Alla FIGC, a tutte le squadre e società di calcio femminile, a tutti gli arbitri, a tutte le giocatrici, all’AIC, a tutti i tifosi e simpatizzanti e a tutti coloro che rientrano nel “piccolo”, ma importante mondo del calcio femminile italiano,
la sottoscritta Da Re Giulia, giocatrice e capitano del Vittorio Veneto, squadra di calcio femminile militante attualmente in A2, rivolge questa lettera di rimostranza, ma soprattutto di profondo rincrescimento per quanto accaduto domenica 29 gennaio durante la partita San Zaccaria-Vittorio Veneto.
Scrivo questa lettera per riferire di un atteggiamento assolutamente ingiusto e irrispettoso nei miei confronti, nei confronti della mia squadra ma soprattutto in generale nei confronti di tutto il calcio femminile da parte dell’arbitro Colinucci Alessandro. Pur sapendo quanto poco possano contare le mie parole, spero almeno che questa lettera venga letta attentamente perché rispecchia anche un più generico malcontento di tantissime giocatrici nei confronti degli arbitri.
La partita è cominciata all’insegna della sola e pura cattiveria agonistica con pochissimo spazio per il bel calcio giocato. Purtroppo, però, la strada che porta dall’agonismo a interventi eccessivamente duri e a continui falli intenzionali atti solo a interrompere il gioco è molto breve. Non è forse compito di un arbitro richiamare o punire giustamente tutti questi falli, in particolare per preservare l’incolumità delle giocatrici? Sia chiaro che non voglio assolutamente accusare la squadra del San Zaccaria: giochiamo a calcio, non a carte, e giocare duro ci può stare e può essere pure la mossa giusta per vincere, ma se si supera il limite qualcuno dovrebbe pur intervenire! Il signor Alessandro Colinucci, invece, ha dimostrato fin dall’inizio un atteggiamento negligente e irriguardoso: ha espresso più volte davanti a tutte quanto avrebbe voluto essere a divertirsi con gli amici invece di arbitrare manifestando così un’aria di supponenza e disdegno. Questo atteggiamento di disprezzo nei confronti del calcio femminile si è poi rivelato un arbitraggio poco presente e incurante di quel che accadeva in campo.
Dopo l’ennesimo intervento duro di cui non ha nemmeno sanzionato il fallo, la giocatrice Da Ros Francesca era a terra per l’infortunio subito e l’arbitro non ha né fermato il gioco lasciando proseguire l’azione del San Zaccaria né, dopo la fine dell’azione, accertatosi delle condizioni della ragazza. Da Ros Francesca verrà, infatti, sostituita nell’intervallo per infortunio. A quel punto, come capitano, penso di aver avuto ogni diritto di chiedere perché non ci fossero stati né sanzioni né richiami per il susseguirsi di questi falli e invece di ricevere una risposta o una spiegazione a riguardo sono stata minacciata dall’arbitro di una sicura squalifica. Le sue parole sono state esattamente le seguenti: “Numero 6, vedrà che la prossima partita la farà in trasferta…!”. Si è così concluso il primo tempo con due sostituzioni per infortunio da parte della nostra squadra.
Al rientro dagli spogliatoi, dopo non molti minuti dal fischio d’inizio, sono stata ammonita per proteste quando in realtà rivolgendomi in maniera appropriata senza mai avvicinarmi troppo od utilizzare parole offensive nei suoi riguardi, ho lamentato l’ennesimo non provvedimento per un tackle col cosiddetto “piede a martello” da parte di un’attaccante nei confronti di un nostro difensore. Dopo qualche minuto per un normale fallo di gioco (preciso che era il mio primo fallo della partita e che gioco nel ruolo di difensore centrale), sanzionato con l’ammonizione, sono stata espulsa. Passano pochi altri minuti e la giocatrice Piai Natasha, attaccante del Vittorio Veneto, viene direttamente espulsa per il suo primo fallo della partita, reputato questa volta non un intervento duro ma un fallo intenzionale volto a ledere l’incolumità fisica dell’avversaria! Da parte di Piai Natasha non c’è stata nessuna protesta.
