Fa un certo effetto vedere Aldo Ammazzalorso senza una panchina. Dopo la fugace avventura di Sant’Egidio alla Vibrata, la scorsa estate il tecnico di origini argentine (ma ormai pinetese d’adozione) è stato ad un passo da diverse squadre. Prima l’accordo con il Teramo sembrava cosa fatta, ma alla fine la spuntò Rinaldo Cifaldi; poi si fece sotto la Civitanovese, che al momento del dunque cambiò strategia; infine i contatti con il presidente dell’Aquila, Elio Gizzi, alla lunga rimasti tali.

E ora, dopo aver girato mezza Italia (cinque stagioni in Interregionale, tre in C2, quattro in C1 e tre in B), l’ex allenatore del Treviso non distoglie lo sguardo da un campionato - quello di Serie D - che ha vinto due volte (Pro Vasto e Teramo). Nel frattempo, però, deve accontentarsi di commentare un girone d’andata che non l’ha visto protagonista in prima persona. In futuro, chissà…

«Noto diverse differenze rispetto a qualche anno fa. Nella passata stagione, ad esempio, le squadre che puntavano al salto di categoria erano almeno cinque: Santegidiese, L’Aquila, Atessa VdS, Chieti e Civitanovese. Ora, invece, il Teramo e il Rimini non sembrano avere grandi rivali. L’inserimento nel raggruppamento di diverse formazioni romagnole, poi, ha fatto crescere notevolmente il tasso di difficoltà». Ammazzalorso inizia così il suo viaggio virtuale nel mondo delle abruzzesi del girone F. Poi analizza la classifica, partendo dalla vetta.

«Non c’è bisogno di dilungarsi troppo - è la sua premessa - perché il Teramo ha investito tanto, allestendo una squadra competitiva, e sta rispettando le aspettative della vigilia. Il punto di forza dei biancorossi? Non li ho mai seguiti dal vivo. Però, dalle immagini televisive, emerge che gli attaccanti stanno facendo la differenza. Risolvendo spesso partite complicatissime. Stesso discorso per il Rimini. Insomma: se anche nelle prossime giornate non ci saranno clamorosi stravolgimenti, la promozione diventerà un discorso a due».

La sorpresa in positivo del campionato? «La Jesina, senza ombra di dubbio. Dopo il ripescaggio, la società biancorossa ha confermato quasi in toto la squadra dello scorso anno. E i risultati le stanno dando ragione». E tanto per restare in tema di marchigiane, l’allenatore di Pineto aggiunge: «Le due grandi delusioni sono la Sambenedettese e la Civitanovese. Entrambe sono partite con obiettivi ambiziosi e, invece, la classifica parla chiaro: al momento, il primo posto è un sogno. Idem per il Trivento».

Scendendo in zona play-off, ecco la Renato Curi Angolana. «I pescaresi stanno disputando un ottimo campionato. I meriti? La mano dell’allenatore è evidente. Ma anche la società sta facendo la sua parte, avendo affiancato ad un gruppo giovanissimo pedine del calibro di Cammarata e D’Alessandro. Le note positive arrivano soprattutto dai giovani: il centrocampista Marco Mariani e il difensore Alessandro Becci mi hanno davvero impressionato. Sono appena maggiorenni, eppure già in grado di fare la differenza».

Un punto più giù, a quota 30, ecco la Santegidiese... «Quella vibratiana mi sembra una squadra incompiuta. Alla luce dell’organico allestito, credevo potesse recitare un ruolo più importante. La bontà della rosa è confermata dal fatto che, dopo l’arrivo di gente del calibro di Laboragine, Censori e Cavaliere, diversi calciatori che in passato erano titolari inamovibili ora partono dalla panchina».

Tre abruzzesi - Miglianico, Canistro e Atessa Val di Sangro - navigano invece in acque assai poco sicure. «Credo che la squadra di Donatelli sia stata condizionata dai tanti infortuni. Però, dopo le vacanze, bisognerà cambiare registro per sperare ancora nella salvezza. Passando ai sangrini, la squadra è stata rinnovata con l’obiettivo di ridurre notevolmente le spese e, a grandi linee, non sta deludendo. A Canistro, infine, la storia è sempre la stessa. Una stagione partita sotto ben altri auspici rischia infatti di essere compromessa». 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 dicembre 2010 alle 20:30 / Fonte: Gianluca Lettieri
Autore: Giovanni Pisano
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