Dopo anni di sonno profondo, pare che anche la Lega Nazionale Dilettanti (LND) abbia finalmente aperto gli occhi su una questione che da tempo immemore agita le acque del calcio dilettantistico italiano: la necessità di una riforma strutturale della Serie D (e non solo). La cronaca recente racconta che l'organo di governo del dilettantismo sta seriamente considerando una riduzione del numero di gironi, dagli attuali nove a otto, e l'introduzione di una promozione diretta in Serie C attraverso i play-off che gioco-forza tornerebbero ad essere nazionali. Un'ipotesi che, se confermata dai fatti, rappresenterebbe una svolta significativa per il massimo campionato dilettantistico italiano.
Questo sussulto di riflessione, tuttavia, giunge con un ritardo che non possiamo fare a meno di sottolineare con un pizzico di amarezza e una buona dose di ironia. Sembra quasi che a Piazzale Flaminio si siano svegliati di soprassalto da un lungo letargo, accorgendosi solo ora di problematiche che la redazione di NotiziarioCalcio.com – e non solo – aveva sollevato con forza e insistenza anni or sono.
Il fatto che solo ora si prenda in considerazione una revisione del format, dopo anni di sostanziale immobilismo, solleva interrogativi legittimi sulla capacità della LND di intercettare tempestivamente le esigenze del movimento calcistico dilettantistico. Figure chiave come il Presidente della LND, Giancarlo Abete, e il Coordinatore del Dipartimento Interregionale, Luigi Barbiero, sembrano ora farsi portavoce di questa potenziale rivoluzione e non possiamo che essere contenti di questo. Le loro recenti dichiarazioni aprono uno spiraglio di cambiamento, ma non possono certo cancellare l'impressione di un'occasione persa, di un tempo prezioso sprecato nell'attesa di decisioni che avrebbero potuto dare un impulso ben diverso al calcio dilettantistico.
Quando NotiziarioCalcio.com guardava lontano
Come la nostra attenta redazione aveva previsto e auspicato innumerevoli volte, la questione della riforma della Serie D non è certo una novità. Anzi, per i nostri lettori più affezionati, che da tempo seguono le nostre analisi e i nostri editoriali, l'ipotesi di una riduzione dei gironi e dell'introduzione di una promozione diretta attraversp i play-off nazionali suonerà come un dejà-vu. Già nel 2009, con lungimiranza che oggi appare quasi profetica, avevamo sollevato la necessità di ripensare la formula del campionato, evidenziando come l'attuale struttura a nove gironi, pur radicata nella tradizione, presentasse limiti evidenti in termini di competitività e di valorizzazione del merito sportivo, oltre ad essere insostenibile economicamente. Serviva, e serve, una riduzione dei club. Nel 2009 noi proponevamo di portare la serie D a 128 club rispetto ai 162 del format tradizionale (negli anni peraltro rivisto con ammissioni in soprannumero e conseguenti ripescaggi in serie, ampliandolo fino all'insostenibile). Oggi persino la nostra ipotesi di modifica del format sembra essere eccessiva. E sì, perché la crisi economica che già allora era evidente e sfociava in problematiche di abbandono del campionato, stipendi non pagati e juniores mandate in campo al posto delle prime squadre, ora è esplosa definitivamente. Se si vuole sostenibilità e si vuole il bene di questo sport allora bisogna adeguarsi ai tempi.
Anche altre voci nel panorama mediatico sportivo avevano intuito questa necessità. Ad esempio, ricordo che la testata Vibo Sport, in collaborazione con Radio Onda Verde, aveva promosso una vera e propria campagna in favore della riduzione dei gironi e dell'assegnazione della promozione in Serie C attraverso la vittoria dei play-off. Questa convergenza di opinioni tra diverse testate giornalistiche non faceva altro che rafforzare la convinzione che la riforma della Serie D fosse una necessità ampiamente sentita e riconosciuta nel mondo del calcio dilettantistico. Era chiaro, dunque, che la nostra redazione non era e non è una voce isolata nel sostenere un cambiamento di rotta, ma piuttosto parte di un coro di osservatori attenti che avevano ben compreso le dinamiche e le criticità del campionato. Avevamo più volte evidenziato come l'introduzione di una promozione diretta attraverso play-off nazionali avrebbe potuto dare maggiore valore alla seconda parte della stagione, trasformando una fase spesso percepita come inutilmente propedeutica ai ripescaggi in un vero e proprio torneo per ottenere sul campo la promozione nel calcio che conta.
