LA FORZA DEL GRUPPO. Voli bassi, forse, ma riflessioni sincere. Convocate la Rimini che non c’è più e accoppiatela a questi ragazzi di cui solo sei veterani rimasti orfani di padre e madre gli altri adottati da una nuova società. In caso di vittoria, specie quelle sofferte e in condizioni incredibili, avrete identiche reazioni, le medesime emozioni, quel disincanto- pericoloso, contagioso, affascinante- che accompagna l’intrusione della ricchezza chiamata fede nelle miserie dei vicoli cittadini oggi sconosciuti. In questo momento è difficile, forse vietato, fissare dei paletti attraverso una procedura che dovrebbe essere testa e non pancia, ragione e non sentimento. I risultati finiscono sugli almanacchi, l’impresa resta nella memoria, l’interpretazione rientra nello spazio della libertà di ogni singolo appassionato biancorosso. E’ un calcio, quello oggi espresso che risulta selvatico, istintivo, coraggioso, generoso, baciato dal soffio dell’idea che aborre la normalità, in anticipo sul tempo e sui tempi mancati per l’immediata coesione, un dentro e fuori pericoloso, un “via-vai” che non ammette repliche con il trucco, manifesto che molto di quello che sembra anomalo appare in campo incredibilmente semplice, il loro incedere, brusio di convento e orgasmo di “burdèl” abbatte l’ostacolo Pineto: sei punti nell’arco di sei giorni, sarebbero stati sette se allo scoccare del tramonto di Guidonia, una leggerezza difensiva provocata da un giovanotto (ancora incollato al biberon) non fosse costata il rigore della sconfitta. Pineto fino ad oggi campo ostile per i biancorossi: una sconfitta sul neutro di Pescara e un pareggio con entrambe le gare contrassegnate da episodi da moviola sfavorevoli agli ospiti. Diciamolo pure, dentro devi avere qualcosa di speciale se riesci a determinare, in uno sport di squadra, firmando una vittoria incredibile viste le condizioni. Numeri da aggiornare in continuazione ricontrollando la classifica, prendendo di mira le squadre rimaste in careggiata per raggiungere l’obiettivo che nel caso andrebbe indicato con la “O” maiuscola.
L’ATTIMO FUGGENTE. Divide l’estasi dal tormentone, ti ruba l’anima all’ultimo respiro, quando riesci a trovare il colpo dei tre punti. Una sentenza, gioca, segna e risolve al tramonto, dipingendo emozioni infinite. Il copyright appartiene al difensore Gianluca Longobardi. Da Vico Equense a Pescara, dal Provolone del Monaco alla Trippa alla Pennese passando nella Recanati a cui a Leopardi ha strappato l’Infinito, opera introdotta nelle ultime tre gare, due goal decisivi che sono valsi sei punti. Quella maglia mostrata a rialzo dopo il goal a Pineto, indica che ora cantare si può! A seguirlo, nell’impresa, in uno scenario diverso dove il canto viene accompagnato dalla lotta in campo, il fuorilegge si chiama Marco Piccoli, uno arrivato da svincolato appena dodici mesi prima, uno dei setti rimasti orfano, sedotto ed abbandonato dalla vecchia gestione che per una notte si trasforma in Russell Crowe. Assolo personale da vero gladiatore e palla in buca. Scusate il ritardo ma se volete chiamateli segni del destino e se magari credete davvero nel fato, lasciatevi per un semplice istante incantare da una giocata pregevole. I cinquanta tifosi presenti in quel momento hanno vissuto il loro attimo fuggente con Piccoli che in quel medesimo istante è divenuto grande.
SPERANZA FUTURA. A sua e a nostra insaputa, abbiamo scoperto quanto sia importante l’indice di liquidità di un club di calcio. Non è un modulo difensivo e neppure un dotto di riferimento alle teorie di Bauman sull’evoluzione del corpo sociale nel nuovo millennio, trattasi bensì di un parametro economico che indica quanto una società sia in grado di onorare i propri impegni finanziari a breve termine. I risultati in campo affidano agli uomini del club una semplice ancora di salvezza, una sorta di destino appartenente a quello dei geni maudit che la vita mescola allo sport e consegna all’uomo della strada perché colga, se riesce, la differenza e, nello stesso tempo, si consoli dai propri peccati rapportando il presente al passato. Difficile prevedere il futuro in casa biancorossa, specie di questi tempi. In casi del genere cercansi punti fermi disperatamente. E i punti fermi, inutile girarci intorno, appartengono inevitabilmente al passato, l’unico tempo di cui abbiamo certezza. Si dice che non ha futuro chi non ha passato, e un ragionamento simile lo hanno sicuramente fatto all’interno dello spogliatoio i protagonisti in campo per dare un segnale che il Rimini è vivo e che quel dannato meno undici oggi è divenuto già un meno quattro. Salvarsi è ancora un miraggio, ma nel deserto per gestire le allucinazioni, bisogna mantenere la calma, cercare un luogo tranquillo e ombreggiato, fare respiri profondi, per ridurre l’ansia e concentrarsi su distrazioni reali e positive per deviare l’attenzione. L’aiuto in questo caso deve pervenire dal club ma l’appoggio della spalla migliore si chiama tifoseria .Giusto connubio per salvare la vita, il bene più prezioso che in questo caso prende il nome di Rimini Fc.
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