Sapete qual è l’esito di questa domenica nefasta? Tre giornate di squalifica per Piai Natasha e ben cinque giornate per la sottoscritta Da Re Giulia, quando nel ben noto mondo maschile della serie A neanche bestemmie e offese nei confronti di un arbitro vengono cosi sanzionate: cinque giornate di squalifica per un’espulsione che neanche ci doveva essere, cinque giornate per un’eccessiva mania di protagonismo e di ostentazione maschilista da parte del signor Colinucci Alessandro, cinque giornate che offendono me come calciatrice e come persona e che non posso per niente accettare!
Scrivo questa lettera anche perché non è la prima volta che noi, giocatrici del calcio femminile, ci troviamo di fronte a tali atteggiamenti di disprezzo da parte degli arbitri che sfociano perfino in derisioni verso le nostre competenze tecniche calcistiche. Noi ragazze giochiamo per pura passione, nelle nostre categorie non veniamo assolutamente pagate, eppure ci impegniamo ed alleniamo con assoluta professionalità: non penso che ci meritiamo di essere beffeggiate e non rispettate alla domenica. Al contrario del signor Colinucci, vogliamo stare ogni domenica in un campo da calcio, in una qualsiasi località e con una qualsiasi condizione atmosferica a giocare.
Ritengo assolutamente inconcepibile che mi venga proibito tutto ciò, senza avere commesso assolutamente niente di grave. Gioco a calcio da ben dodici anni, ho avuto diverse esperienze con la rappresentativa regionale e ho fatto qualche presenza con la nazionale under 19: non mi ritengo assolutamente una grande giocatrice, ma credo di aver almeno sempre dimostrato enorme correttezza, serietà e rispetto per le regole. So benissimo che le mie parole non potranno fare molto a proposito di questa precisa vicenda; sono anche convinta che in palcoscenici più importanti, molti di questi arbitri si dimostrerebbero assolutamente capaci, ma vorrei che dall’alto si facesse una maggiore opera di sensibilizzazione. Non è possibile che si comportino come se dovessimo noi essere lusingate della loro presenza: e poi, siamo proprio così scarse? Esprimiamo davvero un gioco peggiore di molte squadre maschili? Oppure è chiaramente tutto proporzionato alle nostre capacità fisiche?
Sono stata offesa come giocatrice, come donna, ma soprattutto come persona: nella vita non c’è cosa peggiore che subire degli abusi di potere e non poter far niente per difendersi. Spero che il signor Colinucci possa ora capire cosa significhi per una persona, per la quale il calcio è parte importante della sua esistenza, non poter giocare cinque importanti partite. E’ chiaro che nella vita i ruoli vanno rispettati e le decisioni di un arbitro sono sacre, ma non si può sempre tacere. Come è giusto ricordare tutti quegli arbitri che si comportano invece con assoluta professionalità e anzi dimostrano piacere e curiosità nell’avvicinarsi al mondo del calcio femminile, non si può sorvolare su tutto il resto, soprattutto quando i comportamenti superano un determinato limite. Credo, infine, che non si possa pretendere che il calcio italiano cresca di numeri e di qualità se questa è la mentalità italiana, ancora maschilista e poco attiva e intraprendente. Avendo, infatti, giocato contro squadre straniere, posso affermare che quel che si evince facilmente da tali incontri è che dietro l’abilità delle giocatrici, è ben presente un mondo di serietà, professionalità e correttezza che può delle volte, più delle singole qualità, fare la differenza.
In fin dei conti, comunque, per la maggioranza di noi, non militando in serie A, dove fortunatamente le cose funzionano diversamente, l’importante è poter giocare: non chiediamo molto, non pretendiamo neanche di essere trattate allo stesso livello del maschile, ma credo sia nostro diritto poter essere fiere di quello che facciamo e soprattutto essere rispettate!
Con grande amore per il calcio,
Giulia Da Re
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