La crisi silenziosa: Il Dilettantismo in affanno e l'ostruzionismo della LND?
Ma cosa ha tenuto la LND immobile per tutto questo tempo? Quali motivazioni l'hanno spinta a considerare solo ora una riforma che sembrava così urgente e necessaria? Forse a Piazzale Flaminio non arrivavano le grida d'aiuto delle società, spesso alle prese con innumerevoli difficoltà economiche? Perché non è stata mai toccata nemmeno dall'idea di ragionare su quanto per anni è stato scritto da chi ha seguito con passione autentica questo movimento? O forse si preferiva ignorare una realtà che ormai era sotto gli occhi di tutti: un movimento dilettantistico in affanno, stretto tra la morsa della crisi economica ed ora anche delle nuove sfide imposte dalle normative?
Non si può ignorare, infatti, l'impatto della recente riforma dello sport (Decreto Legislativo n. 36 del 2021), che ha introdotto significative novità in materia di lavoro sportivo dilettantistico, generando non poche preoccupazioni tra le società. Le nuove norme, con i loro adempimenti amministrativi e potenziali oneri economici, potrebbero aver reso ancora più evidente la necessità di una Serie D più snella e sostenibile.
La verità è che il calcio dilettantistico italiano, Serie D inclusa, sta attraversando una crisi profonda da diversi anni. Come evidenziato da diverse analisi, si registra un calo nel numero di calciatori tesserati e un aumento delle difficoltà finanziarie per molte società.7 Problemi infrastrutturali, mancanza di investimenti nei settori giovanili e una generale disaffezione da parte del pubblico sono solo alcuni dei sintomi di un malessere che non poteva più essere ignorato.8 In questo contesto, l'ostinata inerzia della LND nel non affrontare con decisione la questione della riforma della Serie D appare ancora più inspiegabile. Sembra quasi che si sia preferito navigare a vista, ignorando i segnali di un sistema che chiedeva a gran voce un cambiamento.
Serie D: Ieri vs. domani (se la riforma vedrà la luce)
Per comprendere appieno la portata della potenziale riforma, è utile fare un breve confronto tra la struttura attuale della Serie D e quella che potrebbe delinearsi in futuro. Attualmente, la Serie D vede la partecipazione di circa 162 (168 questa stagione) squadre, suddivise in nove gironi su base geografica.La promozione diretta in Serie C è garantita alla vincitrice di ciascun girone, per un totale di nove promozioni al termine della stagione regolare. Accanto a questo, esiste un sistema di play-off che coinvolge le squadre classificatesi dal secondo al quinto posto di ogni girone, ma la loro funzione principale è quella di stilare una graduatoria per eventuali ripescaggi in Serie C in caso di posti vacanti. Di fatto, la vittoria dei play-off non comporta una promozione diretta.
La riforma allo studio prevede una riduzione del numero di gironi da nove a otto. Questa contrazione del numero complessivo di squadre potrebbe portare a una maggiore concentrazione di talento e competitività all'interno di ciascun girone, oltre ad una maggiore sostenibilità economica. Meno società sullo stesso territorio significa anche capacità aumentata di attrarre finanziatori e sponsorizzazioni. Ma la novità più significativa è rappresentata dall'introduzione di play-off nazionali che finalmente avrebbero un senso. Secondo le ipotesi circolate, le vincitrici degli otto gironi continuerebbero a essere promosse direttamente in Serie C, ma si aggiungerebbe un ulteriore posto da assegnare attraverso appunto i play-off. Questo cambierebbe radicalmente la percezione e l'importanza della fase post-season, trasformando i play-off da semplice anticamera dei ripescaggi a vera e propria porta d'accesso alla Serie C.
