Intercettato dai microfoni di leccochannelnews, il presidente del Lecco, Aniello Aliberti, ha ripercorso con schiettezza le montagne russe emotive vissute durante una stagione sportiva tutt'altro che lineare. «Il periodo negativo è durato ben quattro mesi – ha esordito il numero uno bluceleste – ma la data che ha segnato un'inversione di tendenza è coincisa con la riapertura del mercato di gennaio e, soprattutto, con l'arrivo del nuovo allenatore.
Sin dalla prima partita sotto la sua guida, ho ritrovato quella speranza e quell'ottimismo che… Non ho trascorso un Natale sereno, e le ragioni sono note. Eravamo reduci da una retrocessione e percepivo chiaramente come le motivazioni all'interno del gruppo non fossero delle più elevate: è sempre una situazione delicata, e partita dopo partita la preoccupazione in me cresceva».
La proverbiale tenacia e la determinazione nel voler superare gli ostacoli hanno giocato un ruolo cruciale nelle decisioni del presidente: «Essere testardo e la mia indole combattiva mi hanno portato alla decisione di operare dei cambiamenti significativi. Il primo cambio in panchina (da Baldini a Volpe, ndr) speravo potesse innescare una dinamica positiva nello spogliatoio, ma la mancanza di miglioramenti tangibili anche con la seconda guida ha minato ulteriormente il morale della squadra. Personalmente, amo vincere le sfide, e la prima partita con Valente mi ha fatto intuire che esistessero le premesse per poter risollevare la situazione. Scendere in campo con l'obbligo imposto di dover sempre vincere non è facile, e la squadra ne risentiva, apparendo rigida e contratta. Ero forse il più preoccupato e dispiaciuto di tutti, ma sentivo anche di essere l'unico in grado di poter infondere coraggio e fiducia nei ragazzi. Paura di retrocedere? Assolutamente sì, a differenza di mio fratello e mio figlio; ho persino iniziato a ipotizzare una ristrutturazione societaria in caso di Serie D – considerando il mio progetto almeno triennale – perché percepivo la tensione paralizzante che aleggiava in campo e che impediva di esprimere un gioco fluido e efficace».
Guardando al futuro e alle strategie per la prossima stagione, Aliberti ha rivelato: «Nei momenti di profonda tristezza, trovare conforto e serenità nell'attività del nostro settore giovanile è stato fondamentale. Per la prossima stagione, la situazione di partenza è radicalmente diversa rispetto all'anno scorso: dodici mesi fa non avevamo alcuna certezza sui giocatori che sarebbero rimasti con noi, mentre questa volta abbiamo iniziato a programmare il giorno successivo al raggiungimento della salvezza.
Sono estremamente fiducioso: si è creato uno spogliatoio coeso e di grande valore, e sono fermamente convinto della validità della nostra guida tecnica – Valente e il suo staff –. Inoltre, abbiamo costruito uno staff dirigenziale di prim'ordine, a partire dal direttore sportivo e dalla dottoressa Bonfanti, che ha raccolto l'eredità di Vitali, il quale continuerà a collaborare con noi. Abbiamo una solidità organizzativa che ritengo essere la conditio sine qua non per qualsiasi imprenditore. Manca ancora un responsabile per la gestione delle strutture e degli impianti, figura che abbiamo già individuato e di cui daremo comunicazione ufficiale alla stampa non appena la questione sarà definita».
Analizzando le dinamiche del mercato, il presidente ha sottolineato le differenze tra le due fasi della stagione: «È completamente diverso impostare una campagna acquisti fin dal primo luglio rispetto a dover intervenire a stagione in corso. Chi sta giocando e si trova bene difficilmente cambia squadra. Già a gennaio abbiamo avuto maggiori margini di manovra, ma in quel periodo tendono ad andar via coloro che non sono soddisfatti della propria situazione: non è un compito semplice, al di là delle critiche rivolte al direttore sportivo, che ho sempre respinto con forza. A mio parere, qui sono stati compiuti dei veri e propri miracoli; forse qualche critico avrebbe dovuto porgergli le proprie scuse.
Il voto 10 che gli ho dato è stato esagerato? Assolutamente no, ho sempre creduto nel suo lavoro perché io vado sempre dritto per la mia strada. Lo osservo dall'interno e vedo il suo impegno; all'esterno si percepiscono solo i risultati della squadra, ma il suo operato non ha mai meritato un giudizio inferiore, e i fatti lo hanno dimostrato. Godiamo di un'ottima reputazione, lo dico senza presunzione: abbiamo visto cosa è successo negli altri gironi, un calciatore che viene da noi si sente più tranquillo e, in ogni caso, chi sceglie il Lecco si fida ciecamente del direttore sportivo e Minadeo gode di una credibilità indiscussa».
Infine, una riflessione sul budget per la prossima stagione: «Non andremo certo al risparmio, ma l'esperienza maturata mi insegna che i budget faraonici non sono una garanzia di successo sul campo: lo dimostrano realtà come Triestina e Giana Erminio, oltre alla Virtus Verona. La scelta oculata dei giocatori è l'elemento cruciale. Faremo tutti i sacrifici possibili e immaginabili per allestire una squadra competitiva, ma è innegabile che tra la prima e la seconda fase di questa stagione abbiamo avuto costi e risultati decisamente differenti».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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