Attraverso una nota stampa, il Fanfulla ha comunicato l’interruzione del rapporto che lo legava a mister Ciceri. La conclusione della collaborazione tra società e tecnico arriva di comune accordo tra le parti, dopo un confronto sereno e cordiale durato alcuni giorni.
Quattro anni di successi quelli di mister Ciceri alla guida del Guerriero. Alla vittoria del campionato d’Eccellenza, con ben 74 punti conquistati, ultima sconfitta ad ottobre e finale di Coppa Italia persa solo ai rigori, si sommano anche le tre strepitose stagioni in Serie D, con un quarto posto, ed una finale playoff sfumata solo negli ultimi minuti della semifinale al Mapei Stadium con la Reggiana, un terzo, con interruzione del campionato sul più bello causa Covid19 e le prime due piazze non così lontane, e ovviamente il secondo dell’ultima stagione, chiusa a ridosso della prima posizione, con il record di nove vittorie consecutive uguagliato e con una finale playoff persa solamente negli ultimi minuti con il NibionnOggiono dopo quasi un intero match giocato in inferiorità numerica senza subire tiri in porta.
Vittorie, gol, una media di tre a partita, 370 in 127 partite, e un Fanfulla tornato ad essere sulla cartina geografica del calcio di tutta Italia (da ricordare nell’agosto del 2019 anche la partecipazione alla Coppa Italia con trasferta a Catania), grazie all’intenso lavoro di mister Ciceri che ha saputo sempre coniugare il giusto mix di giocatori d’esperienza e giovani a disposizione, pescando proficuamente anche a piene mani dal settore giovanile da cui arrivano alcuni componenti della prima squadra attuale.
Una separazione che rattrista tutto l’ambiente bianconero, con proprio il diretto interessato a spiegarne le motivazioni.
«Per me questo è un giorno malinconico, non è stata una scelta facile, ma voglio essere coerente con ciò che provo dalla fine dell'ultima gara. Sento che sono arrivato alla fine di un ciclo e che non sarei in grado di garantire risultati migliori di questi. La maglia del Fanfulla ha rappresentato almeno due terzi della mia carriera da calciatore e il giorno che lasciai la Dossenina in questa veste promisi di tornarci come allenatore. Quattro anni fa quel giorno è arrivato, ed è stato il punto di partenza di un percorso bellissimo, che forse sarà ricordato nella storia del club, e di certo ha regalato emozioni indimenticabili a me, ai miei collaboratori e a tutti coloro con cui abbiamo condiviso questo viaggio. Ora che siamo al capolinea mi sento di ringraziare tutti, il presidente Barbati, i dirigenti, i giocatori, i bambini e ragazzi del settore giovanile, i giornalisti e i tifosi verso i quali spero di aver ricambiato il grande affetto con tante partite spettacolari, in cui difficilmente si sono potuti annoiare. Il mio orgoglio più grande è quello di aver ricompattato un ambiente che avevo trovato distrutto dopo la retrocessione in Eccellenza. Dopo la risalita in D, è forse mancata la ciliegina sulla torta, l'approdo nei professionisti, una categoria che a Lodi manca da troppo tempo. Abbiamo lavorato ogni giorno per quell'obbiettivo e forse quest'anno ci siamo andati più vicino di quanto possiamo ancora rendercene conto. Penso che questo tarlo mi rimarrà nella testa negli anni a venire, e forse sarà la molla che un giorno mi farà tornare per riprovarci».
Un saluto pieno di gratitudine arriva anche dal presidente Luigi Barbati.
«Annuncio la separazione con il mister con tanto rammarico e tristezza nel cuore. Sono però sempre stato una persona di parola e devo esserlo anche ora, quando fa più male: se Ciceri, come chiunque, ha la possibilità di andare a migliorarsi, di andare a provare nuove esperienze o trovare nuovi stimoli io non posso impedirglielo, è giusto e normale. Parliamo poi di un allenatore che si merita in pieno una progressione in carriera. E non è solo un pensiero mio. È sotto gli occhi di tutti quanto ha fatto in queste quattro stagioni a Lodi, portandoci dall'Eccellenza ad un passo dalla C. Si è sempre messo a disposizione della società e anche di questo gliene sono grato: come io non ho mai pensato di parlare con lui di giocatori e sistemi di gioco, lui ci ha sempre fatti lavorare senza avanzare pretese o sbottando per le decisioni prese. Vale lo stesso discorso fatto per Bianchi, per persone come loro le porte della Dossenina saranno aperte. Anzi, spalancate».
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