Ho detto addio alla Turris contro il parere di Mario Moxedano. E chi mi conosce sa quanto mi sia costato “disobbedire” al presidente. Lui per me è una sorta di secondo padre, da sempre è il mio mentore calcistico ed è stato proprio per rispondere alla sua chiamata che la scorsa estate annullai l’accordo appena preso con l'Ischia accettando l'offerta della Turris. Rimpianti non ne ho, perchè tornare a Torre dopo lo splendido campionato 2010/11 era il mio desiderio più grande, figurarsi poi con Moxedano in presidenza, ma ammetto che le cose non sono andate come speravo. Ricordo il giorno in cui fui presentato: il “Liguori” era affollato sugli spalti e addirittura negli spogliatoi; tutti erano entusiasti del mio ingaggio. Credetemi, sembrava quasi che la Turris stesse presentando Ronaldo. C'era un'atmosfera fantastica che purtroppo però non è durata. Sin dalle primissime partite infatti è parso chiaro che all'interno di una tifoseria stupenda e appassionata c'era un gruppetto che remava contro e che in poco tempo è riuscito a rompere l'armonia. Ora che sono andato via posso dirlo: il problema più evidente della Turris è stato proprio il clima di tensione che col tempo si è creato attorno alla squadra, ma soprattutto attorno a determinati
giocatori. Uno di questi era il sottoscritto, l'altro era Raffaele Moxedano. Noi due siamo stati i bersagli maggiori di una contestazione continua e spesso immotivata. Non dico che giocassimo sempre bene, ma di certo non facevamo peggio degli altri e invece fischiavano sempre e solo noi. Ho provato a restar tranquillo, ma quando hanno incominciato ad andare sul personale insultando anche la mia ragazza ho capito che era arrivato il momento di andar via. Gli ultimi mesi a Torre sono stati molto difficili. Chi mi criticava, infatti, forse non sapeva che da inizio stagione ho giocato al 50% a causa della pubalgia: avrei
dovuto star fermo e curarmi, invece giocato sul dolore perchè il mister aveva bisogno di me finendo per peggiorare la situazione. Anche per questo, lo scorso dicembre, ho chiesto al presidente di andar via. Avevo bisogno di una piazza più tranquilla per rimettermi in sesto dal punto fisico, quindi ho accettato la chiamata del Pierantonio (serie D umbria, ndr). Moxedano all'inizio non voleva liberarmi. Mi propose di fermarmi per due o tre mesi, curare per bene la pubalgia, per poi tornare al 100 per cento per il rush finale del campionato. Fosse stato un altro presidente avrei accettato, ma stimo troppo Moxedano per prendermi i suoi soldi senza giocare e con la consapevolezza di essere un calciatore indigesto a parte della tifoseria. Per questo ho fatto le valigie e con tanto rammarico sono andato via. Torre del Greco è una piazza eccezionale, ma a causa di una ristretto gruppo di pseudo-tifosi rischia di non sfruttare il suo enorme potenziale. Un personaggio come Mario Moxedano, infatti, andrebbe coccolato e appoggiato incondizionatamente. Non osteggiato e criticato come qualcuno sta facendo da inizio stagione. Così facendo la Turris rischia di perderlo. E senza lui in presidenza andare in Lega Pro sarebbe molto più difficile.
Giovanni Longobardi
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