Calciatore ucciso: la Turris nega lo stipendio alla mamma. La Figc le dà ragione: non è una tesserata

17.01.2019 20:30 di  Ermanno Marino   vedi letture
Calciatore ucciso: la Turris nega lo stipendio alla mamma. La Figc le dà ragione: non è una tesserata

Brutta pagina quella che ha scritto ieri la Federcalcio italiana. Una nuova amarezza per Adelaide Porzio, mamma di Raffaele Perinelli, il ventunenne calciatore ucciso a coltellate dopo una lite.

Raffaele giocava tra i Dilettanti, tra Serie D ed Eccellenza, per continuare a coltivare il proprio sogno. La Sezione Vertenze Economiche, presieduta da Stanislato Chimenti, si è occupata, a fine novembre, dell'ex Sant'Agnello, Gragnao e Turris. Il motivo? La mamma Adeaide aveva chiesto

il pagamento di 3.050 euro da parte della Turris, rimborsi della stagione 2016-2017 spettanti a Lello e mai versati dalla società corallina. La Commissione Accordi Economici aveva accolto la richiesta allora presentata dallo stesso Perinelli, esattamente venti giorni prima che fosse ucciso. La Turris ha però impugnato quella sentenza chiedendo l'archiviazione del giudizio proprio in seguito alla morte del suo ex giocatore.
Di qui la richiesta di mamma Adelaide che voleva che venissero riconosciuti gli emolumenti del figlio che ora non c'è più. I giudici sportivi però non hanno ricosciuto alla signora quei soldi perchè la stessa non è tesserata per la Federcalcio.
È assurdo ma purtroppo è così. "Al di fuori dell'illecito sportivo la legittimazione ad agire innanzi agli organi di giustizia sportiva deve essere riconosciuta solo in capo alle società sportive ed ai tesserati (...) L'erede di un tesserato deceduto, in quanto non tesserato, non ha legittimazione innanzi alla giurisdizione endofederale per fare valere il diritto anche eventualmente già azionato dal de cuius in quanto, quest'ultimo, titolato", così hanno scritto i giudici sportivi.

Alla signora Adelaide non resca che "far valere le proprie ragioni in sede ordinaria" perchè la giustizia sportiva è "in difetto" di giurisdizione". In questo caso le rigide norme avrebbero dovuto essere messe da parte per far prevalere il lato umano. Per la Figc così non sarà.