Questa potenziale trasformazione suggerisce una volontà, seppur tardiva, di rendere la Serie D un campionato più avvincente e con maggiori incentivi sportivi. La possibilità di ottenere la promozione attraverso i play-off nazionali potrebbe stimolare ulteriormente la competitività e l'interesse verso il campionato, rendendolo un vero e proprio trampolino di lancio verso il professionismo.
È auspicabile che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, si possa assistere a un dibattito più ampio e articolato che coinvolga tutti gli stakeholders della Serie D, in modo da poter valutare appieno i potenziali benefici e le eventuali criticità di una riforma che va fatta. Fermo restando che bisogna valutare che quello che poteva essere una soluzione valida nel 2009 oggi potrebbe non esserlo più. Se mai infatti nei professisti dovesse essere messo mano ai campionati, i Dilettanti potrebbero rimanere col famigerato cerino in mano, travolti dall'evolversi dei fatti.
LND, meglio tardi che mai: ma il tempo perso si paga
Nonostante l'apparente apertura della LND verso una riforma che la nostra redazione caldeggiava da tempo, non possiamo esimerci dal sottolineare, ancora una volta, la lentezza e l'inspiegabile ritardo con cui si è giunti a questa riflessione. Anni sono trascorsi da quando avevamo evidenziato i limiti dell'attuale formula della Serie D, anni in cui il movimento dilettantistico ha continuato a soffrire e a dibattersi tra mille difficoltà. Ci si chiede quali siano state le reali motivazioni di questa prolungata inerzia. Forse una certa resistenza al cambiamento? Una sottovalutazione delle problematiche reali del campionato? O forse una priorità data ad altre questioni, magari legate al più patinato mondo del calcio professionistico ed alla corsa forsennata che in passato alcuni personaggi hanno strutturato per salire dai Dilettanti agli scranni più alti della FIGC?
Il tempo perso, purtroppo, si paga. Le occasioni mancate negli anni passati potrebbero aver contribuito a un ulteriore indebolimento del calcio dilettantistico, con società costrette a chiudere i battenti o a ridimensionare drasticamente i propri progetti. La speranza è che questo tardivo ravvedimento non sia solo un fuoco di paglia, dettato magari da pressioni esterne o da una presa di coscienza improvvisa, ma che rappresenti un vero e proprio cambio di mentalità da parte della LND.
Giancarlo Abete ha accennato alla necessità di un nuovo equilibrio tra Serie A, Serie B e Lega Pro, sottolineando come l'Italia detenga il record mondiale per il numero di società professionistiche. Forse la riforma della Serie D è vista anche in quest'ottica, come un tassello di un più ampio disegno volto a rendere più sostenibile e competitivo l'intero sistema calcistico italiano. Se così fosse, non possiamo che accogliere con favore questa prospettiva, pur ribadendo la nostra convinzione che un intervento più tempestivo avrebbe potuto produrre risultati ancora più significativi.
La potenziale riforma della Serie D, con la riduzione dei gironi e l'introduzione dei play-off nazionali per la promozione, rappresenta senza dubbio un segnale positivo da parte della LND. È la risposta, seppur tardiva, a un'esigenza che la nostra redazione aveva individuato e sostenuto con forza per anni. Speriamo che questo sia solo l'inizio di un processo di rinnovamento più ampio e strutturale per il calcio dilettantistico italiano.
Ora è fondamentale che la LND passi dalle parole ai fatti e che definisca al più presto le modalità operative di questa riforma, coinvolgendo attivamente tutte le componenti del campionato. Il tempo perso non si recupera, ma è ancora possibile costruire un futuro più solido e competitivo per la Serie D ed a cascata per i Dilettanti tutti. Non bisogna infatti dimenticare le problematiche dei tornei regionali, Eccellenza in primis. Noi, come sempre, continueremo a seguire con attenzione gli sviluppi, pronti a sottolineare i progressi ma anche a pungolare chi ancora dovesse mostrarsi titubante di fronte a un cambiamento che appare ormai non più procrastinabile. Resta da vedere se questo risveglio della LND sarà definitivo o se si tratterà solo di un breve intermezzo. Il tempo, come sempre, darà il suo verdetto.
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