Il presidente dell'Ascoli, Bernardino Passeri, ha diffuso un nuovo e incisivo "dispaccio" all'indomani della recente sconfitta subita contro l'Arezzo. Un messaggio che, pur nascendo dall'amarezza del risultato negativo, si trasforma in una ferma rivendicazione del percorso intrapreso dal club bianconero e un appello alla concentrazione in vista delle prossime sfide.
Passeri non nasconde il suo dispiacere: “Perdere fa male, tanto male, ma ci sta, fa parte del gioco.” Questa sconfitta, tuttavia, non oscura la visione d'insieme. Il presidente ha ricordato gli sforzi compiuti sin dall'estate per restituire “unità e dignità all’Ascoli”, un obiettivo che, a suo dire, è stato pienamente raggiunto. Oggi, i bianconeri occupano le primissime posizioni in classifica e, fatto ancora più rilevante per il dirigente, esprimono “il più bel calcio” del campionato, supportati da una tifoseria che definisce “la più bella e corretta”.
Analizzando le ultime battute d'arresto, Passeri le ridimensiona come episodi. Contro il Ravenna, la squadra ha perso “per un episodio, dopo aver dominato la partita”; con l’Arezzo, il confronto è stato “alla pari per sessanta minuti”, lasciando “qualche motivo per mangiarsi le mani”. La consapevolezza è che gli avversari sono costretti a stravolgere il loro approccio tattico per cercare di avere la meglio sull'Ascoli: “...chi gioca contro di noi deve rivoluzionare il suo credo tattico per provare a batterci, questa volta gli è andata bene.”
Un passaggio cruciale del discorso è la difesa incondizionata dell'allenatore. Con un tono perentorio, Passeri dichiara: “Non toccatemi Tomei, perché io sono quello che gli ha firmato il contratto e gli ho chiesto esattamente quello che sta facendo.” L'idea di fondo, semplice ma tutt'altro che scontata, è chiara: “prima giochiamo al calcio senza trucchi e poi pensiamo al resto.”
Questa filosofia non è imposta, ma è la naturale espressione di un credo condiviso, che l'allenatore non ha faticato ad attuare. È il credo di un club che lavora a “trecentosessanta gradi per diventare un modello” a livello nazionale. Questo impegno si traduce in progetti concreti e ambiziosi: la realizzazione del centro sportivo più all'avanguardia d'Italia, destinato in primis al settore giovanile, e l'opera di riqualificazione dello stadio, con la volontà di restituire alla città la Curva Sud e servizi migliori per “la nostra grande famiglia”. Un ringraziamento sentito va ai collaboratori Ubaldi, Turla e Sofer per il loro supporto in questi sforzi.
Il presidente ritiene che l'obiettivo iniziale, pur ambizioso, sia stato già centrato. All'inizio dell'avventura, il traguardo era rendere l'Ascoli una società che fosse vista con rispetto e attenzione da tutti, una “squadra che tutti vogliono copiare e battere”. E oggi, a suo avviso, questo è realtà. Lo sottolinea proprio dopo una sconfitta, per dare maggiore credibilità alla sua affermazione e per evidenziare quanto sia stato sorprendente raggiungere un tale livello di credibilità e riconoscimento in tempi così brevi, grazie all'impegno collettivo.
È giunto il momento, prosegue, di lasciare che il campo parli da sé: “Oggi credo che sia giusto finalmente lasciare la parola esclusivamente al campo, con i suoi interpreti principali, cioè i calciatori e tutto lo staff tecnico.” Dopo un periodo di grande visibilità personale, necessario per sigillare il patto con la tifoseria e l'ambiente, Passeri ritiene fondamentale che l'attenzione si sposti sul lavoro effettivo, il calcio giocato e i risultati.
Per non risultare “ripetitivo ed egocentrico”, il “Dispaccio” entra in una fase di stand-by. Nonostante ciò, il presidente assicura che sarà sempre disponibile e, soprattutto, “al fianco dei ragazzi e del mister” nel quotidiano, pronto a “protegger loro le spalle”. In caso di nuove critiche, il messaggio è chiaro: “...se domani ci sarà chi vuole prendersela con qualcuno, allora quello sarò di nuovo io.”
Passeri ha scelto di non commentare un increscioso “episodio che è successo ieri sera”, definendolo non come un fatto sportivo, ma come “un problema sociale evidente” che esula dalle dinamiche del calcio e che, come tale, deve essere affrontato dagli organi competenti. Questo non-commento evidenzia il distacco della società da certi comportamenti che “non consideriamo sport”.
L'impegno sociale dell'Ascoli è invece costante e si concentra sulla “prevenzione e formazione di giovani, degli uomini di domani, per renderli cittadini e persone migliori”. Riguardo al tesserato vittima di un'aggressione, la società è unanime: “...noi stiamo con lui, sempre, in tutto e per tutto. Qualunque cosa possa servire.”
Tornando al campo, il presidente ribadisce un dato fondamentale: “nessuna squadra ci ha mai messo sotto”, a dimostrazione della bontà del lavoro svolto. Egli ringrazia chi lo ferma per strada per complimentarsi, ma specifica di aver solo portato avanti i propri principi.
L'orgoglio più grande è, ancora una volta, la tifoseria. I supporter bianconeri, sia in casa che in trasferta, sono additati come “un esempio di tifo e di comportamento”, con una condotta civica encomiabile: “Non buttiamo per terra neanche un pezzo di carta.” Passeri non vuole criticare gli altri, ma solo riconoscere l'eccellenza della propria gente: “Tanto mi basta.”
In conclusione, l'invito del presidente è a mantenere la concentrazione massima sul rettangolo di gioco: “Ma ora più di prima, testa al campo. Lunga vita alla Regina.”
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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