Pierluigi Pinna è il proprietario della Torres. L’ha rilevata lo scorso luglio con AbinsulaSport, costola della startup Abinsula, e l’ha portata a un passo dalla serie C. L’ha fatta rinascere. Il primo obiettivo, ancor prima di riportare i tifosi allo stadio, era riavvicinare la Torres alla città.
«Sicuramente la più bella vittoria. Abbiamo la Torres da neanche un anno, abbiamo vissuto i primi giorni e i primi mesi in maniera frenetica, ci siamo iscritti a pochi giorni dalla scadenza, abbiamo fatto dirigenti e squadra e siamo scesi in pista. Undici mesi e sono volati. Non so quante partite abbiamo fatto, 48 forse, ma abbiamo onorato campionato e coppa arrivando fino in fondo e vincendo i playoff. Noi e il nostro pubblico, in una bellissima serata di sport».
Da anni non si vedeva tanta gente. «E tanto calore. Ringrazio i tifosi, sono stati fantastici, ci hanno seguito in giro per l’Italia. Il nostro dodicesimo uomo, non siamo mai stati soli».
Un bilancio positivo. «Certo, grazie anche all’aiuto di tanti imprenditori. È la dimostrazione che anche a Sassari se ci sono un obiettivo e dei valori si riesce a fare squadra anche fuori dal campo. Tanti sponsor ci hanno aiutato, tanti collaboratori hanno reso presentabile il nostro impianto almeno per la D».
Segno più anche nel campo del marketing. «Abbiamo partner tecnici di primo livello e abbiamo fatto sposare la Torres con marchi importanti. C’è una bella sinergia con FootureLab e la Torres autoproduce le sue divise, made in Sassari».
Il campionato. Dopo una falsa partenza a un certo punto ci avete creduto. «Squadra creata da zero, non amalgamata, ma dopo le prime due giornate abbiamo cominciato a far parlare di noi. Sì, poteva andare meglio ma il bilancio è positivo».
Due finali, Coppa Italia e playoff. Non contano, però... «...Però adesso si parte da qui. Volevamo creare un’azienda sportiva e dopo undici mesi la Torres da associazione dilettantistica diventa srl, società di capitale. È un primo passo importante anche in ottica ripescaggio».
Poche speranze, ma.. «...Ma noi ci prepariamo anche livello di struttura, la srl è più consona a una società come la Torres. Poi, lo stadio. Stiamo predisponendo le sale mediche, l’antidoping, i seggiolini, illuminazione e videosorveglianza. Tasselli importanti anche per poter essere ripescati. Dipende molto dagli altri ma noi saremo pronti».
Fenomeno Torres e quest’anno anche fenomeno Torres femminile, esplosa prepotentemente in serie B. Contatto? «I rapporti sono ottimi ma ora il mio primo impegno è fare in modo che la mia Torres sia pronta in caso di ripescaggio. Mi dedico a questo e in fu- turo chissà, capiremo se ci sarà l’opportunità. Con il presidente Budroni ci sentiamo spesso, fra noi c’è stima reciproca».
Fenomeno calcio sassarese e fenomeno basket sassarese con la Dinamo, che continua a volare. Sono stati i primi a farvi i complimenti per i playoff vinti. «Li abbiamo apprezzati tantissimo. Dinamo e Torres hanno tanti tifosi e tanti tifosi in comune, il rapporto tra di noi è ottimo e uno dei nostri obiettivi è incrementare la collaborazione, essere ancora più uniti, costruire insieme».
Diventate spa, cresce anche la dirigenza? «Se pensiamo alla serie C è fondamentale il settore giovanile e per questo abbiamo preso come responsabile Luca Raineri, conosce le problematiche a livello nazionale. Il nostro sogno è preparare qualche ragazzo del territorio per una ribalta importante, collaboriamo con tante squadre del Sassarese e alcune diventeranno Torres».
E la Torres grande, dopo la conferma del tecnico Alfonso Greco, come diventerà? «Abbiamo confermato il direttore sportivo Andrea Colombino, siamo in una fase frenetica per definire la rosa e la linea è chiara: cercare i migliori giovani e costruire un giusto mix con i giocatori di maggiore esperienza».
Quanti spettatori c’erano alla finale playoff? «Oltre 4000 per la semifinale e 4500 per la finale. Abbiamo aperto la gradinata alle 14 e in 3 ore abbiamo venduto tutto. C'è voglia di venire al- lo stadio, era il nostro sogno. E un altro traguardo raggiunto è restituire lo stadio alle famiglie, ai bambini».
Cosa serve ora per salire un altro gradino, per fare un salto di qualità? «Prima di tutto l’aspetto aziendale, e il passaggio a srl è fondamentale. Dovremo rispettare il giusto equilibrio costi-ricavi dovremo saper spendere i nostri soldi e avere un’immagine innovativa. Lo stiamo facendo con i nostri manager, anche quelli che hanno lavorato dietro le quinte. Arrivano da Abinsula, sono giovani e se gli proponi le giuste sfide, li sposti dalla tecnologia al calcio e danno il meglio. L’immagine Torres è cresciuta così, la Torres del futuro sarà giovane, con manager preparati che vogliono bene alla città. Sarà una Torres che da una parte rispetterà la sua storia centenaria e dall’altra avrà sempre un pizzico di innovazione grazie a manager giovani che hanno girato il mondo e tornati a Sassari vogliono fare bella figura».
Autore: Massimo Poerio
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