Tra le protagoniste del girone "I" di serie D c'è senza dubbio il Savoia attualmente seconda, distante un solo punto dalla Nuova Igea Virtus capolista. E domani andrà in scena l'attesissimo match in Sicilia che vedrà i Bianchi di Torre Annunziata sfidare il Messina. Una gara tra due compagini che rievoca un passato decisamente diverso per entrambe le formazioni. Per parlare della sfida cartello del prossimo turno di serie D, abbiamo intervistato Raimondo Catalano, il condottiero del Savoia, colui che sta plasmando il futuro del club che ha compiuto proprio ieri 117 anni.
Mister, come è stato il lavoro settimanale della squadra dopo il ko col Ragusa?
«Sostanzialmente è stata la settimana solita. Non è cambiato nulla. È chiaro che quella col Ragusa è stata una brutta sconfitta, soprattutto perché c'è rimasto l'amaro in bocca legato ad un'espulsione che non è stata neppure un errore, ma un'invenzione. E non mi va neanche di stare a parlare del passato, a guardare quello su cui non possiamo lavorare. Dobbiamo solo accettarla questa ingiustizia, e andare avanti».
Domani c'è la sfida ad un Messina che, senza penalizzazione, ora, occuperebbe la quinta posizione a sole due lunghezze dal Savoia. A quali difficoltà andranno incontro i suoi ragazzi e cosa servirà per portare a casa un risultato positivo?
«Innanzitutto bisogna fare i complimenti a tutta la squadra, tutta la società, del Messina. Sono riusciti già a risolvere un problema grave, quello della penalizzazione. I quattordici punti di penalizzazione potevano essere un fardello, una vetta difficile da scalare. Penso ad esempio al Brindisi della scorsa stagione. Invece, hanno fatto un grande inizio di campionato dimostrando di essere una squadra al pari delle migliori. C'è poco da dire e poco da commentare. Sarà una partita difficilissima, contro una squadra al nostro stesso livello e sappiamo che ci sarà da battagliare, ci metteranno in difficoltà. Al tempo stesso, penso che noi abbiamo le armi per mettere in difficoltà anche loro, e pur giocando su un campo in trasferta».
Si aspettava un tale equilibrio nella zona alta della classifica dopo dodici giornate?
«Penso che tante squadre stanno dimostrando di essere all'altezza e, quindi, al momento, nessuna è riuscita a fare il vuoto. Al tempo stesso tante hanno dimostrato valori importanti ed è giusto che se la giochino fino alla fine».
Tra poco riapre il mercato, alla società lei ha chiesto dei correttivi? Magari per allungare la panchina?
«Noi siamo partiti con delle linee guida ben chiare: una rosa giovane, una rosa non con tanti "over". E io ho accettato questa linea societaria. Quindi, sicuramente proseguiremo su questa linea».
Quest'anno il suo Savoia fa risultati in campo, ma soprattutto fa parlare di se per le prestazioni. Raimondo Catalano sente di essere nel posto giusto e nel momento giusto?
«Dal primo giorno che sono arrivato qui a Torre Annunziata ho sentito delle buone vibrazioni, la gente mi ha accolto bene ed è nato un gran bel feeling. Ho trovato una società che ha molta ambizione pur non andando incontro a spese folli, avendo ben chiaro quella che è la sostenibilità per quanto riguarda proprio la società stessa. È chiaro che i risultati positivi di questa prima parte di stagione hanno evidenziato questa cosa e mi auguro che altri risultati positivi possano rinsaldare questo rapporto che ad oggi è bellissimo».
Lei ha lavorato tanto coi giovani. Dal punto di vista di un allenatore, qual è il passo più importante da compiere per far tornare l'Italia a far emergere dei talenti in grado poi, un giorno, di farci tornare protagonisti sulla scena calcistica mondiale?
«È una bella domanda a cui non è facile rispondere. In generale posso dire che già le strutture in Italia sono obsolete. Se si vanno a vedere i campi in giro per l'Europa, troviamo strutture nettamente superiori alle nostre. Si deve poi spingere sulla qualità, e la qualità per me non deve prevaricare rispetto a tutto il resto. "Qualità" significa che chi merita gioca, chi ha più qualità gioca. Io sono contrario a tutte le norme relative all'obbligo, all'imposizione di far giocare i ragazzi. Vale in serie D come in Serie C dove c'è la questione del minutaggio. Spingere in quest'ottica di qualità per me è deve essere una stella polare per quanto riguarda quello che noi vogliamo fare. E poi ci sono i cicli. Ci sono i cicli in cui si è andati benissimo, cicli in cui si è andati meno bene. Io non credo che oggi però il calcio italiano sia così derelitto come le due mancate qualificazioni ai Mondiali possono dire... nel frattempo comunque abbiamo vinto un Europeo, quindi il quadro non è così come è stato dipinto. È facile parlar male, voler buttare a mare tutto. Per me non è tutto da buttare. Il campionato italiano è sempre un campionato al vertice. Son convinto della bontà del nostro movimento. È chiaro che ci aspettiamo tutti che la Nazionale riesca a raggiungere questo obiettivo minimo rappresentato dalla partecipazione al Mondiale, che ci renderebbe tutti felici».
Autore: Redazione NotiziarioCalcio.com / Twitter: @NotiziarioC
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