Dieci stagioni alla guida dell'area tecnica della Pro Patria rappresentano un traguardo significativo nel panorama calcistico italiano, dove la discontinuità dirigenziale costituisce spesso la norma. Sandro Turotti, direttore sportivo del club di Busto Arsizio, ha condiviso le proprie riflessioni su questo percorso straordinario in un'intervista rilasciata a Radio TV Serie A, come riportato da TMW.
"Essere qui da dieci anni è qualcosa di speciale. Nella mia carriera non avrei mai immaginato di rimanere dieci anni nel medesimo club", ha affermato Turotti, evidenziando come questa longevità rappresenti un'anomalia nel calcio contemporaneo. Il dirigente ha attribuito parte di questo successo alla stabilità proprietaria che ha caratterizzato la società lombarda, pur precisando che la collaborazione è proseguita anche dopo l'ingresso di nuovi soci. "La continuità della proprietà ha inciso, ma anche con l'ingresso del nuovo socio si è andati avanti. Speriamo di andare oltre al decimo anno", ha aggiunto con tono ottimista.
La sfida del vivaio nel calcio di terza serie
L'intervista ha offerto l'occasione per approfondire le peculiarità della costruzione di una rosa competitiva nel campionato di Serie C, categoria dove le risorse economiche limitate impongono scelte strategiche precise. Turotti ha posto l'accento sul ruolo centrale riservato ai giovani calciatori nel progetto tecnico della Pro Patria.
"I giovani sono importantissimi. Al netto di quelli che possono arrivare in prestito, abbiamo fatto esordire tanti ragazzi delle nostre giovanili. E questo è già più difficile", ha spiegato il direttore sportivo, delineando una filosofia societaria orientata alla valorizzazione del patrimonio interno. Una scelta non priva di rischi e complicazioni, come sottolineato dallo stesso dirigente.
La Pro Patria ha dimostrato negli anni un impegno concreto nell'utilizzo sistematico di calciatori under, arrivando a schierarne regolarmente cinque contemporaneamente in campo. In alcune circostanze, questo numero ha toccato il picco di otto giovani impiegati simultaneamente, una situazione che inevitabilmente comporta margini di errore più ampi e risultati meno prevedibili nel breve termine.
La gestione dell'errore come chiave del successo
Proprio la gestione di queste difficoltà ha rappresentato, secondo Turotti, uno degli elementi distintivi dell'operato dirigenziale. "Negli ultimi anni abbiamo sempre avuto cinque under in campo, arrivando a toccare anche il picco di otto e questo porta delle difficoltà. La bravura che abbiamo avuto è stata quella di dar modo a questi ragazzi di sbagliare. E questo ci ha dato tante soddisfazioni", ha dichiarato il dirigente.
Questa visione, che concede ai giovani calciatori lo spazio necessario per crescere anche attraverso gli errori, si contrappone alla cultura del risultato immediato che spesso caratterizza il calcio professionistico. La scelta della Pro Patria di investire nella crescita graduale dei propri talenti, accettando le inevitabili oscillazioni di rendimento, sembra aver prodotto benefici sia in termini di sviluppo individuale dei giocatori sia di risultati complessivi del club.
Il radicamento territoriale come valore aggiunto
Un altro aspetto fondamentale emerso dall'intervista riguarda il legame con il territorio di riferimento. Turotti ha espresso soddisfazione per la provenienza geografica dei giovani lanciati in prima squadra, sottolineando come questo rappresenti un indicatore della qualità del lavoro svolto a livello locale.
"La cosa bella di tanti dei ragazzi che hanno esordito con noi in prima squadra è che sono residenti nella provincia di Varese. Oltre che di quelle di Milano o Como. E questo vuol dire che c'è qualcosa di buono anche nella nostra zona", ha affermato il direttore sportivo. Questa osservazione evidenzia come la Pro Patria sia riuscita a intercettare e valorizzare i talenti presenti nel proprio bacino territoriale, un risultato tutt'altro che scontato in un contesto calcistico sempre più globalizzato.
Il radicamento locale assume particolare significato in una realtà come quella di Busto Arsizio e della provincia di Varese, dove il calcio professionistico deve confrontarsi con la concorrenza dei grandi club milanesi nella capacità di attrarre e trattenere i giovani promettenti.
Il bilancio tracciato da Sandro Turotti al termine del suo decimo anno alla Pro Patria delinea un modello gestionale caratterizzato da continuità, valorizzazione del settore giovanile e attenzione al territorio. Un approccio che, pur nelle difficoltà strutturali della Serie C, ha permesso al club lombardo di mantenere una propria identità e di costruire una prospettiva di sviluppo sostenibile nel tempo.
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