ricatti da parte di organizzazioni criminali.
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