Dopo oltre tre anni di successi e intenso lavoro, si è concluso il rapporto professionale tra il Sorrento e il direttore sportivo Alessandro Amarante, classe 1982. Un percorso lungo e ricco di soddisfazioni che, nonostante l’eccellente lavoro svolto con la promozione in Serie C e la valorizzazione di numerosi talenti, è giunto a una conclusione consensuale.
La separazione avviene con il club rossonero attualmente al quartultimo posto nel girone C di Serie C, avendo conquistato 13 punti in 14 giornate. Il Direttore Amarante è stato uno degli artefici principali delle recenti fortune societarie, portando il club tra i professionisti e distinguendosi per la capacità di generare plusvalenze significative.
Noi di Notiziariocalcio.com lo abbiamo raggiunto in esclusiva per farci raccontare le emozioni e le motivazioni dietro questa inaspettata conclusione, e per fare il punto sui suoi successi e sul futuro.
Direttore, dopo tre anni e mezzo, si è concluso il suo rapporto con il Sorrento. Come ha vissuto questa separazione?
«Non è stata una separazione traumatica, lo dico subito. Mi dispiace moltissimo perché ho vissuto momenti indimenticabili, ho avuto la possibilità di vincere un campionato e di fare il direttore sportivo tra i professionisti per la prima volta. Devo tanto al Sorrento, ma in realtà eravamo separati in casa già da Giugno, quindi era noto da tempo che le nostre strade si sarebbero divise. Questo perché c'erano delle divergenze su alcune situazioni, sia da parte mia che da parte della società, e dunque i rapporti dovevano piano piano arrivare a una conclusione. Voglio, comunque, sottolineare che la società da Giugno ha continuato a farmi lavorare».
Parla di divergenze, erano di natura prettamente tecnica?
«Non solo, direi divergenze a 360 gradi, anche su situazioni interne che, per correttezza, non posso rivelare, dato che la controparte non avrebbe la possibilità di ribattere».
Se era una separazione già nell'aria, perché non concluderla a Giugno?
«Perché c'era ancora la volontà di continuare, ma alle prime crepe la situazione si è allargata in modo definitivo».
C'è qualcosa che non rifarebbe se potesse tornare indietro?
«C'è qualcosa che non rifarei, ma non la posso dire (sorride, ndr). Forse concluderei quest'avventura a Giugno, ma tutto il resto l'avrei fatto esattamente così com'è andato. Non ho nessun rimpianto, sono stati tre anni bellissimi».
Qual è la più grande soddisfazione che porta con sé da questi anni a Sorrento?
«La più grande soddisfazione è stata sicuramente la vittoria del campionato di Serie D. Ma anche il potersi confrontare da direttore sportivo tra i professionisti e constatare che, in questi anni, si è svolto un ottimo lavoro. Sono state fatte tantissime plusvalenze, a volte con calciatori che arrivavano sconosciuti dalla Serie D, come Musso, che è stato venduto a ottime cifre. Penso a Todisco, che è stato venduto all'Avellino, De Francesco che veniva da una retrocessione, o Ravasio che ha fatto 13 gol con noi ed è poi andato al Cittadella in B. Ragazzi come Cangianiello e Harrasser sono oggi ambiti da società superiori. Credo proprio che si sia fatto un ottimo lavoro insieme alla società».
Cosa si augura adesso per il suo futuro professionale?
«Mi auguro di ripartire subito. Io questo lavoro lo faccio non per l'aspetto economico, ma perché lo amo profondamente. Sono sedici anni consecutivi che non sono mai fermo, passando da esperienze importanti come Cesena, Pisa, Portici e Sorrento. C'è grande voglia di ricominciare».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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