Fredy Alejandro Guarín Vásquez ha aperto il suo cuore parlando della sua lotta contro la dipendenza dall'alcool alla rivista Semana. L'ex centrocampista dell'Inter ha descritto con grande onestà i momenti difficili attraversati e la continua battaglia per uscire definitivamente dal tunnel.
"Ad un certo punto, purtroppo, mi sono lasciato 'distrarre' - ha ammesso - e mi sono rifugiato nell'alcol: ho fatto molti errori, ho preso decisioni sbagliate, ho ferito molte persone, inclusi i miei cari e amici. Sui social sono apparso in situazioni imbarazzanti o problematiche perché l'alcol era sempre il peggior catalizzatore di tutto ciò che accadeva nella mia vita".
Guarin, noto anche per il gol decisivo in un derby con l'Inter nel settembre 2015, ha proseguito con estrema franchezza: "Sono un alcolista al 100% e lo riconosco. Sono un tossicodipendente in via di guarigione.
"Per anni sono stato un alcolista. Dopo aver lasciato il Millonarios nel 2021, ho toccato il fondo perché la mia dipendenza era diventata molto seria. Non riuscivo più a lavorare negli allenamenti, avevo perso la dignità, la fiducia delle persone care e la cosa più importante che ho, i miei tre figli. Ho perso molto a livello emotivo e amoroso. È giunto un momento in cui non potevo più continuare così. Ho dovuto chiedere aiuto, cosa che avevo già fatto diverse volte in passato, ma finivo sempre per ricadere. Ho dovuto arrendermi e cercare il supporto di professionisti per rimettere a posto le cose, per riconquistare la fiducia dei miei figli, dei miei familiari e dei miei amici. Da solo non ce l'avrei mai fatta. Questa volta però è diverso, e questa è la volta definitiva. Ho già affrontato il peggio e so quale strada evitare. Ora, la mia forza viene da Dio che mi sostiene ogni giorno, permettendomi di vivere una vita sobria e sana, per poter dare tutto l'amore che ho ai miei figli".
L'intervista di Guarin è stata molto intima, rivelando le sue paure: "Ne ho due: la morte e il carcere. Ho una frase tatuata, che ho scritto io stesso: 'Ho paura della morte e del carcere' e, senza rendermene conto, vivevo in un carcere condannato a morte. Mi chiedete se sono stato vicino alla morte o al carcere? Sì, la verità è che in quel periodo buio ero vicino alla morte perché non avevo rispetto per nulla, non avevo limiti, né coraggio, e mi lasciavo trascinare sempre più in basso in quell'abisso. Ho bussato alle porte dell'inferno. Ha concluso con un ringraziamento agli amici: "Ho perso molti amici, ma altri mi sono rimasti accanto. Ora so chi sono i miei veri amici, quelli che vogliono vedermi stare bene. Mi sono stati vicini Falcao, James Rodriguez, Juan Fernando Quintero, Ospina, Cuadrado, Zanetti, Córdoba e altri che erano presenti nei momenti bui. Erano pronti ad aiutarmi. Altri, senza dire una parola, se ne sono andati. Non erano veri amici".
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