In una lunga intervista esclusiva concessa a TuttoC.com, il veterano allenatore Piero Braglia ha rotto il silenzio sul suo breve ma travagliato periodo al Rimini, durato meno di un mese. Le sue parole, dirette e senza filtri, hanno svelato i retroscena di un'esperienza iniziata con grandi aspettative e terminata con un amaro addio.
Braglia ha spiegato che la sua decisione di lasciare la panchina biancorossa è stata una scelta di onore e professionalità. “Io e il mio staff avevamo avuto delle garanzie sin dai primi incontri,” ha affermato il tecnico. Ma con il passare delle settimane, queste promesse sono "venute meno," portando Braglia e il suo staff a liberarsi senza chiedere alcun compenso.
"Non abbiamo preso nemmeno un euro," ha dichiarato con fermezza, aggiungendo di averlo fatto volentieri "per la città di Rimini, per i suoi tifosi e... per chi è ancora sotto contratto." L'allenatore ha sottolineato che i soldi devono andare ai tesserati, “parliamo di giocatori, e non solo, con famiglie da mantenere.”
La decisione di andarsene, ha svelato, era già stata presa da più di dieci giorni, ma il desiderio di rimanere vicino ai ragazzi, in un momento di grande sofferenza, li ha spinti a resistere il più possibile. “Però c’è un limite a tutto e a un certo punto devi dire basta,” ha confessato.
La penalizzazione di 11 punti, ha chiarito Braglia, non è mai stata un problema. La sua convinzione, comunicata al direttore Nember fin dal primo incontro, era che con una squadra costruita bene si potesse tranquillamente fare un campionato di vertice e raggiungere la salvezza. Il problema, ha spiegato, è stato il progressivo deterioramento della situazione, con la chiusura dello stadio e un progetto che si stava sfaldando.
L'allenatore ha anche confermato di essere stato lui a sospendere l'allenamento del 27 agosto, motivando la sua decisione con la mancanza di "presupposti" per continuare. I ragazzi, ha raccontato, mostravano segni di malumore e di sofferenza, e lui ha preferito lasciarli tranquilli, dopo aver lavorato duramente il giorno prima.
Braglia ha voluto tenersi fuori dalle dinamiche societarie, ribadendo che a lui interessa solo il campo. Ha auspicato che il club possa trovare un gruppo solido e in grado di dare un futuro alla squadra, risolvendo questioni come quelle economiche e dello stadio. Ha espresso grande stima per il possibile nuovo direttore Giammarioli, augurandogli il meglio soprattutto per quei ragazzi che "stanno veramente soffrendo parecchio."
Ha anche spiegato di non essersi mai seduto in panchina perché non voleva “avallare la situazione con la mia presenza” e ha scherzato sul VAR in C, definendolo uno strumento utile, ma che ha bisogno di tempo per un rodaggio completo.
L'intervista ha spaziato anche su altre piazze del calcio italiano, come il Cosenza. Braglia ha lanciato un appello alla tifoseria, invitando i sostenitori a mettere da parte le divergenze con la proprietà per il bene della squadra. "L'unica cosa che posso dire è che le guerre non portano mai a niente," ha ammonito, sottolineando che "la maglia è una" e che, alla fine, se le cose vanno male, "ci rimettono i giocatori, ci rimettono la città, ci rimettono i tifosi."
Infine, Braglia ha concluso la sua riflessione con un pronostico sui campionati. Ha indicato Brescia e Vicenza come favorite nel Girone A, Arezzo e Ascoli nel Girone B, e Salernitana, Catania, e Benevento nel Girone C, senza dimenticare altre squadre come Crotone, lo stesso Cosenza e il Cerignola. Una chiusura che dimostra come, nonostante la recente delusione, la passione di Braglia per il calcio rimanga intatta.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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