Il Dipartimento Interregionale ha autorizzato le squadre di Serie D a trasmettere in streaming le proprie partite casalinghe attraverso i canali social ufficiali, introducendo una deroga significativa alle normative precedenti e aprendo nuovi scenari per la fruizione del calcio di quarta serie.
La decisione, formalizzata attraverso una delibera del Consiglio direttivo della Lega Nazionale Dilettanti dello scorso 31 luglio, rappresenta un cambio di rotta sostanziale rispetto a quanto stabilito dalla Circolare L.N.D. n. 8 del 1° luglio 2025. Per la stagione sportiva 2025/2026, ogni società partecipante al campionato di Serie D avrà la possibilità di diffondere le dirette streaming delle proprie gare ufficiali disputate in casa, con la facoltà di monetizzare il servizio attraverso formule a pagamento.
Canali social ufficiali: l'unica via autorizzata
Il provvedimento delinea un perimetro ben definito per le trasmissioni. L'autorizzazione si limita esclusivamente ai canali social ufficiali delle singole società, escludendo categoricamente ogni altra modalità di diffusione. Il divieto si estende in particolare alle piattaforme esterne rispetto a quelle gestite direttamente dai club, mentre risultano espressamente vietate interconnessioni con operatori della comunicazione.
Questa restrizione mira a mantenere il controllo diretto delle società sui propri contenuti audiovisivi, evitando la dispersione dei diritti su canali terzi non autorizzati. L'approccio riflette una strategia di valorizzazione del brand dei singoli club attraverso i propri mezzi di comunicazione digitale.
Le limitazioni: quando lo streaming non sarà possibile
Il regolamento prevede specifiche eccezioni che sospendono automaticamente il diritto alla trasmissione. Nel caso in cui una singola partita venga acquistata da emittenti accreditate e autorizzate, oppure quando un match rientri nei pacchetti dei diritti audio-video del Campionato Serie D, le società non potranno procedere con lo streaming autonomo.
Analoga limitazione scatta per le gare già trasmesse dal Dipartimento Interregionale e dalla Lega Nazionale Dilettanti sui propri canali social e piattaforme di streaming, così come per quelle diffuse su altre piattaforme ufficiali della federazione.
Sanzioni severe per chi trasgredisce
Il sistema di controllo prevede sanzioni immediate per chi non rispetta le condizioni stabilite. In caso di violazione delle disposizioni, la società interessata vedrà revocata immediatamente l'autorizzazione alla trasmissione delle gare interne in diretta, perdendo così un'opportunità di valorizzazione economica e comunicativa significativa.
Una particolare attenzione è riservata alle situazioni disciplinari: quando la Giustizia Sportiva dispone la disputa di una o più gare a porte chiuse, alle società viene fatto espresso divieto di trasmettere l'incontro. Questa clausola garantisce il rispetto delle sanzioni disciplinari, evitando che la tecnologia possa aggirare le punizioni inflitte dagli organi competenti.
Un quadro normativo in evoluzione
Le nuove disposizioni si inseriscono in un contesto regolamentare più ampio, che fa riferimento ai Comunicati precedenti della Lega Nazionale Dilettanti. Per gli aspetti non disciplinati specificatamente da questa autorizzazione, rimangono valide le disposizioni generali contenute nel Comunicato n. 3 del 9 luglio 2025, relativo alla cronaca sportiva, e nel Comunicato n. 4 del 23 luglio 2025, concernente la vendita dei diritti audio-video.
La validità delle nuove regole è limitata temporalmente alla stagione sportiva 2025/2026, salvo eventuale revoca anticipata. Questa scadenza lascia aperta la possibilità di valutare l'impatto dell'iniziativa e di eventualmente rimodulare l'approccio per le stagioni successive.
Opportunità economiche per i club
L'autorizzazione alla monetizzazione delle trasmissioni apre scenari inediti per le finanze dei club di Serie D. La possibilità di far pagare l'accesso alle dirette streaming può rappresentare una fonte di ricavo aggiuntiva, particolarmente preziosa per società che operano con budget limitati e che spesso faticano a sostenere i costi crescenti del calcio dilettantistico.
L'iniziativa potrebbe inoltre favorire una maggiore professionalizzazione nella gestione dei contenuti digitali da parte delle società, stimolando investimenti in tecnologie e competenze specifiche per la produzione audiovisiva.
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