Sandro Federico, neo-direttore sportivo della Spal, ha immediatamente affrontato una delle questioni più delicate del momento: la recente separazione dal club di Mirco Antenucci, figura storica e di recente inserita nell'area tecnica.
Durante la sua presentazione ufficiale, affiancato dal direttore generale Bruno Pradines, Federico ha voluto fare chiarezza, descrivendo la vicenda come una divergenza professionale sui compiti e non come un conflitto personale.
L’ex dirigente dell’Union Clodiense ha esposto la sua prospettiva con calma, pur riconoscendo il valore umano di Antenucci. “Spiego in maniera tranquilla quanto è successo.
Ognuno di noi è un anello della catena, Mirco era uno di questi,” ha dichiarato Federico. Il DS ha chiarito che il progetto iniziale prevedeva un ruolo di affiancamento per l’ex capitano, data la sua inesperienza nel ruolo dirigenziale.
“Siamo partiti insieme, con lui c’era un’idea ben precisa. Essendo alla prima esperienza, mi era stato chiesto di guidarlo, di collaborare,” ha spiegato. L’aspettativa era che Antenucci si mettesse a disposizione per un percorso di formazione: “Lui doveva mettersi a disposizione, proprio perché aveva bisogno di un percorso di formazione.”
Tuttavia, dopo un iniziale periodo di collaborazione, la proprietà ha espresso il proprio disaccordo sul modo di operare di Antenucci. “Dopo un periodo di conoscenza, la proprietà non ha più condiviso il suo modus operandi.”
Federico ha ribadito che il problema risiedeva nella dinamica lavorativa, non nel carattere dell’uomo: “Mirco rimane un ragazzo per bene, ma questa proprietà aveva anche bisogno di una persona di una certa esperienza. I ruoli erano chiari, Mirco doveva dare una mano e crescere insieme a noi. In questo percorso qualcosa è venuto meno perché probabilmente non si è capito che i personalismi devono essere messi da parte.”
Riguardo al timore che l’allontanamento di una “bandiera” come Antenucci possa generare malcontento tra i tifosi, il nuovo DS ha posto un interrogativo cruciale sulla priorità strategica del club. “Ai tifosi faccio una domanda: interessa più che in un ruolo così importante ci sia una persona che abbia una certa esperienza o che ci sia una bandiera?”
Federico ha ribadito la necessità di affidarsi a figure con un background consolidato. “Il ruolo era ben spiegato, ma dopo un brevissimo periodo di apprendistato in cui abbiamo condiviso ogni scelta, ad un certo punto qualcosa è venuto meno. La proprietà ha ritenuto che era arrivato il momento di affidare il ruolo a una persona che fa questo lavoro da tanti anni.”
Il dirigente ha anche chiarito come si è giunti alla sua nomina ufficiale, spiegando il suo precedente doppio incarico. “Ero un consulente e persona di fiducia della Spal,” ha rivelato, specificando che il suo ruolo era quello di un “consigliere esterno.” Non c’era nulla di anomalo in questa situazione: “E’ successo per caso, ero una specie di consigliere esterno, non credo ci sia niente di strano, avevo anche avvisato la Clodiense di questa evenienza.” L’idea iniziale era di subentrare a Ferrara alla fine dell'anno sportivo, ma gli eventi hanno imposto un’accelerazione: “L’idea era poi di arrivare a Ferrara a fine anno. Ma è stato necessario accelerare e siamo arrivati a questo punto.”
Infine, Federico ha scartato l'ipotesi che la mancata acquisizione di un attaccante sia stata la causa scatenante del distacco con Antenucci. “Fossilizzarsi sull’idea che un attaccante possa risolvere tutto non è corretto come principio,” ha sentenziato. Il DS ha assicurato che la ricerca dell’attaccante è in corso, ma si concentra sulla scelta più adeguata.
Il punto fondamentale per la Spal, secondo Federico, è l'armonia interna. “Stiamo lavorando su quest’attaccante, da un po’ ma bisogna arrivare a prendere quello giusto. Questa società vuole lavorare con la condivisione, il confronto, con armonia all’interno del gruppo. Questo probabilmente era venuto meno.”
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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