Reggiana, la storia si ripete 13 anni dopo

19.07.2018 21:30 di  Massimo Poerio   vedi letture
Fonte: gazzetta di reggio
Reggiana, la storia si ripete 13 anni dopo
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Se non toccasse i nostri sentimenti e le nostre passioni, a fare il confronto tra il probabile fallimento di adesso e il fallimento del 2005 ci sarebbe da ridere. Allora un buco da più di trenta milioni di euro affossò una società che ormai si tirava avanti da anni una zavorra appesantita dalla questione stadio Giglio. Oggi, c’è la folle volontà della famiglia Piazza di trascinare nel baratro un club sostanzialmente nuovo (tredici anni sono passati dalla rifondazione in C2) che ha pendenze certamente importanti, ma decisamente ridotte (4,5 milioni di euro) se confrontate col crack di tredici anni fa.

Nulla a che vedere nei numeri, dunque, il fallimento della allora Reggiana di Foglia con la crisi dell’attuale Reggiana di Mike e Alicia Piazza. Se nei conti e nei numeri i due default non sono nemmeno parenti, le paure, le ansie e gli sbalzi di umore vissuti dai tifosi negli ultimi quaranta giorni possono quantomeno essere paragonati a quelli precedenti il fallimento del 2005. Un tracollo solamente posticipato di tre anni, quando Dal Cin riuscì a cedere la società a Chiarino Cimurri e ad Ernesto Foglia assieme alla Tuttogiglio.

Da quell’operazione, Foglia riuscì a vendere i diritti di superficie alla Development per venti milioni di euro, ma fece fallire il club con più di trenta milioni di debiti. In giornate convulse come quelle di tredici anni fa, al pari dei giorni nostri, quando una società di calcio sta per morire, ecco pronte leggende e improvvisati salvatori della patria. Se oggi poteva essere Dana colui che metteva i soldi per risanare il club e farlo ripartire verso vette sconosciute, nel 2005 si fece avanti un fantomatico libico interessato ad investire in una Reggiana morente. Bluff o verità, al contrario di Dana, tuttavia – che resta persona reale e comunque raggiungibile – il famigerato libico non si palesò mai. Allora il sindaco riuscì a mettere insieme imprenditori nostrani come Fagioli, Storchi, Spallanzani e altri industriali di massimo livello assieme alle cooperative, che costruirono la nuova Reggio Emilia Football Club per ripartire dalla C2 grazie al Lodo Petrucci. Ora come allora, il tempo per costruire una nuova società che rappresenti i colori granata è pochissimo.